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Catania, stupro alla Villa: la tredicenne “conferma” l’orrore nell’incidente probatorio

Alla fine della lunga udienza il neo maggiorenne egiziano - incastrato dal Dna - nega gli abusi e parla di rapporto consenziente.

Di Laura Distefano |

Ha rivissuto l’orrore della violenza. E ha confermato quanto già raccontato ai carabinieri. La testimonianza della tredicenne stuprata da un branco di 7 egiziani, lo scorso gennaio nei bagni pubblici della Villa Bellini, è stata cristallizzata nel corso dell’incidente probatorio che si è svolto – attraverso le domande della gip dei minori Aurora Russo e del gip ordinario Carlo Cannella – nell’aula protetta del Tribunale dei Minori di via Franchetti. Anche il fidanzatino, che assistette agli abusi e fu bloccato dai bruti, ha rimesso in fila quanto accadde in quel pomeriggio maledetto. Quanto raccolto in udienza potrà essere utilizzato in un eventuale dibattimento: una perizia infatti ha determinato la totale capacità di testimoniare del 17enne. E questo permetterà ai due minori, assistiti dagli avvocati Eleonara Baratta e Cecilia Puglisi, di non dover nuovamente testimoniare. Oltre alla pm Anna Trinchillo e alla procuratrice minorile Carla Santocono, erano presenti i difensori dei sette indagati (gli avvocati Gianmarco Gulizia, Michelangelo Mauceri – per i due minorenni – Alfonso Abate, Salvatore Gangi, Salvatore Cipriani, Emiliano Cinquerrui e Marisa Ventura). Il neo maggiorenne incastrato dal Dna ha voluto parlare. Dicendo che non ha mai abusato della ragazza ma addirittura sarebbe stata lei consenziente. Peccato che questa versione nell’interrogatorio di garanzia non era emersa. E inoltre è completamente difforme da quanto raccontato dagli altri indagati, che hanno sempre detto di essersi trovati lì per caso e alcuni di loro avrebbero provato anche a convincere i connazionali a fermarsi.

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