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L’Ue: «Al Sud tanti soldi ma senza risultati»

L’Ue: «Al Sud tanti soldi ma senza risultati» In Sicilia 617 mln da spendere entro l’anno

L’affannosa corsa della Regione per non perdere i fondi europei

Di Mario Barresi |

BRUXELLES – «Ci sono Regioni in Ue in cui continuiamo a pompare soldi da anni e non se ne vedono i risultati. Questo accade anche in alcune Regioni dell’Italia del sud. Dobbiamo analizzare la situazione, capire perché accade. Sono pronta ad andare sul posto per incontrare le autorità locali». Il commissario Ue alle Politiche regionali Corina Cretu nel suo monito non cita la Sicilia (ha invece parlato dei ritardi di Calabria e Campania) ma è impossibile non pensare anche alla Regione siciliana che negli ultimi non ha speso e perso tanti di quei fondi Ue (e quindi di opportunità) da far gridare allo scandalo.   Il 31 dicembre 2015, nei calendari siciliani, non esiste nemmeno: sembra sin troppo lontano. Eppure è dietro l’angolo, soprattutto se a scandire i granelli della clessidra sono l’Unione europea e la task force istituita dalla Presidenza del Consiglio. E allora sì, che ti accorgi quanto questi 13 mesi e poco più siano davvero pochi. Pochissimi, per spendere le risorse comunitarie e il cofinanziamento nazionale. Un soffio di vento, invece, se si considera la scadenza più ravvicinata: il 31 dicembre 2014, con una corsa affannata della Regione verso la certificazione della spesa.   I NUMERI Analizziamo i numeri. Partendo da quelli nazionali. L’Italia ha centrato in extremis gli obiettivi di spesa sui programmi europei Fesr-Fse 2007-2013 (fondi strutturali) al 31 ottobre 2014, il 62,2% del totale rispetto al target del 62,5%. L’ultimo termine utile per rendicontare l’intera spesa, il 31 dicembre 2015, si avvicina, e sul totale di 47,747 miliardi di euro ne restano da spendere 17,6 miliardi, pena la revoca dei finanziamenti non spesi. Rispetto al 31 dicembre 2013 il livello di spesa media dell’Italia è salito dal 53 al 62,2%, per le aree convergenza (dove c’è la Sicilia) il livello è salito dal 48 al 57,8%, per quelle competitività dal 63 al 71,9%. «Rischiamo ancora di perdere 7-8 miliardi di euro – ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, titolare della delega ai fondi europei – anche se ora sono un po’ più fiducioso. Siamo al 62%, entro fine anno dobbiamo arrivare al 70%. Stiamo facendo una severa riprogrammazione, per spostare risorse su progetti che possano fare spesa a breve. È chiaro però che se a metà 2015 ci trovassimo ancora molto indietro faremo di tutto per non perdere i fondi 2007/13».   E la Sicilia? Va a due velocità, pur avendo comunque ingranato una marcia in più negli ultimi due anni. Bocciato il Por Fesr Sicilia, la cui spesa si ferma al 48,5% (2.112,9 milioni di euro) su un obiettivo Ue del 60,4% (2.631,5 milioni), mentre la Regione e supera il target sul Por Fse: 70,4% (977,8 milioni) rispetto all’obiettivo del 66,4% (922,8). Ma quanto si deve spendere entro le scadenze prescritte? Ben 2.246,9 milioni entro il 2015 (de quali 597,2 entro fine anno) di fondi Fesr, la cui dotazione complessiva è di 4.359,7 milioni per i sette anni; il rush finale per il Fse è meno disperato, ma pur sempre complicato: 19,9 milioni entro il prossimo dicembre e 411,7 nel 2015.   A Palermo, alla Programmazione, è conto alla rovescia. L’assistenza tecnica è stata rafforzata. Dal 4 novembre sono in campo 15 esperti per i controlli di qualità selezionati dal Formez. E dalla scorsa settimana il ministero per lo Sviluppo e la coesione ha arricchito la task force per la Sicilia con otto profili che si occupano di monitoraggio e rendicontazione. Non è un “commissariamento”, ma un “aiutino” più che necessario. Tanto più che era stato proprio lo stesso direttore generale della Programmazione, Vincenzo Falgares, nello scorso rapporto annuale di esecuzione, a indicare il rafforzamento dell’assistenza tecnica come «un’emergenza». Al momento la Sicilia ha assunto impegni per il 70% della dotazione del Po Fesr, effettuato pagamenti per il 50%, e certificato spesa per il 48,5. L’asse più avanzato – come ha monitorato LiveSicilia – è il primo (”Reti e collegamenti”) con la totalità degli impegni assunti e il 75% di certificazione. Quello che più arranca è il terzo (”Identità culturali, Ambiente e Turismo”) che ha certificato al 31 ottobre appena il 18%.   Tutti sotto il 50% della spesa certificata gli altri assi, con notevoli ritardi di certificazione nella “Governance” (37%) e in “Ricerca e innovazione” (39%). E dire che – come fatto notare dal governatore Rosario Crocetta a Matteo Renzi e allo stesso Delrio nelle ultime visite in Sicilia – la Sicilia s’è data una mossa: negli ultimi due anni, dal 31 ottobre 2012 alla stessa data del 2014, si è passati da 848 milioni di spesa certificata (in cinque anni) a 2 miliardi e 112 milioni, con una crescita del 249%. Dalla Programmazione, comunque, fanno sapere che risultano pagamenti per 2,389 miliardi e cioè altri 270 milioni spesi che devono essere soltanto certificati. Anche se dalla spesa alla certificazione c’è tutto un ginepraio – caricamento dati, raccolta fatturazione e controlli incrociati – che spesso rallenta la trasformazione del “virtuale” in “reale”.   L’altro argomento sotto i riflettori è relativo ai 3,5 miliardi di euro di cofinanziamento del triennio 2015-2017 e del 2018 di risorse Ue dei fondi strutturali destinati al Sud attraverso il (Pac) Piano di azione e coesione. Che verrebbero «sottratti al Mezzogiorno per coprire gli sgravi contributivi per assunzioni a tempo indeterminato». La prima denuncia è arrivata dal presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia del Pd, che addita l’articolo 12 della legge di stabilità. Risorse ingenti (un miliardo l’anno dal 2015 al 2017; 500 milioni nel 2018), parte delle quali sarà con ogni probabilità sottratta alla Sicilia, che sconta pesanti ritardi nella spesa dei fondi comunitari. Delrio ha smentito l’ipotesi della sparizione dei fondi per il Sud: «Chi sottrae risorse – ha ribattuto – sono quegli amministratori che tengono bloccati i fondi per 10 anni senza utilizzarli». Sulla vicenda anche la deputata catanese del Pd, Luisa Albanella, ha chiesto chiarimenti: «Bisogna evitare che i soldi Ue destinati al Sud finiscano altrove. Se così sarà, si tratta di un’ulteriore batosta che si aggiunge alla già riduzione del cofinanziamento per la nuova programmazione dal 50 al 25%».   Sulla scia di Delrio il sottosegretario Giuseppe Castiglione, che rassicura: «Delrio ha parlato chiaro in Conferenza StatoRegioni: quei soldi non si perderanno. Ma devono essere le Regioni, e la Sicilia in testa, a dimostrare di essere all’altezza della situazione». twitter: @MarioBarresi

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