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Fortissimo, ponte tra i teatri di pietra di Calabria, Sicilia e Tunisia

Il direttore Filippo Arlia porta all’anfiteatro romano di El Jem le musiche di Morricone e i versi di Pasolini recitati da Lavia

Di Giorgia Lodato  |

Si chiama Fortissimo, come fortissimo è il peperoncino calabrese scelto come simbolo del Festival che ha mosso i primi passi in Calabria e che quest’anno, per la quarta edizione, è volato in Tunisia. Una meta scelta non a caso dal direttore artistico, il maestro Filippo Arlia. 

L’evento – che andrà avanti fino al 29 settembre – è promosso dal 2019 dall’Istituto superiore di studi musicali “P. I. Tchaikovsky” di Catanzaro-Nocera Terinese e patrocinato dall’Istituto italiano di cultura di Tunisi, dall’Istituto superiore di musica di Tunisi e dal Conservatorio pubblico di musica e danza Hammam-Lif, e prevede la partecipazione di quasi 200 maestranze dell’Orchestra Filarmonica della Calabria e del Coro lirico siciliano. Dirette proprio da Filippo Arlia, che a soli 33 anni è il più giovane direttore di conservatorio in Italia. 

Nato in una famiglia di musicisti Arlia,“figlio d’arte” con una laurea in Giurisprudenza, già a 17 anni sapeva che nella vita avrebbe fatto il musicista. «Spesso i giovani vengono allontanati dall’ambiente della musica classica perché l’idea è quella che questo tipo di musica si debba ascoltare a teatro con il papillon e il frac – osserva – Non dico che dobbiamo andare in bermuda a sentire la prima alla Scala, ma se vogliamo che i ragazzi arrivino a teatro dovremmo scendere dal piedistallo e unire il loro entusiasmo all’esperienza di chi ha più anni di carriera». 

Dalla Calabria alla Sicilia alla Tunisia. «In Sicilia, una delle più importanti colonie greche del mondo – dove il maestro ha portato quest’estate Carmen, Cavalleria rusticana e uno spettacolo con le musiche di Morricone (ndr) – c’è un grande impegno con il Festival lirico dei Teatri di Pietra, meravigliosi dal punto di vista visivo e acustico. Pensiamo al Teatro Greco di Taormina, ma anche a quelli di Siracusa, Tindari, Catania, Segesta, Morgantina. Anche in Calabria – aggiunge – ci sono beni non da meno ma disconosciuti, come il Tempio di Gaun, il Parco Archeologico di Sibari, l’anfiteatro dei Ruderi di Cirella, il Teatro antico di Lotri, per citarne solo alcuni». 

La “speranza sociale” è che la Regione Calabria valorizzi questi spazi, entrando in una logica di turismo culturale. Logica con cui il teatro di pietra della Tunisia si sposa perfettamente. La collaborazione con la Tunisia esiste dal 2012 e oggi si consolida con la quarta edizione del Festival, ospitata tra l’Anfiteatro Romano di El Jem e il Teatro Municipale di Tunisi. Una location, quella del cosiddetto Colosseo della Tunisia, che appartiene ai patrimoni mondiali dell’umanità e che i tunisini faticano ad affidare agli stranieri. Per Fortissimo, però, hanno fatto un’eccezione.

«La musica classica qui viene vista come baluardo della cultura occidentale, è ben accetta e anzi i ragazzi tunisini hanno voglia di abbracciare l’Occidente. È un terreno fertile dove si può costruire tanto». Come conferma l’entusiasmo del direttore generale Mabrouk Layouni, che ha messo a disposizione il teatro di El Jem dicendosi «felice di accogliere un evento che unisce musica, poesia e teatro italiano, che il pubblico tunisino ha accolto con gioia e curiosità e che aiutano a creare relazioni molto importanti tra siti archeologici siciliani, tunisini e calabresi». «Filippo Arlia, a cui affido la direzione artistica del programma del prossimo anno – ha sottolineato Layouni – sarà una grande opportunità per l’anfiteatro di El Jem, che potrà accedere a un altro livello». 

Gli spettacoli non sono stati scelti in modo casuale, anzi. Ennio Morricone, Pier Paolo Pasolini, Franco Corelli, Astor Piazzolla rendono la musica made in Italy un marchio di fabbrica da esportare all’estero. Così come la presenza degli attori Gabriele Lavia e Federica Di Martino a cui è stata affidata la lettura di alcuni testi di Pasolini. «Non sono poesie facilissime, perché quello di Pasolini è un modo complesso di concepire la poesia», ha detto Lavia, che alla richiesta di portare in Sicilia Il Berretto a Sonagli ha prontamente risposto con un secco "no". «Non potrei mai eguagliare l'interpretazione di Turi Ferro, a cui ho assistito e che mi ha lasciato a bocca aperta. Era unico, un vero maestro».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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