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LOTTA ALLA MAFIA

Le piantagioni dei clan gelesi e gli scambi di coca con la ‘ndrangheta e i catanesi: tutti i nomi dei 54 arrestati nel blitz “Ianus”

L'operazione contro le cosche Rinzivillo ed Emmanuello

Di Redazione |

Oltre 500 uomini della polizia impegnati in un blitz contro i clan gelesi di Cosa Nostra, ovvero il gruppo Rinzivillo e il gruppo Emmanuello. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, iniziate alla fine del 2018, hanno consentito di arrestare 54 persone e tracciare le linee operative della mafia di Gela acclarando ancora una volta la pericolosità Rinzivillo e degli Emmanuello, due clan due facce della stessa medaglia: da qui il nome dell’operazione, Ianus, una delle divinità più antiche, solitamente raffigurata con due volti cosiddetto Giano Bifronte, proprio a sottolineare i due volti di Cosa nostra.

L’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, S.I.S.C.O. Caltanissetta e Commissariato di P.S. di Gela ha fatto emergere gli ingenti investimenti della mafia di Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana: i clan avrebbero utilizzato la marijuana anche come merce di scambio per ottenere altre sostanze stupefacenti come la cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi.

Il traffico di stupefacenti

In dettaglio, tra cosa nostra gelese e soggetti legati alla ndrangheta calabrese e, segnatamente, alla ‘ndrina Longo di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese, il traffico di droga consisteva per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di marijuana.

I traffici e gli scambi di droga sono stati ricostruiti anche grazie alle intercettazioni di conversazioni tra gli odierni indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta su 1000 chili. Inoltre, secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di sostanza stupefacente immessa sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2  kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro.

L’indagine ha fatto luce anche sui rapporti tra Cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela, ovvero la Stidda, censendo taluni incontri tra i rispettivi vertici.

Le armi

Durante l’attività investigativa è emersa la disponibilità di armi ed esplosivi da parte dei sodali. Uno di questi è stato trovato anche in possesso di un ordigno rudimentale, che gli artificieri della Polizia di Stato, prontamente intervenuti, hanno fatto brillare in piena sicurezza.

La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, emergeva anche dal tenore delle conversazioni captate.

Oltre alle misure cautelari, la Polizia ha proceduto al sequestro preventivo di una villa con piscina sita a Gela ed un’auto di grossa cilindrata, beni riconducibili a uno degli indagati.

Gli arrestati

Sono questi i nomi dei 54 arrestati nell’operazione antimafia condotta dalla polizia di Caltanissetta: Giuseppe Tasca, 51 anni di Gela, Ignazio Agrò, 64 anni di Agrigento, Massimiliano Astuti, 39 anni di Gela, Gianluca Attardo, 42 anni di Agrigento, Salvatore Azzarelli, 46 anni di Gela, Giuseppe Borgese, 28 anni di Reggio Calabria, Benedetto Giuseppe Curvà, 37 anni di Gela, Alberto Pasquale Di Dio, 30 anni di Gela, Crocifisso di Gennaro, 42 anni di Gela, Giacomo Di Noto, 42 anni, di Gela, Giuseppe Domicoli, 42 anni, di Gela, Maurizio Domicoli, 58 anni, di Gela, Vincenzo Donzella, 37 anni di Gela, Gioacchino Giorgio, 37 anni di Agrigento, Rosario Greco, 57 anni di Gela, Rocco Grillo, 31 anni di Gela, Manuel Ieva, 43 anni di Gela, Giuseppa Lauretta, 52 anni di Gela. Loredana Marsala, 42 anni di Agrigento, Marius Vasile Martin, romeno di 32 anni, Vincenzo Mazzola, 23 anni di Palermo, Salvatore Mezzasalma, 57 anni di Gela, Diego Milazzo, 29 anni di Agrigento, Morena Milazzo, 37 anni, di Gela, Orazio Monserrato, 32 anni di Gela, Salvatore Nocera, 35 ani di Gela, Mohamed Matar Hassan Omar, egiziano di 37 anni, Nicola Palena, 42 anni di Gela, Fabio Palumbo, 45 anni di Gela, Emanuele Pantano, 40 anni, di Gela, Andrei Pascal, romeno di 38 anni, Giuseppe Pasqualino, 32 anni, di Gela, Alessandro Emanuele Pellegrino, 33 anni di Gela, Raffaele Pepè, 27 anni di Reggio Calabria, Alessandro Peritore, 32 anni di Gela, Calogero Orazio Peritore, 40 anni di Gela, Raffaele Antonio Rapicavoli, 46 anni, Mirko Salvatore Rapisarda, 41 anni di Gela, Giovanni Rinzivillo, 35 anni di Gela, Rocco Rinzivillo, 34 anni di Gela, Samuele Rinzivillo, 40 anni di Gela, Vincenzo Romano, 36 anni di Gela, Francesco Davide Scicolone, 34 anni di Gela, Carmelo Scilio, 49 anni, Giuliano Giovanni Scordino, 27 anni, di Catania, Luigi Scuderi, 35 anni di Catania, Giuseppe Sicurella, 24 anni di Catania, Giuseppe Sinatra, 28 anni, di Gela, Antonio Solazzo, 35 anni, Salvatore Taormina 50 anni di Palermo, Giuseppe Terrasi, 45 anni, di Agrigento, Mario Tomaselli, 67 anni di Catania, Giacomo Tumminelli, 40 anni di Gela. Un altro indagato è attualmente ricercato.

Il reggente

«Uno dei soggetti di maggiore caratura dell’operazione è Giuseppe Tasca, reggente della famiglia Rinzivillo, un soggetto che ha espiato decine di anni di carcere – ha rivelato il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca durante la conferenza stampa sulla maxi operazione -. Questo conferma ulteriormente ciò che è stato detto in numerose altre occasioni. Che tranne eccezioni rarissime, da Cosa Nostra non si esce perché c’è una sub cultura mafiosa e l’orgoglio di appartenervi».

«Ci sono soggetti – ha aggiunto il magistrato – che dopo anni di carcere, uscendo, riprendono le attività sul territorio. Anzi qualora vengano arrestati soggetti di livello non apicale, scontando anni di carcere senza battere ciglio e senza collaborare, escono con un titolo in più. E’ il caso di Giuseppe Tasca. Abbiamo indizi per ritenere che egli sia divenuto il reggente della famiglia Rinzivillo di Gela. Questa operazione – ha sottolineato De Luca – conferma che Cosa Nostra non è mafia liquida, non è un comitato di affari. Sì, fa gli affari, ma c’è una riserva di violenza nel dna dell’associazione che è pronta a entrare in azione qualora le normali attività economiche non siano sufficienti. La riserva di violenza è sempre presente e Cosa Nostra non può che ribadirla se vuole affermarci come associazione criminale».

«Da tutto il quadro generale – ha osservato il procuratore di Caltanissetta – emerge una Cosa Nostra che fa affari, tratta droga, ha disponibilità di armi e delibera di uccidere se necessario e anche per manifestare la sua potenza. Vi è anche oggi però la piena presenza dello Stato. Abbiamo il controllo del territorio e lo dico con orgoglio. Spero che, tenuto conto delle priorità dell’ufficio che rappresento, impegnato come è noto a 360 gradi sulle indagini delle stragi del ’92 e sul controllo attuale del territorio, non manchino le risorse per far fronte a questo duplice impegno, assicurare l’incolumità dei cittadini e cercare di accertare quello che è successo nel ’92».

Gela un unicum

«Gela – ha continuato De Luca – ha una sua specificità su tutto il territorio regionale, ma anche nazionale. Un territorio dove vi sono due famiglie mafiose, Rinzivillo ed Emanuello e in più la Stidda. Le tre compagini criminali hanno raggiunto un’intesa, una pax mafiosa ormai da tempo, e questo è anche merito delle forze dell’ordine perché quando le organizzazioni mafiosi sentono la pressione da parte dello Stato tendono a compattarsi».

«Desta particolare preoccupazione – ha sottolineato il procuratore di Caltanissetta – la presenza di armi. Il territorio del distretto registra una quantità di armi assolutamente maggiore di qualunque altro territorio nazionale. Nel corso di questa operazione è stato sequestrato un ordigno esplosivo, ed è emersa, sia dalle dichiarazioni di un collaboratore che dalle intercettazioni, la disponibilità di uno degli indagati di un Kalashnikov, che usato da persona che sa come usarlo può anche bucare una autovettura blindata. Emergono altresì le disponibilità di pistole e un fiorente mercato delle armi. Bastano a quanto pare 2.500 euro per averle un Kalashnikov».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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