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**Mattarella: da arbitro a Zanardi, l’alfabeto del settennato** (7)

Di Redazione |

R RIELEGGIBILITÀ – Nell’ultimo anno del suo mandato, Mattarella, citando due messaggi inviati alle Camere dai suoi predecessori Antonio Segni e Giovanni Leone, affronta il tema della rieleggibilità del Capo dello Stato e la questione collegata del semestre bianco. Il primo espresse “la convinzione che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della ‘non immediata rieleggibilità’ del Presidente della Repubblica. In quell’occasione Segni definiva ‘il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato’. Inoltre –aggiungeva- ‘la proposta modificazione vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione’. Di qui l’affermazione che ‘una volta disposta la non rieleggibilità del Presidente, si potrà anche abrogare la disposizione dell’articolo 88 comma 2 della Costituzione, che toglie al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del suo mandato’”. Successivamente, “Leone ripropose la sollecitazione di introdurre la non rieleggibilità del Presidente della Repubblica, con la conseguente eliminazione del semestre bianco”. Richiami, quelli di Mattarella, che oltre a stimolare un dibattito sul merito della questione suonano anche come un no ad un’ipotesi di una sua rielezione al Quirinale.

S SOLITUDINE – “Forse la solitudine è coessenziale alla funzione di Presidente della Repubblica. Ma nessun uomo è solo se sceglie di mantenere la sua libertà, avendo come limite l’obbedienza alla propria coscienza”, afferma Mattarella l’11 novembre in occasione dell’incontro di studio dedicato a Giovanni Leone nel ventesimo anniversario della morte. Rimane scolpita l’immagine del 25 aprile 2020, quando con l’Italia in lockdown per il Covid il Capo dello Stato si reca da solo a rendere omaggio all’Altare della Patria in occasione dell’Anniversario della Liberazione. Pochi giorni prima, rivolgendosi agli italiani per gli auguri di Pasqua aveva sottolineato: “So che molti italiani trascorreranno il giorno di Pasqua in solitudine. Sarà così anche per me”.

T TACHÈ – “Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano”, sottolinea Mattarella nel discorso di insediamento.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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