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Ficarra e Picone, «Dioniso e il servo coppia da ridere per salvare Atene»

Di Ombretta Grasso |

Due pareti di ferro arrugginito a fare da scena, costumi moderni, video che regalano i primi piani, quasi fossero maschere, marionette ispirate alle opere dell’artista Gianni Dessì, e la musica dal vivo dei SeiOttavi, “rane” gracidanti. Si ride per riflettere sul mondo in uno spettacolo «pieno di sorprese». «La commedia? Non possiamo dire come si conclude perché non vorremmo rovinare il finale, ancora non l’abbiamo vista neanche noi, quindi non lo sappiamo», scherza Ficarra. Ma non nascondono l’emozione di trovarsi in quel teatro… «Entrare al Teatro greco senza pagare già è una soddisfazione, perché prima scavalcavo. Stavolta posso entrare dall’ingresso principale», continua Ficarra. «Due emozioni incredibili: un teatro meraviglioso e l’incontro con Aristofane. Siamo lusingati di aver avuto questa occasione». Il dio Dioniso e il suo servo Santia nell’Ade sono protagonisti di equivoci e scambi di ruolo. «Non se ne parla neanche di invertire i nostri», ribatte Ficarra. «Ma secondo voi chi poteva fare il dio? E soprattutto chi poteva fare il servo di Ficarra? – ride Picone – Non penso male di Aristofane solo perché le prove dicono che non ha conosciuto Salvo, perché la storia è fatta apposta per Ficarra e Picone. Sono il suo schiavo come quando siamo in tour: a me fa lavare i piatti, fa fare la spesa… Sulla scena riporteremo quello che viviamo nella realtà».

I loro tempi comici arricchiscono i due personaggi. «Siamo strumenti al servizio del testo e di un maestro come Corsetti – spiega Picone – metteremo la nostra esperienza, il nostro modo di recitare insieme, ma non stiamo aggiungendo quasi nulla, la risata è già prevista per il 90% da Aristofane». «È l’archetipo dei testi comici, il punto zero delle dinamiche di una coppia di comici» prosegue Ficarra. Una comicità fisica, diretta, a volte scurrile. «Il mio servo non conosce il galateo: se c’è da scoreggiare, scoreggia se c’è da bere, beve – racconta Picone – Sto facendo cose che non avevo mai fatto, ma la volgarità è altro, è la gratuità, non la parolaccia. Aristofane scrive che si parlerà di cose divertentissime ma allo stesso tempo serissime. Ed è quello che ha sempre fatto la commedia».

Nelle Rane gli attacchi ai politici non hanno censura: si ripete più volte che “Cleofonte deve morire”. «Aristofane ha libertà di satira, critica apertamente – commenta Picone – Oggi la morte non si augura a nessuno, però magari qualcuno si può prendere un po’ di pausa… Anzi, più di qualcuno. Per troppi la politica è una cosa privata». «La satira era “scorretta” – aggiunge Ficarra – Oggi i politici si lamentano, ma il dovere dei comici è far ridere, il comico appartiene al popolo, deve essere sempre contro chi è al governo».

Corruzione e crisi in una società sfinita dalla guerra in cui si attaccano governanti e governati. Un po’ come nel loro ultimo film L’ora legale: il disastro non è solo colpa dei politici corrotti ma anche dei cittadini che li eleggono, di chi vuole il cambiamento solo negli altri. «La nostra è una esasperazione: va bene attaccare chi governa, ma ci vuole una sana autocritica». La città che sta per cadere in cui si scontrano democratici e oligarchici sembra somigliare alla Sicilia di oggi che si prepara alle elezioni. «Ad Atene c’era la guerra – dice Ficarra – ma oggi da noi la gente è in guerra per trovare lavoro». «Abbiamo fatto una battaglia per le persone con disabilità grave – interviene Picone – chiunque diventerà presidente della Regione deve cambiare le priorità, una società che non si occupa dei più deboli si deve vergognare». «Una vicenda in cui non si salva nessuno – riprende Ficarra – sia chi è responsabile, perché occupa un ruolo, sia chi sta a guardare e non dice nulla. Noi usiamo una frase presa a prestito da Rita Borsellino, “bisognerebbe che tutti riscoprissimo il gusto dell’indignazione”. Ma questo gusto non deve durare cinque minuti. Non possiamo pretendere che i politici siano adulti e noi comportarci come bambini. Se un politico non sa trovare una soluzione, se ne deve andare. Ma in Italia non si ritira mai nessuno».

Per risolvere la crisi ateniese Aristofane manda i due protagonisti nell’Ade alla ricerca di Euripide. Ficarra e Picone andrebbero a riprendere Leonardo Sciascia, «che è riuscito a unire grande cultura, coscienza civile, impegno politico. Ci piacerebbe il suo punto di vista su questa Italia». E all’unisono: «Che trovata eccezionale scendere nell’Ade e riportare in vita non un condottiero o un politico ma un poeta per salvare la città. Un messaggio valido pure tra tremila anni: l’arte, la cultura, la bellezza ci rendono diversi».

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