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Tecnologia, software e pensiero

Di Gianluca Reale |

«Un singolo dispositivo non fa una casa intelligente ma un gruppo di loro, lavorando insieme, può fare molto di più». Su questo concetto, quello dello sciame, parte dalla Sicilia una sfida innovativa nell’ambito della smart-home. E parte dalle falde dell’Etna, da Viagrande, dove c’è il quartier generale di SmartBug, startup innovativa pronta a commercializzare l’omonimo prodotto: un singolo device che diventa un sistema se installato in più unità all’interno dell’immobile, consentendo di controllare il riscaldamento, il condizionamento dell’aria, i televisori, la lavatrice, l’irrigazione, l’illuminazione, i cancelli, le tende, fungere da sistema di allarme e molto altro ancora. Il tutto gestibile con la massima facilità, con la logica delle App che utilizziamo sul nostro smartphone, a costi molto accessibili. E con l’idea di un marketplace aperto in cui sviluppatori esterni possano creare e vendere le loro applicazioni per SmartBug.

Una “rivoluzione” user friendly, dunque, un approccio radicalmente nuovo ai prodotti domotici e in linea con le più innovative strategie smart-home, che mette assieme tecnologia, software e pensiero. «Circa 3 anni fa – racconta Giorgio Grasso, docente di Intelligenza Artificiale all’Università di Messina, CTO e founder di SmartBug – mi sono reso conto che il mondo della smart-home è partito in ordine sparso, c’è grande confusione di dispositivi che comunicano poco tra loro e che non partono dal presupposto dall’esperienza quotidiana delle persone. Da qui, abbiamo immaginato e realizzato un oggetto con cui si interagisce facilmente con le mani, che somiglia a un interruttore di design e si installa facilmente nei pozzetti luce che già esistono in casa». Con la differenza che gli SmartBug sono in grado di realizzare tutti gli obiettivi di automazione di una vera casa intelligente formando in sostanza una rete interna che comunica via radio.

Ogni device SmartBug è dotato di sensori che possono misurare la temperatura, l’umidità, ascoltare il suono, misurare il consumo energetico preciso ed inoltre è dotato di uno standard multi-radio mesh proprietaria (internodo), WiFi (per la connessione a Internet), BT (da estendere con dispositivi aggiuntivi: sensori esterni, altoparlanti audio, ecc.) in piena estensibilità. Sul fronte tecnico la sfida è stata ridurre la tecnologia necessaria per farla stare tutta dentro questo piccolo dispositivo grande quanto un interruttore. Un partner cinese, a Shenzen, curerà l’assemblaggio, confermando sia l’anima “fabless” (senza fabbrica) sia l’ambizione a competere sul mercato internazionale di SmartBug, startup innovativa nata nel 2019 come spin off di NoviaCom srl, azienda in cui è cresciuta l’idea, la tecnologia e la prima sperimentazione.

Oltre a Grasso, il team (oggi di 11 persone) comprende altri tre founder che hanno lavorato allo sviluppo tecnico e al software: Antonino Di Stefano, Alessandro Vitale, Paolo Li Pera. Nella squadra è entrato anche Paolo Magnano, manager che si occupa di business development. E’ nato così anche un piano d’impresa corposo e ambizioso che traccia il percorso che questa società vuole compiere per scalare i mercati mondiali. Forte di una ulteriore innovazione.

«Il sistema SmartBug – aggiunge Giorgio Grasso – si basa su una piattaforma che funziona con la logica delle App, con un meccanismo come quello dei nostri telefonini: scarico, installo, utilizzo. Noi abbiamo realizzato i nostri smartplugin ma siamo aperti agli sviluppatori che ne vorranno sviluppare e venderne altri nel marketplace di SmartBug». Un vantaggio, che può diventare un ulteriore occasione di business. Ma anche una modalità che consente di “inventare” funzionalità che non si erano pensate all’inizio. Ad esempio, «abbiamo sviluppato una verticalizzazione con smartwatch e bluetooth – racconta Grasso – per cui con SmartBug riusciamo a tracciare la posizione interna di una persona, a misurarle temperatura, battito cardiaco e saturazione di ossigeno. Ne immaginiamo un utilizzo in reparti Covid o per il monitoraggio su anziani soli a casa. E tutto con poche decine di euro».

Sì, perché l’altra chiave è quella del costo: un dispositivo SmartBug costerà 49,90 euro. Su questa base Magnano ha costruito il business plan. Il primo round di finanziamento della startup ha visto l’arrivo di quattro business angels con una partecipazione complessiva al 20% del capitale sociale, «anche grazie all’utilizzo della legislazione che il nostro sistema paese mette a disposizione», precisa Grasso. «Adesso – spiega Magnano – stiamo facendo un round di ricerca fondi con le banche a cui ci stiamo presentando con un metodo di valutazione che utilizzano nella Silicon Valley, che stima SmartBug per un valore di 3,5 ml di euro. La Banca Agricola Popolare di Ragusa, partendo dalla filiale di Sant’Agata Li Battiati, ci ha già valutato positivamente e ha deciso di investire nell’azienda: che lo abbia fatto una banca del territorio per noi è motivo di grande rilevanza e gratitudine. Per questo – aggiunge Magnano – stiamo parlando anche con l’Irfis con cui sta nascendo un’ottima intesa. A dicembre andremo anche sulla piattaforma KickStarter, non tanto per trovare fondi, ma per costruirci una reputation forte e credibile tra i player e gli investitori mondiali. E’ una sorta di banco di prova e ci stiamo facendo aiutare da una società specializzata di Londra. A marzo saremo pronti a commercializzare direttamente su Amazon per distribuire il nostro prodotto in tutto il mondo. In questo caso ci darà una mano un’altra società specializzata, stavolta danese». Anche in questo SmartBug guarda al mercato internazionale.

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