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Il ministro Martina: «Il mio piano speciale

Il ministro Martina: «Il mio piano speciale per la pesca e l’acquacoltura in Sicilia»

Intervista esclusiva con il responsabile delle Politiche agricole

Di Mario Barresi |

CATANIA – Annuncia un «piano speciale per la pesca», con «una task force del ministero che aiuterà le Regioni in ritardo a utilizzare i fondi», ma soprattutto con «537 milioni di budget fino al 2020». Oggi Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, è in Sicilia. Un tour istituzionale nel sud-est, per presentare un pacchetto di interventi straordinari che vedrà l’Isola protagonista e Catania, in autunno, capitale della blue economy comunitaria. Un piano che il ministro ci rivela in un’intervista esclusiva. Nella quale risponde alle critiche degli agricoltori siciliani sulla Politica agricola comune “a trazione nordista” («Non è la Pac che avremmo voluto, ma è un punto di equilibrio fra le varie esigenze territoriali»), assicurando interventi su agrumi, grano duro e olivicoltura. Con un’apertura sull’ipotesi di rivedere l’“accordo-scandalo” Ue-Marocco su agrumi e ortofrutta, battendosi «con forza al fianco delle nostre imprese» così come ha fatto per le importazioni di riso e frutta estiva.    Ministro Martina, arriva in Sicilia per lanciare un piano per la pesca. Di cosa si tratta? «Abbiamo lavorato a un primo piano d’azioni in 5 mosse con l’obiettivo di sostenere subito il settore della pesca e dell’acquacoltura in Italia. Parliamo di un comparto che impiega oltre 30mila persone e che mette in moto un sistema di trasformazione del pesce che vale più di 2 miliardi di euro di fatturato. Con il sottosegretario Giuseppe Castiglione abbiamo scelto la Sicilia per presentare queste azioni, perché vogliamo ribadire l’importanza del nostro Paese nel contesto mediterraneo».   Quali sono le azioni sulle quali puntate? «Vogliamo innanzitutto lavorare sull’ottimizzazione dell’impiego delle risorse comunitarie, della scorsa e della nuova programmazione fino al 2020. Per il periodo 2007-2013 abbiamo rilevato un ritardo di spesa regionale di circa il 40% che proprio non possiamo permetterci. Per questo abbiamo già istituito una task force del ministero che aiuterà le Regioni in maggiore ritardo a utilizzare i fondi, per non penalizzare i territori. Poi pensiamo a una rimodulazione del cofinanziamento nazionale che libererà anche circa 15 milioni di euro da destinare a interventi su ammortizzatori sociali, come la Cig in deroga. Abbiamo poi sbloccato 400mila euro per azioni di semplificazione da realizzare con il contributo delle associazioni di categoria».   E per il nuovo periodo? «Abbiamo 537 milioni di euro di budget fino al 2020 ed è già in fase di definizione il programma operativo nazionale che individua le aree di spesa e gli obiettivi da perseguire. Non vogliamo perdere tempo e soldi. Sarà dato grande spazio alle azioni di sostenibilità che si devono conciliare con la competitività della filiera. Dobbiamo essere pronti alle nuove sfide che ci aspettano, sfruttando anche il semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Ue».   Come intende muoversi il governo? «Vogliamo sfruttare bene questi mesi. All’acquacoltura sarà dedicata una conferenza internazionale con Fao e Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo, per valorizzare questo settore e il suo ruolo nella produzione di cibi di qualità. Il 30 ottobre a Catania, invece, avremo un appuntamento fondamentale: una giornata interamente dedicata alla blue economy».   Di cosa si tratta? «Abbiamo organizzato una giornata di lavori per ragionare sul modello futuro di pesca. Avremo in Sicilia la Commissaria alla pesca dell’Ue, Maria Damanaki, i ministri dell’area mediterranea e i principali protagonisti di questo mondo per discutere delle politiche strategiche per il settore ittico. Ci saranno focus su sostenibilità, efficienza energetica delle imbarcazioni, innovazione. Una grande operazione di rilancio internazionale che parte dalla Sicilia».   In Sicilia la pesca artigianale ha ancora un ruolo chiave. Come interverrete per sostenerla? «Abbiamo deciso di creare in Sicilia il contesto adatto ad un’esperienza-pilota ad ampio spettro per l’attuazione della nuova Pcp. L’azione si fonderà proprio sulla realtà economica più vivace e interessante della piccola pesca costiera artigianale. Puntiamo molto su questa esperienza».   Parliamo della nuova Politica agricola comune. «Una Pac decisamente per il nord», sostengono gli agricoltori siciliani, lamentando scarsa attenzione a grano duro, agrumi e ulivi. «Non è la Pac che avremmo voluto, ma con i 52 miliardi di euro a nostra disposizione dobbiamo rilanciare il comparto in maniera sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale. Abbiamo lavorato intensamente con le Regioni per trovare un punto di equilibrio tra le varie esigenze territoriali. Non è la Pac del nord o del sud, nel riparto degli aiuti accoppiati abbiamo tenuto conto del valore della produzione lorda vendibile dei territori. Abbiamo destinato 70 milioni di euro annui all’olivicoltura e dato un segnale ai seminativi, con il premio al grano duro e alle colture proteiche. Sul grano duro occorre fare un discorso diverso rispetto al passato, dobbiamo lavorare favorendo contratti di filiera rivolti alla qualità da sostenere con il secondo pilastro ».   Per gli agrumi, in particolare, il sostegno solo dentro l’Ocm (Organizzazione comune di mercato) significa tenere fuori i 3/4 degli agrumicoltori che non sono dentro le Organizzazioni di produttori. «Quello agrumicolo è un fronte sul quale stiamo lavorando. Ci sono molte misure ad hoc attivabili con i piani di sviluppo rurale, gestiti dalla Regione e dove dobbiamo spendere meglio. Non c’è dubbio però che serva puntare anche sull’aggregazione dell’offerta per rendere più competitive le produzioni, sfruttare i fondi di Bruxelles e contrastare la crisi».   La Regione non riesce a spendere bene i fondi comunitari. Come invertire il trend? «Bisogna scegliere interventi capaci di riattivare le aziende, utilizzare i soldi dello Sviluppo rurale per colmare gap strutturali che in Sicilia hanno effetti ancora più negativi. La Regione deve spendere 176 milioni di euro entro fine anno per progetti legati alla scorsa programmazione Pac. Iniziamo da qui. Posso garantire il massimo supporto del ministero per recuperare il tempo perso ed evitare il disimpegno».   Si sta battendo contro le importazioni di riso e frutta estiva. La stessa forza la riserverà nel rivedere l’accordo Ue-Marocco che danneggia la Sicilia? «Ci stiamo battendo con forza al fianco delle nostre aziende e vogliamo risposte chiare e interventi concreti anche dalla Commissione europea. Su riso e frutta estiva in particolare abbiamo chiesto al Commissario Ciolos misure straordinarie. Gli accordi con il Marocco sono un’eredità pesante e perciò l’Italia ha chiesto e ottenuto una verifica sulla loro operatività, con un monitoraggio su dinamiche dei prezzi ed effetti sulle nostre produzioni. Anche questo può essere un tema da trattare nei Consigli dei Ministri Ue dove ora abbiamo la Presidenza».   L’Expo cosa può essere per l’eccellenza siciliana? «Expo 2015 è un’occasione straordinaria per tutto il Paese e vorremmo fosse un momento decisivo per la discutere di sicurezza alimentare nei prossimi decenni del pianeta. La Sicilia ha già cominciato a lavorare bene facendosi capofila del cluster “Bio-mediterraneo” che sarà un grande spazio di approfondimento, valorizzazione e confronto tra i Paesi del bacino mediterraneo. Sono convinto che l’Italia mostrerà tutta la sua forza al mondo nell’evento di Milano ».

Nel decreto “competitività” si rivoluziona l’agroalimentare. Quali i potenziali riscontri per l’Isola? «Si tratta di un punto di svolta per l’agroalimentare italiano dopo anni in cui non si presentava un intervento organico per il settore. Con il piano di azioni “campolibero” nel dl competitività, interveniamo con misure a favore dei giovani, come i mutui a tasso zero, la detrazione al 19% per affitto dei terreni a under 35 e lo sgravio di 1/3 della retribuzione lorda per assunzioni più stabili. Introduciamo per la prima volta in agricoltura le deduzioni Irap, che possono arrivare fino a 10.500 euro per lavoro a giovani e donne nelle Regioni al Sud. C’è una prima importante operazione di semplificazione con la creazione del registro unico dei controlli, l’estensione dell’uso della diffida prima delle sanzioni amministrative e la dematerializzazione dei registri. Per le imprese, anche della pesca e dell’acquacoltura, previsti tre crediti d’imposta al 40% per investimenti fino a 400mila euro per innovazione e reti d’impresa e fino a 50mila euro per e-commerce».   Cosa si aspetta dal piano di vendita dei terreni pubblici appena varato? In Sicilia c’è una vasta percentuale di demanio regionale, come si armonizza l’intervento con quello statale? «Abbiamo sbloccato per la prima volta l’affitto e la vendita di 5.500 ettari di terreni dello Stato con una corsia preferenziale per i giovani e con l’obiettivo di favorire la ricomposizione fondiaria, consentendo a chi coltiva da anni quei campi di acquistarli. È il primo tempo di una partita nella quale vogliamo coinvolgere Regioni e Comuni, per ampliare le superfici disponibili per chi vuole fare impresa agricola. Per evitare la speculazione c’è un vincolo di destinazione agricola per 20 anni sui terreni. Sono convinto che anche la Regione Sicilia potrà essere protagonista in questo percorso». twitter: @MarioBarresi COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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