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Applausi e risate alla mostra di Venezia per il “Belluscone” di Franco Maresco

Applausi e risate alla mostra di Venezia per il “Belluscone” di Franco Maresco

Diverte e fa discutere la grottesca ricostruzione della Palermo berlusconiana

Di Maria Lombardo |

VENEZIA – Diverte e fa discutere “Belluscone. Una storia siciliana” di Franco Maresco in concorso per Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia. Cantanti neomelodici e feste di piazza con inni a “Belluscone”, ricostruzioni che hanno il sapore della cronaca, personaggi veraci e grotteschi come Ciccio Mira: applausi e risate in sala ma c’è anche attenzione, non solo perché il film è in palermitano stretto (sottotitolato), bensì perché “rivela” – ma pur sempre di finzione si tratta – retroscena politici che non sono affatto novità nel personalissimo stile del regista palermitano sperimentato con Daniele Ciprì in “Cinico tv” sulla cui scia nasce questo lavoro interrotto e poi ripreso prima di approdare a Venezia e nelle sale il 4 settembre per Parthenos (gruppo Lucky Red). Maresco rimette a nudo l’anima nera del palermitano, quello sbracato, con la pancia che esce dai pantaloni, i peli sul petto e il viso butterato, grossolano, ignorante senza speranza, un tipo antropologico che nel film affida il suo futuro al “messia” passato dalla finanza alla politica. La stessa umanità di “Cinico tv” ritorna a galla per lo schermo, dopo una inevitabile mutazione genetica dovuta ai cambiamenti sociali. Personaggio guida, il critico Tatti Sanguineti arriva a Palermo per dare una mano al regista, cucendo con i suoi interventi le varie parti del film (dialoghi, interviste, documenti televisivi). Il regista è al telefono da Palermo. In primo piano Erik e Vittorio Ricciardi i cantanti neomelodici che impazzano a Villagrazia, Brancaccio, Zen. A Maresco che è rimasto in Sicilia chiediamo se c’è messaggio politico. «In seconda battuta – dice -, era il 2011 quando l’ho cominciato e Berlusconi stava al governo. Allora sì sarebbe stato un contributo alla “resistenza” contro uno che anche per i più sordi diventava un personaggio impossibile. Man mano vedevo che stavo facendo un film inchiesta che sarebbe stato fatto molto meglio da un giornalista. Determinante l’incontro con Ciccio Mira (personaggio chiave del film proprio con il suo vero volto n. d. r.). Grazie a lui ho deciso di raccontare le feste di piazza nelle borgate per il “messia” passato dall’imprenditoria alla politica».

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