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Lavoro: Cegos, 68% Cio prevede di assumere nuovi profili It

Di Redazione |

Roma, 16 apr. (Labitalia) – Per affrontare le numerose sfide delle organizzazioni, il 68% dei cio prevede di assumere nuovi profili IT. A dirlo il Gruppo Cegos, tra i principali player nel learning & development, presentando risultati del Barometer ‘Sfide e competenze per i dipartimenti e i team IT’, studio internazionale condotto in Francia, Germania e Italia. Per questa prima edizione sono stati coinvolti 600 direttori o responsabili dei sistemi informativi (200 per Paese). Tutti lavorano in organizzazioni con più di 50 dipendenti nel settore pubblico e privato. Alla domanda su quali siano le principali qualità di un buon cio, gli intervistati hanno classificato in ordine le competenze tecniche (48%, 56% in Italia), la visione strategica (47%, 52% in Italia) e la capacità di innovazione (39%, 45% in Italia). Per quanto riguarda le difficoltà che incontrano quotidianamente, il 67% degli intervistati indica una visione della funzione più tecnica che strategica nella propria azienda; il 58% afferma di dover affrontare continui cambiamenti e riorganizzazioni; il 56% deve far fronte alle difficoltà di recruiting e di retention per avere a disposizione le giuste risorse IT. Negli ultimi tre anni, il 47% ha visto il proprio budget rimanere stabile, mentre il 47% lo ha visto aumentare (52% in Italia). Nel 2024, il 47% dichiara che il budget IT aumenterà (54% in Italia) e il 45% che rimarrà stabile (38% in Italia). Le direzioni IT collocano la cybersecurity (8,5/10) al primo posto tra le sfide IT che la loro organizzazione deve affrontare, seguita da vicino dalle sfide di attraction, sviluppo e fidelizzazione dei talenti IT (8,1/10). Si sentono più fiduciosi nell’affrontare la sfida della sicurezza informatica (48% a livello globale, 50% in Francia, 41% in Germania e 53% in Italia), rispetto a quelle di attrazione e recruiting (10%), fidelizzazione dei talenti (16%) e sviluppo delle loro competenze (24%). Per affrontare le sfide della propria organizzazione, il 68% dei cio dà priorità all’assunzione di nuovi profili IT. Il 66% intende formare i propri team per migliorare le loro competenze nelle posizioni attuali (upskilling). Il 41% afferma di voler formare i propri team IT in modo che possano assumere nuovi incarichi (reskilling) oggi molto richiesti (data scientist, cybersecurity manager, ecc.). Il 51% degli intervistati (57% in Francia, 43% in Germania e 52% in Italia) dichiara di esternalizzare parte delle proprie attività IT (48% nell’industria vs 53% nei servizi). Solo il 32% delle direzioni IT prevede di ricorrere a collaborazioni esterne, (39% in Francia, 29% in Germania e 27% in Italia). I cio stanno sviluppando le proprie competenze in prima persona, principalmente attraverso la formazione (58%, 66% in Italia) e la partecipazione (57%) a eventi professionali (conferenze, fiere, ecc.). Quando si tratta di formazione tecnica per i loro team nei prossimi due anni, citano l’AI (90%), la cybersecurity (88%) e l’analisi dei dati (85%). Il 66% vuole formare i propri team sulla gestione dei progetti e il 62% sulla gestione delle persone. In termini di soft skill, le direzioni IT richiedono che i loro team siano formati su creatività e innovazione (75%), spirito di iniziativa e imprenditorialità (70%) e “imparare a imparare” (68%, 73% in Italia). Il 76% dei direttori IT dichiara che la propria organizzazione offre corsi di formazione dedicati ai team IT. Per migliorare ulteriormente la formazione, il 50% (54% in Italia) vorrebbe una scelta più ampia di formati e approcci. Il 46% desidererebbe una formazione più personalizzata e individuale. Il 41% apprezzerebbe corsi più interattivi e divertenti. Per Emanuela Pignataro, head of business transformation & head of execution di Cegos Italia: “Le direzioni IT sono cambiate profondamente negli ultimi vent’anni. Se prima erano responsabili principalmente degli strumenti di gestione del back-office, oggi sono al centro dell’azienda, poiché la tecnologia digitale permea l’intera organizzazione e la sua catena del valore. Le competenze tecniche dei cio sono ovviamente ancora richieste. Ma ora devono anche posizionarsi come partner aziendali, sostenendo trasformazioni rapide che sono cruciali per le prestazioni dell’organizzazione. Tutto ciò richiede che sviluppino ulteriormente le loro competenze trasversali, con l’obiettivo di lavorare a stretto contatto con gli altri dipartimenti. I direttori IT devono essere in grado di combinare un ruolo strategico con una posizione operativa, nell’ottica di fornire un supporto rapido e interfunzionale”. “I risultati di questo Barometer sollevano un punto essenziale: le Direzioni IT devono spesso rielaborare ciò che hanno appena costruito e implementato, a fronte di un numero sempre maggiore di rapidi cambiamenti tecnologici e delle reali difficoltà nell’attrarre e trattenere i talenti IT necessari. Infine, i budget stabili o in crescita a loro disposizione devono essere rapportati alle grandi sfide da affrontare, che richiedono investimenti sempre maggiori”, commenta Emanuela Pignataro. “Sebbene – spiega – si tratti di un compito tutt’altro che semplice, le Direzioni IT valutano positivamente le proprie performance, con un punteggio di 7,8 su 10. Questo punteggio riflette senza dubbio il fatto che ritengono di riuscire a garantire gli aspetti essenziali in un ambiente complesso e vincolato. Se guardiamo alle aree in cui sono più soddisfatti, vedono in primis la propria capacità di supportare i team dell’organizzazione nel loro lavoro e nella loro efficienza operativa, apprezzando poi il ruolo di esperto tecnologico, sempre più cruciale per le aziende. Infine, il loro contributo nel supportare il cambiamento e nel collaborare con i manager significa che sono direttamente in contatto con le linee di business e le sfide aziendali della loro organizzazione”.

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