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Crocetta vola a Roma, ma non incontra Renzi: «Io il più forte nel centrosinistra»

Di Tony Zermo |

Che accordi ha preso con Matteo Renzi?

«Ma io non ho incontrato Renzi, bensì Raciti, il segretario regionale del Pd. Con Renzi siamo rimasti d’accordo che ci vedremo in un secondo momento».

E con Raciti come siete rimasti?

«Gli ho parlato con molta chiarezza. Io ho un termometro completamente diverso dagli altri. I miei sondaggi dicono che io sono il candidato del centrosinistra più forte, e non di poco, ma dieci volte tanto, per cui non vedo perché il partito non debba fare le primarie. Perché il Pd ha paura delle primarie? Non può essere che rinunci a questa competizione, forse perché non è d’accordo Alfano. Il Pd deve anche considerare che in giunta regionale c’erano tre assessori del Pd in posizione molto forte e ci sono stati per oltre tre anni. E si gioca tutto questo perché? Sono il candidato preferito anche da parte della società civile come ho potuto constatare in questi giorni durante i quali sono stato in giro. Facciamo le primarie e vi dimostrerò che sono l’unico candidato del centrosinistra in grado di vincere ancora una volta».

Ma in sostanza il Pd presenta Crocetta o presenta Micari?

«Ma non lo so, lo vorrei capire. Il Pd è in una sorta di limbo».

In sostanza dice di essere il candidato più forte, pronto a dimostrarlo con le primarie.

«Secondo i miei sondaggi, io prenderei più voti di qualunque altro candidato del centrosinistra, ed è per questo che non capisco il motivo per cui il Pd, che potrebbe vincere di nuovo, si muova in maniera da poter perdere. Loro dicono che io sono un candidato debole, ma allora facciamo le primarie e verifichiamo no?».

Ma se chiede le primarie, a cui hai diritto in base allo statuto del Pd, perché domani (oggi per chi legge) presenta a Palermo, alle hotel Le Palme, il manifesto del Megafono con la tua foto e l’immagine della Trinacria con il logo “Liberi”?

«Io nasco come Megafono. Non l’ho fatto diventare un partito in questi ani proprio perché ho voluto mantenere una distanza di rispetto dal Pd. Se non ci fosse stato il Megafono ci sarebbero stati altri movimenti».

Ma allora il Pd quando si deciderà ad annunciare qualcosa di concreto?

«Ma non lo so, questo dipende dal Partito democratico che deve fare un confronto anche con gli altri partiti alleati. Anche gli alleati che si oppongono alle primarie… ma insomma, voglio dire… Orlando, il modello Palermo… ma poi che progetto è? Catania non esiste, Messina non esiste, Siracusa non esiste? Io non vorrei che venisse presentato a Roma un progetto in cui dentro non c’è niente».

Potrebbe essere legittimo che il presidente uscente chieda le primarie, ma se è candidato alla presidenza deve anche dire due cose: cosa ha fatto in cinque anni e cosa intenderebbe fare nei prossimi cinque anni.

«Nei primi due anni ho tagliato due miliardi di deficit, ho salvato la Sicilia dal default e questo mi ha permesso di avviare l’azione di risanamento. Abbiamo pagato i debiti con i fornitori. E’ intervenuto anche il governo nazionale, ma abbiamo impiegato il 95% della spesa europea. Abbiamo portato la spesa per la Formazione a 175 milioni e sai quanto malaffare c’era prima. Abbiamo portato la Sanità siciliana, che era in passivo, in attivo: eravamo all’ultimo posto in Italia e ora siamo all’ottavo. Quando abbiamo cacciato le imprese mafiose l’abbiamo fatto noi. Abbiamo avviato la rivoluzione».

E il programma per il futuro?

«Non può essere che questo: abbiamo risanato, ora facciamo lo sviluppo. Stiamo crescendo al 3% annuo, il doppio della media nazionale. Faremo le grandi infrastrutture con accordi che abbiamo fatto già dai tempi di Barca. L’alta velocità ferroviaria, poi sostegno all’agricoltura, soprattutto biologica, e al turismo. C’è ancora tanto lavoro da fare e spero che me lo lascino fare».

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