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Catania, prima l’usura e poi le estorsioni: in manette sei esponenti del clan Cappello Bonaccorsi

Di Redazione |

Prima un prestito di 4 mila euro con gli interessi del 25% al mese e poi, quando il commerciante non ha più potuto fare fronte al pagamento, le minacce e le estorsioni. Ma sono stati i poliziotti della Squadra Mobile, al termine di una inchiesta coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, a fermare la spirale di violenza dentro la quale il commerciante era finito. In flagrante sono stati arrestati per estorsione aggravata dall’avere favorito i clan, nel caso specifico i Cappello – Bonaccorsi, Salvatore Crupi di 37 anni e Roberto Mangiagli di 40 anni tutti e due pregiudicati. La Polizia ha poi fermato su decreto della Procura distrettuale di Catania altre quattro persone: Claudio Strano, 41 anni, pregiudicato e sorvegliato speciale, Antonino Grasso, 63 anni, Orazio Sapuppo, 44 anni, pregiudicato e Michele Rao di 45 anni. Tutti sono gravemente indiziati, a vario titolo, e in concorso con Crupi e Mangiagli di estorsione e usura, aggravata dall’avere favorito il clan Cappello Bonaccorsi.

ECCO LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Le indagini hanno consentito di accertare che il titolare di un esercizio commerciale catanese era vittima di usura e di una successiva estorsione da parte di alcuni soggetti facenti capo a Claudio Strano, noto esponente del Clan Strano, inserito nella cosca mafiosa Cappello – Bonaccorsi. La vittima, a seguito di un prestito di 4.000 euro risalente al settembre 2017, era costretto a pagare a Claudio Strano interessi usurari del 25% mensile. La vittima, trovandosi in difficoltà economiche, dopo aver pagato gli interessi per alcuni mesi, non era più riuscita a sostenerne il pagamento. E così Strano aveva più volte inviato Crupi e Mangiagli dal commerciante per intimargli di continuare a pagare.

Tra dicembre e gennaio ci sono anche state ripetute minacce e in una circostanza addirittura gli emissari di Strano sono giunti persino a sostituirsi alla vittima ed ai suoi dipendenti, alla cassa dell’esercizio commerciale, per prelevare l’incasso. Il 30 gennaio scorso Strano aveva addirittura minacciato il commerciante di rapire il figlio minorenne. Il primo febnbraio la svolta: avendo avuto contezza che due “esattori” si sarebbero presentati presso l’attività commerciale per riscuotere una somma di denaro, d’intesa con la Dda, i poliziotti della Squadra Mobile hanno approntato un servizio di osservazione nei pressi del negozio. Gli investigatori, non appena dalle attività tecniche hanno avuto la conferma che la vittima aveva versato il denaro nelle mani degli estorsori, hanno deciso di intervenire bloccando fuori dall’esercizio commerciale i due soggetti, che sono stati trovati in possesso della somma di 300 euro in contanti consegnata dalla vittima.

L’inchiesta ha poi appurato che Michele Rao, parente di Claudio Strano, aveva partecipato all’usura ai danni del commerciante, monetizzando alcuni assegni, a fronte del pagamento mensile di un tasso di interesse del 25%. Orario Sapuppo aveva svolto il ruolo di intermediario tra la vittima e Claudio Strano, sia al momento del prestito iniziale, accompagnando il commerciante a Monte Pò, e successivamente, consegnando in più occasioni a Strano il denaro pagato dalla vittima a titolo di interesse. Orazio Sapuppo in concorso con suo cognato, Antonino Grasso, approfittando della disperazione del commerciante per l’impossibilità di pagare gli interessi usurari maturati nei confronti di Strano, aveva, a sua volta, sottoposto la vittima ad usura, prospettando, in caso di mancato pagamento, violente ritorsioni da parte di Grasso. A casa di Michele Rao sono stati sequestrati soldi e assegni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA