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Bindi: «Caltanissetta non ci ha risposto su dubbi sollevati da Boccassini su falso pentito»

Di Redazione |

PALERMO – «Noi abbiamo chiesto alla Procura perchè è stata ignorata la lettera della Boccassini, ma non c’è stata data risposta». Lo ha detto il presidente della Commissione nazionale antimafia Rosy Bindi, dopo l’audizione in commissione di Fiammetta Borsellino, svoltasi a Palermo, nella sede della Prefettura. La figlia del magistrato, ucciso dalla mafia, ha consegnato alla commissione diversi documenti, processuali e non. Tra questi anche la lettera dell’allora pm Ilda Boccassini, applicata alla Procura di Caltanissetta, che esprimeva seri dubbi sull’attendibilità delle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, poi rivelatosi un falso pentito. Ma nonostante questa lettera, il depistaggio è andato avanti.

«Nessuno sa se il depistaggio è stato frutto di incapacità o di un comportamento penalmente perseguibile», ha detto ancora Rosy Bindi, durante la conferenza stampa, in prefettura a Palermo. «Leggeremo la sentenza del Borsellino quater, quando ci sarà, e in seguito valuteremo quello che ci è stato riferito in Commissione dalla Procura, che sicuramente ci ha procurato degli interrogativi. Le motivazioni del depistaggio non sono emerse in maniera chiara», ha aggiunto Bindi, che in merito all’interrogativo «che ha lasciato qui in questa Commissione Fiammetta – ha sottolineato – se non dovesse trovare risposta soddisfacente nel Borsellino quater noi faremo la nostra parte. Ci auguriamo che in sede giudiziaria facciano la loro. Il presidente della Repubblica Mattarella è stato molto chiaro: non c’è ancora la verità».

«Noi riteniamo che questi ultimi mesi del nostro lavoro – ha detto Rosy Bindi – saranno dedicati alla strage di via d’Amelio e alle stragi di mafia e proveremo a fare la nostra parte perchè dobbiamo una risposta ad una famiglia, ad un Paese ed a 25 anni questo è un lavoro prezioso come quello giudiziario. Ma voglio ricordare che le commissione nazionali antimafia non devono scrivere romanzi o altro, al magistrato serve la prova, noi non dobbiamo emettere sentenze ma non dobbiamo nemmeno scrivere verità fantasiose. Io preferisco lasciare una domanda in più rispetto ad una risposta fantasiosa non basata su elementi seri». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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