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Stabilizzazione, continua l’attesa per 6mila precari: un labirinto da cui non si esce?

Il governo regionale studia come riscrivere la norma impugnata un anno fa a Roma

Di Giuseppe Bianca |

Quando nel marzo del 2021 l’Ars approvò la norma, poi impugnata da Roma, sulla stabilizzazione dei 4.571 Asu (acronimo di Attività socialmente utili) sul carro dei vincitori di Sala d’Ercole c’era il “sold out”. Il conto con i paradossi e le contraddizioni per una categoria di lavoratori rimasta a i margini di un dignitoso rapporto contrattuale sembrava saldato definitivamente. A nessuno, dentro e fuori il Parlamento siciliano, era parso quanto meno strano che accanto agli stabilizzati c’erano alcuni lavoratori da accompagnare alla pensione. Un’anomalia colorata di normalità, neanche la più grave rispetto al fatto che essere  stati socialmente utili per oltre 25 anni non valeva ancora un posto fisso di lavoro. Un’operazione da 54 milioni di euro mandata in fumo dall’impugnativa romana arrivata poco più di un anno fa. Nel frattempo a marzo di quest'anno il governo nazionale, tra una cosa e l’altra ha impugnato anche la proroga fino al 2023 contestando non tanto il merito quanto le coperture finanziarie. Insomma un labirinto da cui non si esce.

L’assessore regionale alle politiche sociali Antonio Scavone ha lavorato a testa bassa provando a smussare i profili contestati dall’impugnativa, ma al di là dell’impegno obiettivo profuso, dei tavoli tecnici portati avanti e degli esiti ancora parziali, il traguardo non si vede. E così l’atmosfera da “Posti in piedi in paradiso” aleggia intermittente sulle speranze dei lavoratori siciliani. Un piccolo esercito suddiviso tra Palermo (840) Messina (1.538 lavoratori) Catania (199), Trapani (600), Ragusa (331), Caltanissetta (131), Enna (124), Siracusa 133) e Agrigento (644), tra enti locali, amministrazioni ed Asp. L’incontro previsto tra la rappresentanza dell’Avvocatura di Stato della Regione siciliana e il ministero del 7 giugno scorso è stato differito a nuova data. Tra gli scampoli legislativi di fine stagione si starebbe pensando a una norma tecnica del Parlamento siciliano di raccordo per risolvere le criticità sollevate dall’impugnativa. Scavone al momento non parla, ma continua a portare avanti un lavoro fitto di interlocuzioni sulla materia.

Questo però non può essere solo un problema di alcuni come ribadisce il segretario generale della Cgil in Sicilia, Alfio Mannino. perché  «il problema – dice – va inquadrato in un’ottica più generale delle politiche di stabilizzazione dei precari di cui la Regione ancora non riesce a dotarsi. Di fronte a una rideterminazione delle piante organiche calare gli Asu o gli Lsu diventa l’ottimizzazione di una risorsa. Non servono provvedimenti generici o impropri».

La Cgil siciliana rilancia inoltre sul piano legislativo: «Questa è ormai una legislatura finita, nella migliore delle ipotesi si riusciranno a fare due o tre interventi tecnici finanziari. Prima di fare i concorsi occorre stabilizzare i precari», osserva ancora Mannino, che sulla vicenda Asu aggiunge: «Vanno rafforzate le interlocuzioni con i ministeri del Lavoro e della Funzione pubblica», confermando che approvare in Sicilia una nuova norma in tempi brevi l’unica pista da perseguire per eliminare la vistosa incongruenza in base alla quale i siciliani sono gli unici Asu penalizzati rispetto al resto del Paese in cui la stabilizzazione è avvenuta, nero su bianco, nel 2015.

Nel 2020 la proroga era arrivata ancora una volta con un emendamento in Finanziaria, mentre era del 2017, governo Crocetta, la circolare attuativa dell'assessore Carmencita Mangano che veniva definita propedeutica alla stabilizzazione. In atto gli Asu sono circa 5.700, dislocati come s’è detto per la maggior parte negli Enti locali nelle Aziende sanitarie e in altri enti. Non va dimenticata la stabilizzazione avvenuta alla Regione attraverso la Funzione pubblica dei precari con la legge Madia ed le norme di agevolazione della Regione Sicilia (rientravano tutti nella categoria ex articolisti, ex art. 23). A oggi vi sono anche gli ex Pip e i lavoratori RMI (reddito minimo di inserimento) per un totale di circa 1.700 (1300 circa i Pip) gestiti dall’assessorato alle Politiche sociali.

Nel carteggio invece che riguarda gli ex Pip, una vicenda più palermitana che regionale, la Regione a maggio scorso con una nota ha ribadito di avere trasmesso al ministero dell’Economia e delle finanze i documenti per l’apertura del relativo tavolo tecnico di confronto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA