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In ricordo di Pippo Fava serata al ministero dei Beni culturali a 30 anni dall’uccisione

In ricordo di Pippo Fava serata al ministero dei Beni culturali a 30 anni dall’uccisione

Le celebrazioni per l’anniversario della morte del giornalista assassinato dalla mafia

Di Paolo Petroni |

ROMA – Si chiudono domani a Roma, nella Sala delle Crociere del ministero dei beni culturali e turismo, le celebrazioni per il trentesimo anniversario dell’uccisione di Giuseppe Fava, il giornalista assassinato dalla mafia il 5 gennaio 1984, davanti al teatro Verga di Catania. L’omicidio fu inizialmente classificato come delitto passionale e le indagini subirono una serie di depistaggi, prima di arrivare, dopo anni, a inquisire e vedere condannati i boss Nitto Santapaola, Aldo Ercolano e Maurizio Avola. A dar fastidio alla criminalità organizzata era la sua attività di giornalista, le sue inchieste e rivelazioni, specie quelle fatte, per essere più libero, sul mensile da lui fondato giusto un anno prima della sua morte, “I Siciliani”, che aveva avuto un successo inatteso, raggiungendo le 10 mila copie di vendita e sulle cui pagine stava dedicando speciale attenzione all’affermarsi a Catania dei fenomeni di tipo mafioso, denunciando l’intreccio tra finanza, pubblici poteri e traffico d’eroina. Il giornalismo, per lui, non era infatti solo ricerca della notizia, «ma soprattutto ricerca della verità su tutto quello che interessa la società, il cittadino, l’uomo».   Al Ministero la sera di martedì, dove è annunciata la presenza del ministro Franceschini e dei presidenti di Camera e Senato, si svolgerà quindi un “Omaggio a Giuseppe Fava”, con la partecipazione degli amici della redazione de “I siciliani”, tra cui Riccardo Orioles e Miki Gambino più la figlia Elena Fava, che ha scelto i brani delle letture dalle opere teatrali di Fava. A interpretarle saranno Ida di Benedetto, già attrice nel film “Palermo oder Wolfsburg” dello stesso autore con la regia di Werner Schroether, premiato a Berlino con l’Orso d’oro 1980, e dello spettacolo “Pupa”, Marta Bifano, attrice in vari filmati con la regia dello stesso Fava, e altri attori, tra cui Enrico Lo Verso, Fabrizio Monaldi e Lorenza Sorino. Una serata, ideata dalla Bifano, che girerà varie Università del Lazio per tutto il 2015. Quest’anno, per il trentennale, si è svolto anche un concorso giornalistico intitolato a Fava e dedicato agli alunni delle scuole superiori, promosso dal Ministero dell’istruzione e la Fondazione Fava in collaborazione con l’Ansa.   Tutta la vita di Pippo Fava, nato il 15 settembre 1925 a Palazzolo Acreide (Siracusa), fu improntata alla difesa della legalità in nome dei valori e del rispetto della convivenza civile. Giornalista, passato attraverso le principali testate siciliane e molte nazionali, narratore e drammaturgo, esordisce con la commedia “Cronaca di un uomo”, premio Vallecorsi 1967 e rappresentata quell’anno allo Stabile di Catania, mentre uscivano in volume le sue inchieste giornalistiche col titolo “Processo alla Sicilia”. Del 1970 è il dramma “La violenza” (Catania 1969; da cui è tratto il film “Violenza quinto potere” di Florestano Vancini); del 1975 è invece “Gente di rispetto” (da cui l’omonimo film di Luigi Zampa del 1978), romanzo che gli diede fama nazionale e che apre la stagione del suo impegno militante. Seguirono i drammi “Il proboviro”, 1972; “Bello bellissimo”, 1974; un secondo romanzo, “Prima che vi uccidano”, solo per citare le pubblicazioni principali.   La sua produzione letteraria è di matrice verista, fondata sulla stessa esigenza di indagine sulla società come la andava scoprendo l’occhio attento del cronista, solo che sulla pagina creativa era permesso un grado di verità maggiore e con risvolti più attenti alla qualità e senso dell’esistenza umana, rispetto alla pagina di giornale, dove ogni cosa richiede oggettività e documentazione.

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