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Vittoria, Incardona: “Assurdo che chi ha ucciso torni a risiedere nella città dove ha terrorizzato l’intera comunità”

Il tentato omicidio a Di Martino, ex collaboratore di giustizia, e le reazioni

Di Redazione |

“Tra i vuoti normativi nel nostro ordinamento giuridico ve n’è uno gravissimo. Esso mortifica le vittime di mafia ed i familiari di esse”. Lo dice l’avv. Carmelo Incardona (nella foto), già deputato regionale, e figlio di una vittima ucciso dalla mafia. Interviene dopo il tentato omicidio all’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Martino. Un altro aspetto su cui riflettere.

“Non si può consentire – afferma Incardona – che chi ha ucciso e causato così tanto dolore, prendendo parte ad organizzazioni mafiose, possa tornare a vivere – risiedere o domiciliarsi – ancorché collaboratore di giustizia, nella città dove ha ucciso e terrorizzato l’intera comunità. Alle vittime può anche accadere di incontrare in un bar, o in qualsiasi esercizio pubblico, chi ha ucciso tuo padre o ne ha ordinato la morte. Sarebbe più che giusto evitare una simile eventualità Le ragioni sono a portata di intuito senza dovere ricorrere a spiegazioni. Senza dire che l’introduzione di un divieto in questo senso eviterebbe o comunque renderebbe più difficoltoso che i medesimi soggetti tornino a delinquere o a tentare di riorganizzare un sodalizio criminale, come è accaduto a Vittoria. Auspico che il senatore Salvo Sallemi si faccia promotore di un disegno di legge in questo senso col sostegno di tutte le istituzioni a partire da quelle cittadine”.

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