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Pino Rigoli «Io al Catania? Un onore Ma prima c'è l'Akragas»

Pino Rigoli: «Io al Catania? Un onore Ma prima c’è l’Akragas e i suoi tifosi»

Il tecnico messinese rivelazione della Lega Pro non svela il suo futuro

Di Giovanni Finocchiaro |

Agrigento nel cuore, il Catania, che tentazione. Non dice esattamente, così, ma i concetti di Pino Rigoli sono chiari. E lui, il tecnico dell’Akragas, è una persona talmente corretta e schietta da non girare attorno agli argomenti con un «non so», o un «poi vediamo» che suonerebbero comodi comodi per l’occasione.

Rigoli accostato alla panchina del Catania: che ne pensa?

«Il Catania non si può scartare a prescindere, stiamo parlando di una società gloriosa».

Accetterebbe, dunque.

«Sarei un ipocrita a dire che resterei insensibile. Sono una persona chiara, diretta e le dico in faccia: non si può scartare una eventuale chiamata».

Ha ricevuto telefonate da Torre del Grifo?

«No, ho letto i giornali e sono stato accostato, ma non c’è interesse da parte dei dirigenti rossazzurri».

Però in avvio di stagione era stato sentito.

«C’era stata una chiacchierata tra amici con i dirigenti, così come ci eravamo incontrati altre volte per parlare di calcio e di calcio in generale».

Nessuno ha affondato il colpo?

«Forse c’era un’idea, ma è subito tramontata all’istante».

Lei è a scadenza con l’Akragas. Ha già sentito i dirigenti della Valle?

«Ci dobbiamo incontrare a giorni».

Quando?

«Non so ancora. Io mercoledì (domani, ndr) sarò ad Agrigento per allenare qualcuno dei ragazzi rimasti in sede. Non ci sono scadenze o appuntamenti per ora. La società sa come programmare e quando farmi sapere in un modo o nell’altro».

Resterebbe in casa Akragas?

«Ad Agrigento mi vogliono bene i tifosi, i dirigenti, i ragazzi. C’è stato un rapporto bellissimo che parte da lontano e che durerà a vita».

Ipotesi: la chiama il Catania e l’Akragas le propone il rinnovo. Che cosa farebbe?

«Valuterei tutte le condizioni per il bene mio e delle società».

Priorità all’Akragas, almeno questa è la sua idea.

«Sono sotto contratto fino al 30 giugno; giusto che parli o aspetti le strategie dei dirigenti agrigentini. Meritano rispetto massimo. Mi hanno dato la possibilità di lavorare a discapito di chi, altrove era scettico sulla mia esperienza che avrei potuto dare ai calciatori in lega Pro. Non vedo motivi perché debba scartare Agrigento».

Che cosa le resta di questa stagione vissuta in Sicilia?

«Il modo in cui abbiamo lavorato per raggiungere questo risultato. Quando sono arrivato all’Akragas ho analizzato numeri e caratteristiche della squadra; è stato un gruppo straordinario che mi ha seguito e senza interferenze da parte dell’ambiente esterno e interno che, anzi si è messo a disposizione. Ed è stato un cammino importante percorso non da solo ma con l’aiuto di tutta la città».

Giudichi il campionato del Catania, adesso.

«No, non sono una persona adatta per giudicare una realtà che non ho vissuto in prima persona, al di là del confronto che c’è stato in campionato. Posso parlare da catanese adottato – da piccolino abitavamo a Catania, poi per una casualità sono nato in provincia di Messina – vengono i brividi a pensare allo stadio pieno in occasione delle gare contro Inter e Juve. Brividi a risentire la canzone del “Vulcano” cantata nelle curve e gli altri cori. Da catanese avrei voluto che la squadra potesse fare qualcosa in più. Non lo dico da allenatore avversario, attenzione. In ogni caso sono felice per la salvezza».

Quali calciatori ha apprezzato della rosa di Pancaro e poi di Moriero?

«Calil è un giocatore forte, Bergamelli e Musacci sono calciatori di qualità e non penso che a qualcuno non possano piacere i calciatori di qualità».

Ci spieghi la metamorfosi di Di Piazza: tre gol prima della sua gestione, 11 durante il suo periodo di allenatore.

«Ho cercato di mettere il calciatore nelle condizioni di sfruttare le proprie caratteristiche di punta centrale».

Ora, Rigoli, va in vacanza?

«No. Mi preparo a seguire Trapani Crotone, sabato. E il giorno dopo spero di andare ad assistere ai play off del Foggia».

Lei ha seguito spesso il Catania in ritiro e studiato accanto agli allenatori della Serie A. Aveva detto che Giampaolo insegna calcio ad alti livelli. E gli altri? Chi ha apprezzato maggiormente?

«Metto sullo stesso piano Marino e Montella».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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