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Il blitz antimafia a Palermo

I boss minacciati dalle mogli dei detenuti: «Dateci l’assegno o facciamo pentire i nostri mariti»

Il questore Laricchia: almeno cinquanta estorsioni ma nessuna denuncia

Di Redazione |

«Penso che su un mandamento mafioso storico e radicato come quello di Brancaccio l’attività del racket non sia mai cessata. Dai riscontri investigativi della questura, coordinati dalla Dda, si conferma che la mafia trae sostentamento da racket e droga. Il racket serve per mantenere le famiglie dei carcerati. Anche durante il lockdown le estorsioni sono andate avanti. Certo con qualche difficoltà. Abbiamo ricostruito 50 estorsioni e altre 50 sappiamo che sono avvenute ma sulle quali non abbiamo elementi probatori certi spendibili processualmente». Lo afferma il questore di Palermo Leopoldo Laricchia commentando l’operazione Tentacoli della squadra mobile che ha portato nella notte a 13 fermi nei mandamenti Brancaccio e Roccella.   «Sono state prese di mira – aggiunge – tutte le attività commerciali. Gli uomini di cosa nostra avevano difficoltà a riscuotere il pizzo e dovevano giustificarsi anche con i parenti dei carcerati che non ricevevano il sostegno economico atteso. A volte le mogli dei detenuti minacciavano i boss per il mancato assegno mensile prospettando la possibilità di fare pentire i parenti». 

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