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«Bellini, i tagli saranno rivisti, ma serve un modello diverso»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania – È allarme rosso sulla tenuta del teatro Bellini e neanche le parole del governatore Musumeci che ha detto, tra l’altro, che i «tagli saranno rivisti in Aula in sede di esame del Bilancio» è servita a smorzare i toni. Il sovrintendente Roberto Grossi interviene con una nota per scongiurare l’annunciato taglio sul finanziamento regionale per il 2018, che paralizzerebbe l’attività del Teatro, come ha rilevato anche il sindaco Enzo Bianco. «È con stupore e preoccupazione che abbiamo appreso la notizia dell’emendamento, proposto dal Governo alla Commissione Bilancio, che prevede un cospicuo taglio ai fondi destinati alle istituzioni culturali. Con stupore: perché tale decurtazione, del tutto inaspettata, modificherebbe sostanzialmente il quadro dell’intervento finanziario già approvato dalla stessa Giunta, che aveva assegnato al Bellini la quota di contributo da noi richiesta per la sopravvivenza dell’ente, corrispondente al costo del personale, pari a 13.491mila euro. Altrettanto viva è ovviamente la preoccupazione per la previsione di una nuova, ingente riduzione di circa 2 mln, che porterebbe la quota assegnata addirittura al di sotto del già insufficiente stanziamento del 2017».

Insomma dice Grossi se l’emendamento dovesse essere approvato, s’indebolirebbe l’intera costellazione delle istituzioni culturali della Regione penalizzate dal taglio. Un duro colpo per tutte, ma certamente fatale per il Bellini. «Beninteso – chiarisce Grossi – non chiediamo di stralciare la nostra posizione, convinti come siamo che questa è una battaglia di tutti e va combattuta insieme con un’azione comune. Si tratta bensì di valutare attentamente le conseguenze negative, in termini di promozione e attrazione turistica, che deriverebbero alla nostra città e all’intera Sicilia da un ulteriore disinvestimento, che si aggiungerebbe a quello degli ultimi anni. In particolare, il taglio previsto per il Bellini non è sostenibile e condannerebbe l’ente alla paralisi. Non avere fondi a sufficienza per gli stipendi dei lavoratori, significa non potere usufruire del loro apporto e sospendere la programmazione. E senza attività vengono meno gli incassi fondamentali per l’autofinanziamento. Ma il prezzo da pagare sarebbe ancora più alto: andrebbero infatti conteggiate anche le perdite dei mancati introiti della biglietteria, così come verrebbe meno il contributo dei privati che credono in noi. Inoltre perderemmo pure le risorse finanziarie derivanti da fondi statali e regionali (Fus e Furs), legati alla produzione degli spettacoli effettivamente svolte. Il black out sarebbe immediato. A cominciare dall’impossibilità di effettuare la stagione estiva, inaugurata lo scorso anno al Teatro Antico di Catania, fino all’annullamento dell’intenso programma di opere e concerti previsto per l’autunno. In altre parole – aggiunge Grossi, occorre avere ben presente che questo taglio non comporta alcun risparmio, creerebbe anzi un danno erariale. Il Bellini, in questi anni esempio di virtuosa gestione, rientrerebbe appunto tra le realtà improduttive che contravvengono alle regole della buona finanza pubblica». Per queste ragioni Grossi si è appellato al presidente della Regione e all’assessore regionale allo Spettacolo Pappalardo, «gli stessi – ha spiegato – che nella prima stesura della legge finanziaria hanno mostrato di ben comprendere l’imprescindibile necessità di assicurare al Bellini un contributo che fosse almeno equivalente al costo del personale. Un gesto della nuova Giunta che abbiamo molto apprezzato, perché indicativo della convinzione che la cultura rappresenta un vero e proprio investimento. Abbiamo in ciò colto un significativo cambiamento di rotta, dopo anni in cui erano stati assegnati agli enti risorse con importi e numeri più o meno “fantasiosi”, scollegati da qualsiasi criterio produttivo. Stupisce dunque oggi il ritorno all’ipotesi di tagli non più proponibili, perché del tutto avulsi dalle reali necessità dei teatri e dagli obiettivi da conseguire».

Il presidente della Regione, Musumeci, in un comunicato, ha spiegato che «Il Bellini , come tutti gli altri importanti teatri dell’Isola, continuerà ad essere una priorità nelle politiche culturali del mio governo. ma è bene che si sappia – ha puntualizzato – che la Regione che abbiamo ereditato, purtroppo, non ha più le risorse finanziarie che nel passato hanno consentito utili investimenti, ma anche vergognosi sprechi e disarmanti clientele». Quindi il governatore annuncia un cambio di rotta: «Serve una seria riforma del settore, un «modello» di teatro diverso da quello che abbiamo finora conosciuto. E a questa riforma dobbiamo lavorarci tutti, a partire dai prossimi mesi. Intanto – ha proseguito il presidente – i dolorosi ma indispensabili tagli operati sul Bellini e sulle altre istituzioni teatrali saranno rivisti in Aula in sede di esame del Bilancio, per tentare di recuperare le somme essenziali. Per il futuro il teatro Massimo non deve più accontentarsi di sopravvivere, ma di fiorire e svilupparsi, per diventare un polo di attrazione. E potrà farlo non solo per il sostegno delle sempre più insufficienti risorse che arrivano da Palermo, ma soprattutto per una governance di respiro europeo, improntata a coraggio, innovazione ed efficienza, capace di «contaminare» pubblico e privato, artisti e maestranze, forze politiche e sindacati, giovani e anziani, benestanti e poco abbienti, catanesi e forestieri. Lo merita- ha concluso il governatore – per il nome che porta, lo reclama la nostra città».

Un cambio di rotta al governo regionale lo chiede anche il candidato sindaco del centrodestra Salvo Pogliese: «Nonostante l’urgenza e la gravità dei problemi che il governo regionale è quotidianamente chiamato ad affrontare, mi auguro che si trovi una soluzione per evitare il taglio da due milioni al Bellini, decurtazione che rischia di paralizzare l’ente lirico vanto per la Sicilia intera. Comprendiamo bene come la Regione si stia trovando in una situazione di asfissia finanziaria mai vissuta prima, con una esiguità di risorse con cui fare drammaticamente i conti ogni giorno. Ovvio però come nel caso del “Bellini”, l’istituzione culturale in assoluto più importante della nostra città, sia opportuno che il presidente Musumeci e l’assessore Pappalardo facciano il massimo sforzo per evitarne la crisi».

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