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L'intervista

Catania, il monito di Caserta a Trantino: «Pesa il dissesto ma la città deve essere guidata fuori dalla crisi»

Il docente di economia e capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, contesta all’amministrazione la poca chiarezza sulle strategie finanziarie e una mancanza di visione politica

Di Francesca Aglieri Rinella |

Sono la «mancanza di attenzione verso il futuro» e «l’assenza di una linea politica» a preoccupare Maurizio Caserta, capogruppo del Pd in Consiglio comunale che ritiene indispensabile più chiarezza da parte dell’Amministrazione e del sindaco Enrico Trantino «per disegnare un percorso credibile e orientare le risorse finanziarie laddove è più necessario».

Riflessioni che, in tema di economia e finanza, il docente di UniCt ha maturato alla luce della recente approvazione del Bilancio di previsione per il triennio 2024/2026.

Il dissesto è nota dolente e punto di partenza…«È una prima e indiscussa incertezza. Per questo l’ente deve sapere come agire. È questa Amministrazione che deve prendersi la responsabilità di guidare la città fuori dalla crisi, segnalata da un bilancio assai stretto. Il periodo di dissesto avrebbe dovuto chiudersi lo scorso 31 dicembre e non si è chiuso perché la commissione straordinaria di liquidazione non è riuscita a pagare tutti i debiti. Se avesse concluso la sua relazione a quella data, avrebbe riversato sulla gestione ordinaria un carico di debiti non sopportabile e portato a un nuovo dissesto. Nessuno di noi sa e credo neanche l’Amministrazione sa se questo sarà davvero l’ultimo anno di dissesto, se è prevedibile un’ulteriore proroga o se non essendo possibile la commissione di liquidazione riverserà ciò che non è riuscita a pagare – e Dio solo sa – se questo altro carico non metterà in difficoltà la gestione ordinaria del Comune».

Cosa la preoccupa?«Il fatto che se noi guardiamo al 2025 e al 2026 la spesa totale si riduce nel tempo. Quindi, la domanda è: se lo stato di dissesto si chiude a gennaio 2025, com’è possibile che negli anni successivi la spesa complessiva addirittura si riduca? Non dovremmo essere un po’ più liberi e cominciare a spendere un po’ di più? Le risorse per gli investimenti ci sono e il Dup ha interventi per circa 500 milioni di euro e per il 2024 circa 180 milioni. Il sindaco confida che il Pil della città crescerà a seguito di questi interventi (magari!), ma vorremmo sapere come. Dai documenti non ci è dato capire come le opere pubbliche, tutte importanti, possono intervenire sulle singole questioni: servizi sociali, rifiuti, trasporti. Esisterà di certo questo scenario di investimenti nelle intenzioni della giunta, ma non è stato certamente reso evidente e chiaro né nei documenti, né nelle presentazioni fatte dall’Amministrazione in Consiglio».

Ravvisa poca chiarezza di intenti?«Io non vedo, al di là delle buone intenzioni del sindaco e dell’amministrazione, una linea politica. Non può essere quella del “speriamo che il Governo nazionale ci aiuti”. Significherebbe portare il provvidenzialismo che lasciamo alla fede. Bisogna prevedere, nei limiti del possibile, programmare azioni per fronteggiare l’incertezza. Non vediamo questo flusso di investimenti in città. C’è sempre stato l’auspicio di creare una zona industriale all’avanguardia – con alcune realtà importanti e avanzate – ma non hanno avuto l’impatto significativo che forse tutti ci aspettavamo che desse la stura a un processo virtuoso di crescita».

Manca una exit strategy?«L’unica strategia finanziaria che l’amministrazione sembra seguire è un consistente accantonamento di risorse. Proprio perché il momento è difficile e questa difficoltà si coglie anche nei colloqui che formalmente o informalmente si hanno con le commissioni e con gli uffici. Lì si toccano le difficoltà. Gli uffici manifestano una sofferenza legittima. E allora come facciamo a conciliare questo quadro obiettivamente drammatico a una visione ottimistica sul futuro della città? Dai documenti del Bilancio non è ravvisabile una via d’uscita. Un segnale che al futuro non si è prestato attenzione sta nel fatto che le stime sui dati generali e locali erano datate 2014/2015 e qui l’amministrazione dovrebbe ringraziare l’opposizione che ha segnalato queste inesattezze e migliorato il documento di programmazione. Ma al di là delle correzioni di questi passaggi è un segnale che non si sta programmando il futuro perché per farlo bisogna capire quello che è accaduto fino a ieri. E se non arrivi a ieri, ma a cinque sei anni fa non hai elementi per capire come muoverti nel futuro».

Cosa si può fare?«Quello che secondo me l’Amministrazione dovrebbe fare è disegnare un percorso credibile e anche duro e provare a orientare le risorse laddove sono più necessarie. Dobbiamo garantire a tutti quei livelli essenziali di prestazioni. Le faccio un esempio. Ho studenti che hanno difficoltà a venire a lezione perché abitano a Librino e impiegano due ore per arrivare da casa loro al centro della città. Questo è inaccettabile. Chi abita in centro, invece, ci impiega cinque minuti ed è una discriminazione insopportabile».

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