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lo scandalo

Con SeeSicily un “buco” di 10,7 milioni e la Regione rischia di perderne altri 10 già pagati

Lo scenario. In attesa di Bruxelles spese senza copertura e futuri debiti fuori bilancio. Verifiche su altri «impegni giuridicamente vincolanti»

Di Mario Barresi |

Adesso ci sono i primi numeri ufficiali. Nero su bianco. SeeSicily, il faraonico piano per risollevare il turismo messo in ginocchio dal Covid, ha già provocato un buco di 10,7 milioni di euro. È il totale delle spese «rettificate», e dunque «non ammissibili», su 33,5 milioni di fondi certificati, che la Commissione Ue non riconoscerà alla Regione. Che però li ha già spesi. Come del resto ha fatto con un’altra parte di risorse – quasi 10 milioni – non ancora sottoposta a verifica e adesso a rischio di ulteriore taglio da parte di Bruxelles.«Avvertimento di possibile interruzione dei termini di pagamento limitatamente alle operazioni connesse a “SeeSicily”». Questo, con la prudenza tipica del burocratese, è l’oggetto della comunicazione inviata dall’Autorità di Audit della Regione alla direzione generale Politica regionale e urbana della Commissione europea e per conoscenza, fra gli altri, al governatore Renato Schifani. È il risultato di un attento lavoro di verifica sul sistema dei voucher per pernottamenti e servizi turistici previsti da SeeSicily, messo in discussione dalle istituzioni Ue, che hanno voluto vederci chiaro anche sulle spese per promozione, pari al 63% degli importi certificati dall’assessorato al Turismo.

Il grande bluff

Che SeeSicily fosse stato un grande bluff lo si era capito quando La Sicilia sollevò il caso: sui 75 milioni stanziati dalla Regione ad aprile 2020 nella cosiddetta “finanziaria di guerra” anti-Covid , appena l’1,16% era andato alla misura principale dei voucher per i pernottamenti nell’Isola, con un investimento spropositato sulla comunicazione (vetrine, eventi, ma soprattutto spazi pubblicitari sui media nazionali e regionali, compreso questo giornale) “rimodulato” dal governo di Nello Musumeci, con tre delibere diverse, da 4,8 a 23,8 milioni. Era il 29 marzo dello scorso anno. In questi 13 mesi sono successe tante cose: la proroga dell’iniziativa dell’assessorato al Turismo fino al 31 dicembre 2023 per poter recuperare i soldi già pagati “vuoto per pieno” agli albergatori, ma soprattutto l’«avvertimento» della Dg “Regio” della Commissione Ue al rappresentante permanente dell’Italia a Bruxelles sulla «possibilità che le spese siano connesse a irregolarità con gravi conseguenze finanziarie».

I controlli a campione

È il 6 giugno 2023. A quella data c’è già stato un primo riscontro sulle spese di SeeSicily, basato su controlli a campione: «rettificati» (e dunque considerati spese non ammissibili) 1,8 milioni già pagati per i pernottamenti a 680mila euro per i cosiddetti “grandi eventi”. La ricognizione è firmata da Grazia Terranova, dirigente generale dell’Ufficio speciale Autorità di Audit afferente a Palazzo d’Orléans. Un’attività sulla quale il gruppo all’Ars di FdI (lo stesso partito degli assessori al Turismo, dal 2017 a oggi) minaccia subito di chiedere «conto e ragione». Ma l’Ue pretende «verifiche supplementari», chiedendo se in SeeSicily «fossero inseriti voucher per stimolare la domanda, circostanza non ammissibile al sostegno del Fers», ovvero il fondo da cui la Sicilia attinge i soldi.

Le trattative parallele

A questo punto partono due trattative parallele. Una è all’interno dei palazzi della Regione, con Totò Sammartano, influente capo di gabinetto di Schifani, a mediare fra l’intransigenza dei vertici del Turismo, che non vogliono riconoscere le «irregolarità» segnalate dalla comissione Ue, e il dirigente della Programmazione, Vincenzo Falgares, invece consapevole degli errori, impegnato a ridurre il danno al minimo. È proprio Falgares, in veste di autorità di gestione del programma, a gestire l’altro negoziato con l’Ue, spiegando «come il termine “voucher” sia stato utilizzato impropriamente, laddove in effetti gli interventi previsti consistevano nell’acquisto anticipato di servizi turistici a prezzi di mercato da operatori della filiera, nel rispetto del codice dei contratti» e proponendo «una combinazione di misure correttive sulla spesa dichiarata su tutte le operazioni» di SeeSicily, «al fine di garantirne la legittimità». Da Bruxelles, il 1° marzo 2024, arriva uno spiraglio: le misure correttive proposte sarebbero «in linea di principio, e qualora applicate nella loro integralità, accettabili». Ma, per «valutare un possibile ritiro dell’avvertimento», la si chiede all’Autorità di Audit regionale la verifica dell’«attuazione effettiva delle misure correttive proposte».

I nodi vengono al pettine

Ed è qui che i nodi vengono al pettine. Perché la «corretta quantificazione delle rettifiche finanziarie» ammonta 8,2 milioni. Sono i conti, al ribasso, della «ulteriore spesa inammissibile», suddivisa per periodi contabili: 2,5 milioni nel 2020/21; 3,9 milioni nel 2021/22 e 1,8 milioni nel 2022/23. Il riferimento temporale copre la gestione degli ultimi tre assessori meloniani al Turismo: un triennio di Manlio Messina, l’ideatore di SeeSicily, i pochi mesi di Francesco Scarpinato (costretto a lasciare il ruolo dopo lo scandalo sui fondi allegri di Cannes, comunque in parte precedenti alla sua nomina) e la restante parte del 2023, ultimo anno di ammissibilità delle spese di SeeSicily, affidata a Elvira Amata.

Cosa perde la Regione

In pratica la Regione perde innanzitutto i soldi già liquidati ad albergatori, agenzie di viaggio e tour operator. Si tratta di 4 milioni di euro dei voucher non fruiti (quasi 60mila sugli oltre 100mila pagati) per i pernottamenti, a cui si aggiunge una rettifica lineare del 10% (314mila euro) sui buoni utilizzati dai turisti. Analogo meccanismo per le escursioni e i servizi accessori: 3,2 milioni di spesa inammissibile, di cui più di 3 milioni corrispondono ai voucher non goduti (oltre 33mila sui 54mila comprati dalla Regione dagli operatori turistici) e 186mila euro al taglio del 10% sui servizi effettivamente svolti. Ed è un calcolo tutto sommato “conveniente” per la Regione, che non perderà tutti i soldi dei bonus (7,1 milioni per i pernottamenti e quasi 5 per i servizi) messi in discussione dall’Ue. E dovrebbe essere considerato un sollievo che la “scure” sui fondi Ue già certificati per la macchina propagandistica di SeeSicily – 2,2 milioni di “vetrine promozionali” e ben 19 milioni di “promozione” – si limiti allo stesso 10%, così come per i 237mila euro di buoni per voli aerei e biglietti di traghetti e aliscafi, sui quali l’Audit ammette di non disporre di «elementi utili ad esprimersi».

Il conto finale

Il conto finale è pesante: 8,2 milioni, in aggiunta ai 2,5 già «rettificati», fanno 10,7 milioni di «spese inammissibili». Un’amara rivincita per il deputato regionale del M5S, Luigi Sunseri. «A distanza di un anno da quando denunciai il flop di SeeSicily, una misura ideata e gestita dall’allora assessore di FdI, Messina, posso confermare che il quadro che avevo preannunciato è diventato sempre più grave». Una misura che, per il grillino presidente della commissione Affari Ue dell’Ars, «ha visto aggiungersi, sulla base degli esiti dei controlli effettuati sulla regolarità della spesa, gravi violazioni del Codice degli Appalti: affidamenti diretti senza bandi di gara, violazione dei principi di trasparenza, concorrenza ed economicità e, in alcuni casi, frazionamenti artificiosi del valore degli appalti». Segue lo sfogo: «Un anno fa l’assessore mi diede del “cialtrone” e del “buffone”, ora le carte e i numeri mi danno ragione, purtroppo per noi. Non ho risposto alle accuse infamanti dell’ex assessore, ma i dati di oggi – scandisce Sunseri – confermano la sua incapacità e il fallimento, ennesimo, del governo Musumeci».

Che succederà adesso?

Che succederà adesso? Nella migliore delle ipotesi la Commissione Ue attesterà l’esito “a prezzi scontati” dell’Audit. I 10,7 milioni di SeeSicily sono già, tecnicamente, «impegni di spesa senza copertura finanziaria». Per scongiurare un destino ineludibile – e cioè che diventino debiti fuori bilancio che il governo regionale dovrà coprire con un’apposita variazione da far votare all’Ars – qualcuno, dotato di una notevole dote di “creatività finanziaria”, avrebbe proposto di usare il Fsc per recuperarli. Ma quale dirigente si assumerà, tra l’altro con altre due indagini (una penale della Procura di Palermo e l’altra erariale della Corte dei conti regionale) in corso sui fondi del Turismo, la responsabilità di firmare atti così borderline? Tanto più visto che per SeeSicily gli esami (e i guai) non sono finiti. Ci sono altri soldi, poco meno di 10 milioni, di «impegni giuridicamente vincolanti» ancora sottoposti a verifiche. E, per il governo Schifani, potrebbe diventare ancora più salato il conto. Finanziario, s’intende. Perché quello politico sembra già essere stato chiuso con un maxi-condono al partito dominante della maggioranza di centrodestra.m.barresi@lasicilia.it

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