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Alitalia e il “signor Q”: «Nessun fantasma, ecco tutta la verità su quelle fatture»

Di Mario Barresi |

«Digital Shell è una start up innovativa del gruppo BaxEnergy, che impiega 120 persone in tutto il mondo, ma con sede e cuore a Catania».

Chi è il “Signor Q”, al secolo Quintino Nicolosi, amministratore unico della società catanese subito diventata fornitrice di Alitalia?

«L’avete scritto sul giornale. E lo confermo: è il compagno di mia madre»

Perché un top manager globalizzato come lei lancia una start up e la intesta a un signore di 65 anni?

«Mio padre, palermitano, era un ufficiale dell’Aeronautica. Purtroppo ci ha lasciato prematuramente, dodici anni fa. Ma mi ha trasmesso alcuni valori: il senso del nazionalismo e il dovere civico, oggi quasi assenti fra i giovani. E poi il valore della famiglia. Questi, per me, sono valori fondamentali anche nel lavoro».

Una delicata scelta imprenditoriale fondata sul valore della famiglia?

«Negli ultimi anni, dal mio ritorno in Europa, la mia famiglia – mia madre e il suo compagno, mia moglie e i miei figli – sono stati per me un punto di forza, di consiglio e di supporto. Ci sono tantissimi esempi di imprese dei padri che vanno ai figli, stavolta è l’inverso: un figlio può costruire qualcosa e contribuire al benessere della famiglia, oltre che del territorio».

Ammetterà che per un’impresa ad alto contenuto di innovazione servirebbe un profilo più specializzato di quello del signor Nicolosi…

«Non sono d’accordo. C’è una necessità importante: avere supporto nella governance in attività che non sono solo digitali, ma anche di vita. E poi la Digital Shell ha una squadra all’altezza della situazione».

Ecco, questo è un altro punto da chiarire. La sede sociale è lo studio di un commercialista catanese, non risultano uffici fisici. Cos’è la Digital Shell?

«Prima vorrei chiarire un punto a cui tengo molto. Lo studio di consulenza del dottor Russo fa parte della nostra politica aziendale di scelta di professionalità legali, commerciali e tecniche proiettate in un’ottica digitale. Si tratta di una delicata gestione della proprietà intellettuale, che non necessita di beni materiali ma di capitale umano. Nel caso del dottor Russo, che non è mai stato candidato in politica, il suo studio è una delle realtà con le maggiori competenze in materia di gestione di proprietà intellettuale».

Chi lavora in Digital Shell? Sui profili social in molti hanno cancellato ogni traccia, anche per questo è apparsa come una scatola vuota.

«Non siamo fantasmi. La Digital Shell ha un team di sette-otto persone, fra collaboratori esterni e nostri dipendenti, oltre a me in prima persona, visto che ho curato in prima persona la progettazione del sistema. Tutti ingegneri informatici, con master specialistici. Il responsabile del progetto è un ex Microsoft. Vi farei anche i nomi, ma lo evito perché sono tutti troppo in gamba e non vorrei che venissero a Catania a soffiarceli…».

E cosa ha fatto questo team per Alitalia? L’altro dubbio, visto che ci sono fatture in sospeso, è il contenuto dei servizi di questa giovane start up fornitrice della compagnia di bandiera.

«Abbiamo realizzato servizi di messa in sicurezza dei sistemi informatici, che hanno risolto molti problemi alla compagnia, me che soprattutto miglioreranno la qualità della vita dei passeggeri. Alitalia, che ha apprezzato, ci ha dato ampie rassicurazioni sulla qualità e sull’importanza del lavoro che abbiamo fatto per loro».

E allora perché ha sospeso il pagamento delle fatture a Digital Shell?

«Non è così. Ci sono prestazioni pagate, per circa 49mila euro, e due fatture non pagate per un totale di 190mila euro più Iva. Ma è normale: al di là dei tempi di pagamento a 120 giorni, con la crisi e il commissariamento le nostre fatture avranno la stessa sorte degli altri fornitori. E rischiamo di essere doppiamente danneggiati: dal crac Alitalia e dal caso mediatico, che forse ha una matrice individuabile».

Quale matrice?

«Il lavoro che abbiamo fatto per Alitalia è come quello di una società esterna pagata per mettere il cartellino digitale da timbrare in un ufficio comunale. Abbiamo garantito che una componente cuore del sistema informatico Alitalia fosse modernizzato e messo a disposizione dei clienti nei tempi previsti dall’azienda e che il sistema di gestione dei transiti di passeggeri velivoli e bagagli presso l’Hub di Fiumicino fosse messo in sicurezza».

Digital Shell lavora solo per Alitalia o ha altri committenti?

«L’impresa, che presto sarà iscritta nel registro delle start up innovative, nasce per nuove tecnologie nell’ambito di intelligenze artificiali e processamento sicuro dei dati. Abbiamo avviato collaborazioni con altre importanti aziende, in uno scenario che mi auguro sia più stabile rispetto ad Alitalia».

In questa storia ricorre più volte l’Enel. Che ruolo ha?

«Noi siamo partner di Enel, che, nella foto che avete pubblicato in cui sono con il premier Gentiloni, ci ha coinvolto come eccellenza dell’Italia che esporta nel mondo, un fiore all’occhiello con radici a Catania».

C’è un ultimo punto oscuro. Cosa vuole fare con la Free Mind Foundry, l’immobiliare con sede ad Acireale intestata sempre al signor Nicolosi?

«Niente di misterioso, come tutto il resto. Si tratta di una società-veicolo per il progetto di un hub tecnologico del quale faranno parte società del gruppo BaxEnergy, ma che non coinvolge solo noi. Non posso aggiungere altro. Ma le assicuro: sarà una gran bella notizia, per il territorio».

Un’ultima domanda. Come ha vissuto questa ribalta mediatica?

«Con enorme serenità. Abbiamo tutte le carte in regola sulla vicenda di Alitalia. Io sono forte di una convinzione: è un mio dovere restituire valore al territorio dove sono nato, piuttosto che a multinazionali quotate in borsa. E dopo questa vicenda, semmai, lo farò con maggiore determinazione. Restando me stesso. Senza puzza sotto il naso, con una vita più che dignitosa ma normale. Come sempre, ma ancora più forte e determinato».

Twitter: @MarioBarresi

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