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Immigrazione, è una nuova ecatombe

Immigrazione, è una nuova ecatombe sono almeno 330 i morti nel Canale di Sicilia

Il racconto dei superstiti  ► «ERA MEGLIO MARE NOSTRUM»

Di Fabio Russello |

LAMPEDUSA – E’ una nuova ecatombe quella avvenuta nel Canale di Sicilia due giorni. Sarebbero infatti almeno 330 i migranti morti nel naufragio di quattro gommoni avvenuto davanti alle coste libiche. E’ il bilancio che si evince dal racconto dei 9 superstiti, soccorsi da un mercantile italiano, e giunti a Lampedusa a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera. Dai 29 morti per assideramento del primo giorno si è arrivati così a una cifra vicina ai 366 morti della strage di Lampedusa che il 3 ottobre 2013 sconvolse il mondo intero, la più grande catastrfe marittima del Mediterraneo nel XXI secolo. Sui quattro gommoni, affondati travolti dalle onde del mare in tempesta – alte anche 9 metri – secondo quanto ricostruito, c’erano 420 persone, soprattutto del Mali e del Senagal. «Di queste quattro imbarcazioni 4 – ha spiegato Flavio Di Giacomo, portavoce in Italia dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) – uno è il gommone soccorso dalla Guardia Costiera lunedì (con 105 persone a bordo) e che ha visto la morte per ipotermia di 29 migranti. Altri due gommoni (con 105 e 107 persone) sono naufragati e i 9 sopravvissuti in mare sono stati soccorsi da un mercantile (e poi trasbordati su un rimorchiatore) e portati stamattina a Lampedusa. Il quarto gommone non sarebbe mai stato avvistato, ma i sopravvissuti affermano che a bordo ci sarebbero state altre 100-105 persone, tutte presumibilmente disperse. Su un totale di 420 persone partite sabato, le vittime totali, compresi i 29 di cui si è avuta notizia ieri, sarebbero quindi circa 330 mentre 110 sono i superstiti».  

Il racconto. I primi sopravvissuti giunti a Lampedusa, originari del Mali e del Senegal, uno dei quali minore, erano in due su un gommone e in sette sull’altro. Hanno raccontato di essere partiti sabato scorso dalle coste libiche. I gommoni avrebbero fatto naufragio lunedì pomeriggio, tra le 15 e le 16, dopo essere stati capovolti dalle onde del mare forza 8. I nove superstiti sarebbero riusciti a salvarsi rimanendo aggrappati disperatamente ai tubolari prima di essere soccorsi da un rimorchiatore italiano. «Il primo gommone si è bucato ed ha cominciato a imbarcare acqua prima di essere travolto dalle onde del mare, l’altro si è sgonfiato nella parte prodiera prima di affondare. Noi siamo finiti in acqua e ci siamo aggrappati alle cime mentre i nostri compagni annaspavano prima di scomparire tra le onde del mare in tempesta» hanno raccontato agli operatori umanitari di Save the Children.  

Prima della partenza. «Da alcune settimane eravamo in 460 ammassati in un campo vicino Tripoli in attesa di partire. Sabato scorso i miliziani ci hanno detto di prepararci e ci hanno trasferito a Garbouli, una spiaggia non lontano dalla capitale libica. Eravano circa 430, distribuiti su quattro gommoni con motori da 40 cavalli e con una decina di taniche di carburante» hanno detto due dei nove superstiti ricostruendo le fasi precedenti alla partenza avvenuta sabato scorso dalle coste libiche.  

I due sopravvissuti, entrambi originari del Mali, raccontano di avere pagato per la traversata mille dinari, circa 650 euro, ma sopratutto rivelano un particolare sconcertante: «Ci hanno assicurato che le condizioni del mare erano buone, ma in ogni caso nessuno avrebbe potuto rifiutarsi o tornare indietro: siamo stati costretti a forza a imbarcarci sotto la minaccia delle armi».  

La zona del naufragio, nonostante le proibitive condizioni meteo, è già stata perlustrata dalle unità intervenute sul posto e da un aereo Atr 42 alla ricerca degli oltre 200 dispersi sulla cui sorte non vi sarebbero purtroppo speranze.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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