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Cresce in Italia il peso del consulente finanziario indipendente

Di Redazione |

Un supporto efficace alle scelte d’investimento

Un boom silenzioso che conferma la fame degli investitori italiani per questo tipo di consigli per investimenti, sia nel rapporto con un consulente “dal vivo” sia con un consulente finanziario online.

Ma perché è così importante per i risparmiatori poter scegliere di appoggiarsi a un consulente finanziario di questo tipo per avere un consiglio di investimento? E perché viene definito “indipendente”?

CHI È IL CONSULENTE FINANZIARIO INDIPENDENTE

Per quanto riguarda i consigli per investire, la normativa prevede l’esistenza di due tipi di consulenti finanziari, l’“autonomo” e l’“autorizzato all’offerta fuori sede”. Il primo è meglio conosciuto come “indipendente”, mentre il secondo è la definizione ultima dell’ex promotore finanziario di banche e reti.

• lavora solo per il suo cliente;

• può liberamente consigliare al cliente qualunque tipo di strumenti finanziari ritenga in linea con profilo e obiettivi del cliente;

• non ha pressioni da parte di nessuno per consigliare uno strumento piuttosto che un altro;

• è chiaro e trasparente per quanto riguarda i costi della consulenza e questo in realtà dovrebbe essere la regola secondo la normativa e un dovere per tutti gli operatori.

LIMITI DELLA CONSULENZA FINANZIARIA NON INDIPENDENTE

Probabilmente in molti penseranno che i punti sopra indicati siano o dovrebbero essere ovvi per tutti i consulenti finanziari. Ma non è così e lo denunciano spesso gli stessi sindacati dei bancari.

Banche e reti, infatti, solitamente stabiliscono accordi con molte società emittenti di fondi, certificati e altri strumenti finanziari. Quindi più ne vendono ai clienti più guadagnano con il meccanismo delle retrocessioni o degli incentivi. Consigli un prodotto con un costo del 3% annuo e il 75% di questo costo ricorrente viene ristornato al collocatore o distributore che se lo spartisce. E altri costi potrebbero gravare sul prodotto consigliato al risparmiatore come costi di ingresso, performance o di uscita nel caso della consulenza non indipendente pura.

Tutto assolutamente legittimo, ovviamente, perché consentito dalla normativa italiana. Tuttavia, questo può rendere però evidentemente più limitate le possibilità che un consulente finanziario (o private banker secondo una definizione molto in auge) che lavora per una banca o una rete possa consigliare il prodotto finanziariopiù adatto e/o meno costoso (e spesso le 2 cose vanno insieme) a cliente.Molto probabilmente, infatti, potrà scegliere solo tra un pacchetto più limitato di prodotti e fra quelli maggiormente remunerativi per l’intermediario.

Inoltre, la consulenza finanziaria “non indipendente” si presenta talvolta in modo distorto come “gratuita”, ma naturalmente non lo è. In filiale potranno anche dirvi che, in quanto clienti, la consulenza non la pagate, ma in realtà i costi vengono addebitati sui prodotti finanziari che sottoscrivete. Che quindi eroderanno dall’1% al 3% (se non di più) dai rendimenti e il risparmiatore può richiedere ogni anno (lo prevede la normativa) il costo a consuntivo (ex post) dei costi effetti pagati per la consulenza ricevuta oltre che sugli strumenti consigliati e questo costo dovrebbe essere indicato chiaramente prima (ex ante) di ogni raccomandazione. Trasparenza dei costi che alcune ricerche indipendenti (come quella del Politecnico di Milano) hanno mostrato che non sempre tutti gli intermediari rispettano fino in fondo ma che tutti gli operatori del settore (consulenti finanziari indipendenti e SCF compresi) devono rispettare.

CONSULENZA FINANZIARIA, L’ESEMPIO DI FONDI ED ETF

Un esempio che può a aiutare a comprendere meglio le differenze tra consulenza finanziaria indipendente e quella invece legata a banche e reti, è quello dei fondi d’investimento e degli ETF (quote di fondi quotate in borsa).

Lo stesso ragionamento potrebbe essere fatto per le azioni e obbligazioni quotate (mercato seondario), su cui le banche non hanno grandi guadagni.

Non è un caso che, secondo Assoreti, il risparmio che banche e reti italiane raccolgono finisca equamente diviso tra prodotti di risparmio gestito, prodotti assicurativi (unitlinked) e fondi. E che soltanto poco punti percentuali del risparmio venga riversato negli ETF.

Informazioni su SoldiExpert SCF

Questo comunicato è stato realizzato da SoldiExpert SCF una delle principali società di consulenza finanziaria (SCF) indipendenti a livello nazionale. Vanta clienti di ogni tipo e portafoglio (soprattutto privati) in tutta Italia grazie anche a un modello unico basato sulla Rete e sulla tecnologia come la possibilità di collegarsi in video-conferenza con i propri esperti che operano in più parti d’Italia.

La consulenza fornita può riguardare tutto il patrimonio o sola la parte legata agli investimenti finanziari (azioni, obbligazioni, ETF, fondi) o assicurativi (spesso unitlinked che di fatto sono investimenti finanziari spesso “travestiti”) e si basa su un’attenta analisi preventiva (tipicamente i risparmiatori che si rivolgono a SoldiExpert SCF partono con un check up ed è possibile richiedere gratuitamente una prima consulenza di 30 minuti) di efficienza del portafoglio detenuto dal cliente in termini di costi e rischi. E il fatto di essere una società che fornisce esclusivamente consulenza su base indipendente è un punto molto importante per gli investitori poiché SoldiExpert SCF viene remunerata direttamente in modo trasparente dai clienti senza quindi ottenere provvigioni o commissioni sui prodotti consigliati come è tipico dell’industria del risparmio gestito in Italia.

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Sito ufficiale: https://soldiexpert.com

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