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LA RICOSTRUZIONE

Vanessa presa per i capelli e “giustiziata”: così Tony Sciuto ha pianificato l’omicidio della donna che diceva di amare

Le persecuzioni, le violenze, l'arresto, l'omicidio, la fuga, le ricerche e il suicidio: le tappe del femmincidio di Aci Trezza

Di Concetto Mannisi |

Per lei il piombo, per se stesso la corda. E’ così che, nel giro di poche ore, il trentottenne Tony Sciuto ha definito il proprio destino e quello della donna che diceva di amare: Vanessa Zappalà, ventisei anni, dipendente di un panificio di Trecastagni e, soprattutto, giovane follemente innamorata di quella vita che in maniera violenta, domenica notte, le è stata strappata.

A Tony, per fare tutto ciò, è bastato premere sul grilletto di una pistola che in pochissimi, forse nessuno, sapevano fosse in suo possesso. Vanessa, ad esempio, che col suo carnefice aveva pure convissuto fino a qualche mese prima, lo ha scoperto tragicamente poco dopo le tre del mattino di ieri, quando lui l’ha affrontata a muso duro, sul lungomare di Aci Trezza, per poi ammazzarla senza pietà: l’ha afferrata per i capelli e le ha sparato, alla testa, cinque-sei colpi calibro 7,65 andati quasi tutti a segno. Forse soltanto uno potrebbe non avere raggiunto il bersaglio – ma i carabinieri, che indagano sui fatti, non ne sono certi – ferendo di striscio una dei tre giovani che si accompagnavano alla vittima.

Diceva di amarla, Tony, eppure la insultava anche pubblicamente, attribuendole relazioni che Vanessa neanche si sognava di intrattenere. E poi le sputava in faccia, la picchiava, la controllava in maniera ossessiva. Al punto tale da costringerla a interrompere quel rapporto su cui la ragazza, col consenso sofferto di papà Carmelo – il quale, a sua volta divorziato, aveva accolto la coppia nella sua casa – si era decisa ad investire. 

No, quello non era amore. Non poteva esserlo. Lei lo aveva compreso dopo l’ultimo pestaggio, a metà dello scorso febbraio. E per questo, dopo avere telefonato al padre, in quei drammatici frangenti impegnato col suo lavoro di muratore, si era decisa a chiuderla per sempre con Tony: niente più fard per coprire i lividi, niente più frasi impaurite per giustificare un sorriso a un cliente del panificio o una richiesta di “amicizia” sui social. Niente più lacrime. Da quel momento si riteneva libera di vivere la propria vita come una giovane qualunque della sua età. Per quanto nella consapevolezza che il ritorno alla normalità non sarebbe stato facile. 

Tony, un precedente matrimonio naufragato alle spalle (con due figli, un maschio e una femmina, sotto i dodici anni di età) e un presente incerto, fatto di lavoretti estemporanei rimediati alla bell’e meglio, non aveva intenzione di lasciarla andare. Per qualche settimana si è mantenuto a distanza e ha pure restituito le chiavi dell’abitazione al secondo piano del civico 1 di vicolo Antonio Muratori Ludovico, a Trecastagni – ma, si scoprirà in  seguito, dopo averne fatto una copia – poi è tornato sui propri passi, rivelandosi un vero e proprio stalker: appostamenti, pedinamenti, fotografie scattate verso il balcone di casa della ragazza. E poi, ancora, qualche pernottamento in auto sotto quella casa e  persino l’installazione di un segnalatore di posizione, un gps, sia sulla Fiat Seicento di Vanessa sia sulla vecchia Fiat Uno di Carmelo Zappalà, il suocero mancato.

Vanessa ormai usciva in compagnia del padre soltanto per fare la spesa e per andare al lavoro: quella normalità che aveva sognato le veniva ancora negata. E nel mese di maggio doveva ancora fare i conti con la presenza ingombrante di lui. Grazie alla copia della chiave del portone dello stabile di vicolo Muratori era riuscito a occupare segretamente un solaio sovrastante l’appartamento di Carmelo e Vanessa Zappalà: qui aveva sfogo il tubo della cappa della cucina della vittima e da lì l’uomo sentiva tutto quello che sotto si diceva o che accadeva. Veniva scoperto e minacciato di denuncia, ma tutto ciò non serviva a farlo desistere. Al punto tale che Carmelo Zappalà era costretto a chiedere un incontro chiarificatore ai genitori di Tony, cui assisteva anche lo stesso omicida-suicida. Il quale, ancora una volta, non si privava di maltrattare la ragazza, presente in tale circostanza.

I comportamenti ossessivi dell’uomo proseguivano anche nei giorni a seguire, fin quando, per una pura casualità, un parente di Vanessa scopriva che Tony aveva sistemato il segnalatore di posizione sotto l’auto della ragazza: inevitabile la denuncia ai carabinieri che, di concerto con la Procura, attivavano il protocollo previsto per i reati da “Codice rosso”. 

Tony Sciuto veniva arrestato i primi di giugno e ammesso ai domiciliari. Ciò fin quando il Gip disponeva la sua scarcerazione e fissava, al tempo stesso, il divieto di avvicinamento dell’uomo alla vittima. Una delle storture che la legge prevede in casi di questo genere e su cui, oggi, bisogna certamente riflettere e intervenire.

Dal momento degli arresti, in ogni caso, la situazione sembrava cambiare. E, lentamente, anche Vanessa, alla quale veniva fornito il numero personale del comandante della stazione dei carabinieri di Trecastagni, provava a riprendersi quella serenità che le era stata negata. «E’ soltanto geloso. gli passerà…», rispondeva alle amiche che provavano a metterla in guardia dai sempre possibili pericoli.

A Tony Sciuto, invece, non è mai passata. E, durante il fine settimana, ha pianificato nei dettagli l’ultimo atto di questa assurda tragedia: ha recuperato la pistola di cui si è poi sbarazzato e oltre trenta colpi dello stesso calibro, ha preso a noleggio una Fiat 500, si è messo sulla tracce della ragazza; quando l’ha intercettata non si sa come in un tratto del lungomare di Aci Trezza, con altre tre persone, l’ha affrontata. I quattro giovani sono tornati sui loro passi, ma lui ha lasciato l’auto in strada e ha raggiunto Vanessa, urlandole qualcosa. La giovane, a quel punto, ha minacciato di chiamare i carabinieri e lui per tutta risposta l’ha afferrata per i capelli e l’ha come giustiziata. A quel punto è salito sulla “500” e si è come volatilizzato.

Per ore i carabinieri, che hanno subito diffuso alcune sue fotografie, lo hanno cercato in tutti i luoghi in cui Tony avrebbe potuto trovare rifugio. Poi, nel pomeriggio, con l’aiuto di uno zio dell’uomo (che aveva notato un’auto sospetta in un suo terreno), la scoperta: l’assassino si era impiccato all’esterno di un casolare su un fondo agricolo di proprietà della famiglia a Trecastagni. Su un muro una scritta di scuse ai genitori e ai figli. Niente, a quanto pare, su Vanessa, la donna che diceva di amare… COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA