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Scuola, cominciati i balletti per i docenti trasferiti al buio

Di Luca Ciliberti |

Sulla spiaggia, sotto l’ombrellone, in campagna o in città ognuno cerca di vederci chiaro, per non farsi sfuggire né una virgola né un passaggio burocratico di carte, moduli e istanze on line che determinerebbe pericolosamente il futuro della propria professione e talvolta anche delle proprie famiglie. Una comunità sconvolta dall’algoritmo Renzi-Giannini-Faraone.

Il quadro in Sicilia è pressoché uguale, ovunque. Il tablet con Google Map da un lato, il pc con il codice meccanografico degli istituti dall’altro lato per capire quale potrebbe essere logisticamente la scuola migliore da raggiungere per un prof fuorisede, spesso straniero nell’entroterra di piccole province del Centro e del Nord Italia.

Il 13 agosto sono arrivate le email con le assegnazioni d’ambito definitive. Il primo settembre, i docenti “esodati” dovranno presentarsi in sede per firmare la presa in carico di cattedra. Tra malattie e congedi parentali, poi, quasi tutti cercheranno di temporeggiare il più possibile fino all’espletamento della mobilità per assegnazione provvisoria prevista per metà settembre, che riporterà a casa qualche migliaio di docenti che faranno richiesta di riavvicinamento ai figli e alla famiglia.

A tutti non resta che arrangiare il viaggio, quasi sempre in aereo, mettendo mani al proprio portafogli. I siti delle compagnie low cost sono intasati, i prezzi per un volo da Catania o da Palermo tra il 31 e l’1 settembre sono già alle stelle a causa del controesodo estivo, ma anche perché sotto data pure i vettori più economici aumentano le tariffe. Per Pisa si spendono circa 300 euro, chi va a Bergamo è costretto a sborsare quasi 400 euro, più o meno la stessa cifra di chi viaggia verso Verona, Torino o dalle parti di Milano. Chi va dalle parti di Roma risparmia qualcosa, ma diventa più complicato raggiungere le province del Lazio a causa dei trasporti meno efficienti. E i costi molto spesso raddoppiano per chi vuole accanto a sé il marito o la moglie.

«Avevamo chiesto la possibilità di prendere servizio in assegnazione definitiva – spiegano alcuni docenti – una soluzione tampone che avrebbe evitato inutili e costosi viaggi al Nord, in sedi che nelle migliori delle ipotesi sono la nostra quarantesima o cinquantesima scelta nella domanda presentata la Miur».

Ieri era l’ultimo giorno per l’inserimento del curriculum vitae su istanze on line per i docenti di II grado che fino al 26 potranno essere contattati dai dirigenti scolastici per una colloquio conoscitivo. Secondo il ministero questa procedura avrebbe dovuto garantire equità e trasparenza nella chiamata diretta dei preside, ma attualmente è forse il più grande elemento di debolezza della riforma. Le sedi dei sindacati sono prese d’assalto dai prof in preda a dubbi e incertezze sui presidi plenipotenziari che hanno la possibilità di decidere, anche in barba alle linee guida, chi mettersi dentro scavalcando criteri oggettivi come anzianità ed esperienza in aula.

Sono tantissimi i casi in cui regole di selezione troppo stringenti ed eccessivamente orientate sembrano voler favorire dei predestinati. Capita che un liceo classico della Toscana richieda, tra i titoli, “un diploma di laurea in ingegneria” o ancora una scuola polo della Lombardia metta come paletto “il possesso di almeno 3 anni di progetti europei nella formazione”. Un dirigente scolastico di Vercelli ha chiesto testualmente “esperienze positive e referenziate pregresse prioritariamente presso i licei scientifici”. Insomma, come avviene per le colf e per le badanti, serve la classica lettera di referenze.

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