Notizie Locali


SEZIONI
Catania 16°

Gestione beni confiscati, Csm ha sospeso

Gestione beni confiscati, Csm ha sospeso Silvana Saguto da funzioni e da stipendio

"Ha danneggiato irrimediabilmente ufficio della lotta alla mafia"

Di Redazione |

ROMA – Ha subito una “perdita di prestigio irrimediabile”, abusando delle proprie funzioni “a profitto proprio e della propria famiglia”. E  poichè “una parte rilevante” delle sue condotte illecite è stata determinata dalla “situazione di grave difficoltà economica” in cui tuttora si trova, e che “appare endemica e difficilmente superabile”, c’è il “pericolo” che possa reiterare simili comportamenti. È per queste ragioni che la Sezione disciplinare del Csm ha disposto la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio di Silvana Saguto, l’ex presidente della Sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, finita sotto inchiesta a Caltanissetta per corruzione e abuso d’ufficio.

La decisione, presa venerdì scorso – dopo un’udienza a porte chiuse in cui Saguto si era difesa dalle accuse – è stata depositata soltanto oggi e notificata subito al magistrato, che era stata nuovamente convocata a Palazzo dei marescialli, stavolta per rispondere alle contestazioni della Prima Commissione. Ma la sospensione – contro la quale i legali del magistrato stanno valutando se fare ricorso e che è invece apprezzata per la sua celerità dall’Anm di Palermo- ha fatto saltare l’audizione, così come ha determinato il congelamento della connessa procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale.

L’ordinanza di 40 pagine (relatore il togato di Area Nicola Clivio) con cui il “tribunale delle toghe” spiega perchè ha ritenuto di accogliere la richiesta avanzata dal ministro della Giustizia e dal Pg della Cassazione, non fa sconti al magistrato: parla di un “danno” prodotto all’immagine della magistratura, “tanto maggiore”, visto che le condotte contestate si sono verificate a Palermo, in un ufficio “simbolo” della lotta alla mafia. E di fatti “talmente gravi da essere incompatibili con l’esercizio delle funzioni”, perchè al fondo di tutto c’è “la consuetudine a vedere nell’esercizio dei pubblici poteri la premessa per il conseguimento di utilità personali”.

Un giudizio complessivo in cui “confluiscono tutta una serie di episodi”: dal più blando, come la casacca del prefetto fatta ritirare dalla tintoria da un agente della sua scorta (che secondo il Csm era comunque abitualmente usata per “fini personali”),al “più grave come la ricezione di somme di denaro”, da parte di amministratori giudiziari. Su quest’ultimo punto il Csm ha pochi dubbi: ci sono “gravi indizi” sul fatto che il magistrato abbia avuto la somma di 20mila euro da parte dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara,a cui aveva rivolto un “evidente richiesta di aiuto”, “stretta tra la pressione della banca e l’esigenza di far fronte a un tenore di vita familiare che faticava a tener conto della realtà”; cosi come “è verosimile” che un altro degli amministratori giudiziari di fiducia di Saguto, Carmelo Provenzano, si sia comportato nello stesso modo.

Professionisti con cui c’era un “rapporto intenso in cui confidenza e complicità cementavano la relazione professionale fino a stravolgerne i ruoli” e che lei considerava “a disposizione per molto altro”. Significativa sotto questo aspetto, scrive il Csm, è la “reazione spropositata” avuta da Saguto alla notizia che il giovane avvocato Walter Virga, a cui aveva affidato l’amministrazione di un ampio patrimonio sequestrato,aveva allontanato dal suo studio Mariangela Pantò, fidanzata di suo figlio,il cui inserimento era stato vissuto dal legale come “un’imposizione”. “Lui la pagherà carissima”, dice in telefonate con diversi interlocutori Saguto, che ora per effetto della decisione del Csm dovrà accontentarsi di un assegno di mantenimento pari a un terzo della sua retribuzione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti:

Articoli correlati