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Armao alle imprese: «Perdite pesanti e ora dalla Regione altri 2,5 miliardi»

Di Michele Guccione |

palermo. «L’economia della Sicilia ha già perso nei mesi scorsi circa 4 miliardi, pari al 7% del Pil, e 76mila posti di lavoro, ma la Regione è stata pronta ad intervenire con misure nonostante lo Stato, a differenza di Spagna e Germania, non abbia affidato alle Regioni fondi per l’emergenza, ha dato solo 5 miliardi per tutte per compensare le minori entrate tributarie. Purtroppo con le nuove chiusure decise dall’ultimo Dpcm e con le perdite cui molti settori andranno incontro, stimiamo un calo di Pil altrettanto importante, che comporterà un “rimbalzo” più lento che altrove. Stimiamo ad oggi un ritorno ai livelli pre-2007 non prima del 2035. La Regione, raschiando il barile, potrà mettere in campo altri 2,5 miliardi, ma non oltre. Del resto, non si può pensare di risolvere tutto con fondo perduto elevando il debito pubblico all’infinito o facendo indebitare ancora imprese e famiglie. Servono soluzioni drastiche e con interventi mirati, coordinati fra Europa, Stato e Regione, nell’ambito del Recovery Fund che dovrà riequilibrare le diseguaglianze territoriali».

Non ha avuto peli sulla lingua, l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, incontrando ieri banche, confidi e imprese nel primo “Caffè finanziario” organizzato da Dario Costanzo, neo presidente della sezione Credito di Sicindustria Palermo.

«Il debito della Regione resta stabile», ha proseguito Armao, annunciando che l’agenzia Moody’s ha confermato il rating “BA1 stabile” al debito pubblico della Sicilia, sceso al di sotto dei 7 miliardi, con un incremento di 1 miliardo di liquidità. «Questo ci ha consentito di operare per la prima emergenza – ha aggiunto il vicepresidente della Regione – con molti provvedimenti già partiti o in partenza, e ci consentirà di non risentire nel prossimo bilancio degli effetti della pandemia. Quindi possiamo intervenire ancora per sostenere l’economia». A partire dalle misure anti-Covid: «Finalmente – ha annunciato Armao – il governo Conte ha accolto la richiesta delle Regioni di potere utilizzare i pullman delle ditte private, oggi fermi, per aumentare i mezzi del trasporto pubblico locale e ottenere il distanziamento sui bus, e come giunta con l’assessore Falcone ci siamo subito messi all’opera».

Regione in campo anche per la liquidità delle imprese: «Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo approvato in giunta il regolamento del fondo da 100 milioni, co-finanziato al 50% ciascuna da Regione e Bei. Manca solo la firma della convenzione con Bei. Il fondo garantirà finanziamenti fino a 800mila euro senza garanzia che un operatore finanziario nazionale, già selezionato da Bei, concederà a Pmi che non hanno merito creditizio. E ha già fruttato oltre 3mila erogazioni il fondo perduto, finanziato da Irfis con gli 84 milioni del “Fondo Sicilia”, per altrettante imprese che così hanno potuto azzerare i tassi di interesse».

Il vicepresidente della Regione ha poi elencato le altre misure sbloccate dalla Giunta: «Abbiamo deliberato il trasferimento a Irfis di 20 milioni – ed è pronto l’avviso – con cui favorire le concentrazioni dei consorzi fidi; abbiamo assegnato 10 milioni per le misure a sostegno delle imprese editoriali; abbiamo approvato il regolamento di “Resto in Sicilia”, la possibilità, per chi ha ottenuto da Invitalia un finanziamento con “Resto al Sud”, di beneficiare dell’esenzione triennale dei tributi regionali, c’è già l’accordo con l’Agenzia delle Entrate; e avevamo già sbloccato i 27 milioni per l’esenzione del bollo auto alle famiglie indigenti e l’esenzione per quest’anno agli stabilimenti balneari dal pagamento dei canoni concessori».

Quanto ai ristori alle aziende col cosiddetto “click day” che ha fatto flop, Armao, sollecitato in proposito da Dario Costanzo, ha annunciato: «Stiamo studiando con UniCredit come accelerare i pagamenti attraverso formule diverse e più dirette».

Sul Recovery Fund, anche questo tema sollecitato da Costanzo, Armao ha informato che «il ministro Amendola è molto più aperto, rispetto al ministro Gualtieri, a un confronto con le Regioni. In settimana completeremo la proposta della Regione per spendere i circa 20 miliardi che spetterebbero alla Sicilia, ci confronteremo prima con le parti sociali e poi il 5 novembre presenteremo il documento al confronto Stato-Regioni. In testa ci saranno infrastrutture, conoscenza, lavoro e digitale».

A proposito di digitale, Costanzo ha portato un’esperienza negativa che ha colto Armao di sorpresa: «Abbiamo presentato a Irfis una richiesta di finanziamento, spedendola con la Pec. Ma l’istituto richiede obbligatoriamente la pratica cartacea. Abbiamo dovuto stampare 28 allegati, un dossier spesso quasi 10 centimetri e pesante oltre 4 chili. È possibile in era digitale, quando si parla di banda larga, smart working e didattica a distanza?». Armao ha rassicurato: «Interverrò su Irfis, oggi una cosa del genere non è ammissibile. Bisogna velocizzare e non rallentare. Comunque la Sicilia era riconosciuta all’avanguardia in digitalizzazione a livello europeo, avendo noi speso 470 milioni, poi il ministero dello Sviluppo economico ha accentrato la gestione e si è fermato tutto. Ora ci hanno reso disponibili 260 milioni e chiediamo al Mise di spenderli subito per dotare famiglie e imprese di banda larga e device tecnologici».

Su Armao è piovuta anche la critica, analoga a quella mossa da più parti al governo centrale, per l’eccesso di burocrazia e di procedure ordinarie che frenano l’attuazione delle misure per l’emergenza. L’assessore ha sostenuto che le colpe stanno a Roma: «Lo Stato non ci ha dato soldi per l’emergenza. La Regione non ne aveva di propri, quindi siamo stati costretti a ricorrere ai fondi Ue. Bruxelles ha semplificato le finalità di spesa, non le procedure, costringendoci a passare per la cabina di regia e la trattativa con Stato e Commissione, e questo ha richiesto sei mesi prima di potere spendere i soldi».

Pressanti le richieste delle imprese, presentate da Alessandro Albanese, presidente di Sicindustria Palermo: «Gli assessorati non rendicontano la spesa dei programmi Ue 2007-2013, che valgono 300 milioni, e non spendono il 70% del programma 2014-2020, né pagano il dovuto alle imprese per lavori, che vale 1 miliardo. Sbloccare questa spesa ordinaria risolverebbe molti problemi prima ancora di attivare misure d’emergenza».

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