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L'ANNIVERSARIO

Festa della Polizia, le celebrazioni per i 171 anni a Catania tra luci e ombre

Tanti risultati ottenuti, la buona riuscita della festa di Sant’Agata, ma anche alcuni nei da far sparire

Di Concetto Mannisi |

C’è il momento del cerimoniale per i 171 anni della Polizia di Stato e quello delle dichiarazioni a margine. Impeccabile il primo, non del tutto convincente il secondo. Perché il “così fan tutte” di mozartiana memoria può andar bene se si è appassionati di opera e non certo se si parla di un tema delicato come quello della sicurezza, che in questa città è particolarmente sentito e che, fra le altre cose, emerge violentemente soprattutto durante i weekend, quando orde di giovani dei quartieri periferici sciamano verso il centro storico per vivere, non sempre secondo le regole, l’ebrezza della “movida” nel salotto buono della città.

L’allarme sicurezza

Che fenomeni simili avvengano anche a Milano, Roma, Napoli o Bari ai catanesi importa relativamente. E anche le citazioni su Bauman, secondo il quale un aumento della sicurezza avrebbe come contraltare una limitazione della libertà, lasciano il tempo che trovano. E’ vero, i catanesi, anche quelli perbene, hanno migliaia di difetti, ma devono essere messi nelle condizioni di vivere la “movida” in sicurezza, di percorrere la pista ciclabile in monopattino senza correre il rischio di essere spinti e finire sul selciato, di sapere quali sono i locali chiusi perché servivano cibi guasti o cotti in cucine infestate da insetti, e non di trovarsi ostaggio – fisico e metaforico – di chi rifiuta il rispetto delle regole.

E se servono più uomini li si chiedano, se occorre accentrare gli uffici di polizia in un’unica struttura lo si faccia (liberando agenti costretti a fare da piantone in questo o quell’edificio), se serve eseguire degli esperimenti sulla pedonalizzazione del centro storico si continui. Ma prendersela con Mario Venuti perché non ha denunciato l’aggressione subita in piazza Federico di Svevia, anche per timore di ritorsioni («Non è stato un bel messaggio»), oggi è l’ultima cosa da fare.

Il cerimoniale

Il cerimoniale, quindi. Impeccabile, come sempre, nello straordinario palcoscenico del Teatro Massimo Bellini in cui fra le autorità era presente, ieri per il suo compleanno, il prefetto Maria Carmela Librizzi. Subito i messaggi augurali del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e del capo della Polizia, Lamberto Giannini. Poi, introdotti da Salvo La Rosa, prima della consegna delle onorificenze e dei momenti di spettacolo con Roberto Lipari e la soprano Marianna Cappellani, gli interventi del padrone di casa, il questore Vito Calvino, e del prefetto Francesco Messina, catanese, direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato.

Calvino ha subito voluto sottolineare l’importante lavoro degli uomini e delle donne della Polizia di Stato che «hanno fatto tanto, il massimo delle proprie possibilità, riportando risultati importanti nel campo della prevenzione e della repressione», garantendo il «massimo presidio possibile in un territorio difficile come questo». Ha parlato della poderosa attività dell’Anticrimine, con sequestri e proposte di misure di prevenzione, dei risultati eccellenti riportati nel contrasto alla violenza di genere con gli ammonimenti del questore e l’idea di dover puntare sul recupero del maltrattante (in effetti di rilevante importanza), nonché della devianza minorile con condotte sociali e comportamenti penalmente rilevanti.

La festa di Sant’Agata

Ha sottolineato l’esigenza di fare rete, anche con la scuola, al fine di arginare il fenomeno della dispersione scolastica e poi ha posto l’accento sulla riuscita della Festa di Sant’Agata, croce e delizia per coloro i quali hanno a cuore l’ordine pubblico. Un passaggio, anche questo corretto, sulla macchina rodata che viene attivata in occasione degli sbarchi dei migranti. Ha chiarito che non si sottrae al confronto, che rappresenta arricchimento. Quindi ha esortato i giovani a rendersi attori protagonisti della rinascita della città con «senso civico, rispetto delle regole, confronto, ascolto e coraggio», prendendo posizione «contro ogni forma di legalità, pretendendo dalle istituzioni, ma rendendosi protagonisti di comportamenti distanti dall’illegalità».

Un appello ripetuto dal prefetto Messina, il quale, dopo avere ricordato l’importanza del contrasto alla criminalità organizzata, ha invitato i cittadini onesti a offrire il proprio contributo, a sentirsi parte di una squadra: «Dobbiamo anche prenderci la responsabilità di interagire con i ragazzi, che altrimenti non riusciremmo a portare sulla strada maestra. Per il nostro e per il loro futuro. Per quello della città».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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