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IL caso

Arresto Toti, così i clan di Riesi hanno “infiltrato” la Regione Liguria

La famiglia mafiosa dei Cammarata coinvolta nello scandalo che ha travolto il Governatore

Di Redazione |

Pur di «ottenere l’elezione o la rielezione» sarebbe stata «svenduta la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali». Si riferiscono al governatore Giovanni Toti le parole del gip di Genova Paola Faggioni nell’ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti domiciliari per il Presidente della Liguria.

Un’ordinanza in cui il giudice, riportando una serie di intercettazioni, traccia un quadro di una «allarmante abitualità e sistematicità di un tale meccanismo perfettamente collaudato” che sarebbe iniziato nel 2020 in occasione delle elezioni regionali e che, secondo la ricostruzione, è proseguito fino a un anno fa: Toti con «sorprendente disinvoltura» avrebbe rastrellato fondi (oltre 74 mila euro) per il suo Comitato con “richieste di denaro agli imprenditori» gli Spinelli e Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, pure lui ai domiciliari, «promettendo (…) comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli» o addirittura ricordando «di aver fatto la sua parte» e quindi di aspettarsi, se così si può dire, un gesto generoso, ossia elargizioni e finanziamenti in vista della campagna elettorale di turno.

E così nel settembre 2021, il Governatore in merito al rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse diceva ad Aldo Spinelli: «Il 29 va la tua roba…ricordati che io sto aspettando anche una mano ..eh?». E l’altro con una battuta: «ma anche l’Enel». E una volta deliberato il rinnovo trentennale della concessione, nel dicembre successivo, dal Gruppo, in due giorni, sono partiti 4 bonifici da 10 mila euro ciascuno, con la causale «erogazione liberale». E questo perché il patron del colosso della logistica «i finanziamenti ai partiti (..) io li devo fare», ma «è tutto regolare», sebbene, spunta nelle 650 pagine, un tentativo, andato a vuoto, di «schermare» la provenienza del denaro destinato all’ex giornalista che ha “scalato” il palazzo di piazza De Ferrari.

Molte sono le intercettazioni per dimostrare come Giovanni Toti avrebbe messo a disposizione «la propria funzione, i propri poteri, il proprio ruolo» in cambio di finanziamenti chiesti pure con una terminologia, definita, allusiva (“quando mi fai vedere la barca… quando ti posso venire a trovare”) al punto da rendere necessaria la misura cautelare chiesta e ottenuta dai pm Luca Monteverde e Federico Manotti guidati dal procuratore Nicola Piacente. Si va da quella in cui rivolgendosi sempre ad Aldo Spinelli , dice «ora ci vediamo a festeggiare, dai ‘porta un pò di caviale da Monaco, che la settimana prossima veniamo a mangiare una patata col caviale in barca», a una in cui «risolto il problema a tuo figlio sul piano casa di Celle, ora facciamo la pratica, si può costruire». Per poi aggiungere: «così parliamo un pò che ora ci sono le elezioni, c’abbiamo bisogno di una mano». E quella in cui si adopera per la «soluzione» che consenta di trasformare la spiaggia di Punta dell’Olmo da libera a privata. Dai dialoghi intercettati dalla Guardia di Finanza, vengono a galla anche le «disponibilità ad appoggiare gli interessi di Esselunga» per consentire l’apertura di nuovi supermercati, in cambio del pagamento di pubblicità occulta.

E infine anche l’ombra della mafia, è l’ipotesi, per raccogliere voti in cambio di favori (Toti non risponde di questa accusa) con gli esponenti del clan Riesi che dicono di essere «tutti amici di Toti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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