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Mafia: Montante, ‘il boss Arnone non è stato mio testimone di nozze, fu associato da Averna’

Di Redazione |

Caltanissetta, 26 giu. “Vincenzo Arnone non è mai stato mio testimone di nozze. Ma io lo scoprii solo nel 2011, quando fu messa in giro una fotografia da parte di alcuni vecchi appartenenti di Confindustria. Lì mi resi conto che a firmare era stato il padre di Vincenzo, Paolino Arnone. Oggi sono qui per dare un supporto alla verità”. A parlare, lo scorso 11 giugno, nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, è Antonello Montante, l’ex Presidente degli industriali siciliani, imputato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Il contenuto dell’interrogatorio, avvenuto a porte chiuse perché il processo si celebra con il rito abbreviato, è adesso in possesso dell’Adnkronos. Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, è figlio di Paolino Arnone, storico padrino morto suicida nel carcere di Caltanissetta nel 1992. Vincenzo Arnone è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa e ha scontato la pena. Oggi è libero.

A parlare delle “relazioni pericolose” del presidente di Confindustria era stato il pentito Salvatore Di Francesco, mafioso di Serradifalco, paese d’origine di Montante. “Intanto vorrei ricordare che Arnone è stato incensurato fino al 2000 – esordisce Montante rispondendo alle domande dei suoi difensori, gli avvocati Giuseppe Panepinto e Carlo Taormina – Viveva nel mio stesso territorio, siamo stati insieme alle scuole elementari. Eravamo entrambi ciclisti nella stessa squadra. E’ diventato un mio amico, ma stiamo parlando degli anni Settanta. Io avevo quindici anni circa. Poi io mi sposai a 17 anni. Al mio matrimonio c’erano solo compagni di scuola, con mia moglie ci sposammo di corsa, perché si scoprì che era in stato di gravidanza”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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