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I primi tre mesi del questore «Catania, devi rispettare le regole»

Di Concetto Mannisi |

Tre mesi possono bastare per conoscere una città. Se poi si tratta di tre mesi intensi come quelli vissuti a Catania dal questore Mario Della Cioppa, ecco che diventa possibile stilare anche un primo bilancio. E comprendere in che direzione sta andando una questura che, per risultati e non soltanto, è da tempo considerata fra le migliori d’Italia. E che per questo non vuol certo fare passi indietro.

«Non conoscevo Catania – comincia subito con un aneddoto il questore – E siccome non mi piace arrivare in un posto che non conosco, ben prima dell’insediamento del 10 giugno ho preso alcuni giorni di ferie e ho girato a lungo la città e la provincia. Diciamo che ho fatto una buona conoscenza, percorrendo in auto, in incognito, quasi mille chilometri».

Niente male…. Qual è stato il primo impatto?

«Mi sono trovato la città che immaginavo. Una grande e importante città italiana. Mi ha ricordato Napoli per certi versi e con le dovute differenze».

Si riferisce al traffico e alla spazzatura lungo le strade?

«Siamo chiari. Questa è una città dalla bellezza incontrovertibile, che davvero non può essere messa in discussione. Ma con caratteristiche di violazione delle regole basilari del vivere civile piuttosto evidenti e che cominciano proprio con la mancata osservazione delle norme che regolano il codice della strada. Mi riferisco a coloro i quali vanno in giro in moto senza casco, oppure su veicoli non assicurati o sprovvisti di revisione… Ecco, noi stiamo impegnandoci proprio in questo ambito, per far sì che anche attraverso l’adozione di queste regole basilari, in una città fortemente restia a tali comportamenti positivi, si possa aumentare la percezione della sicurezza nei cittadini che le regole le rispettano».

«Per questo – prosegue – in perfetta sintonia col prefetto Claudio Sammartino, col quale esiste una interlocuzione costante e giornaliera, di concerto con le altre forze di polizia, abbiamo deciso di avviare un piano straordinario di controllo del territorio denominato “Catania sicura”, che è poi stato presentato e ha pure incontrato il gradimento dell’allora ministro Salvini e del capo della polizia Gabrielli. L’obiettivo è la costruzione di una realtà territoriale più sicura, che non può e non deve passare soltanto dalla lotta alla criminalità organizzata – portata comunque avanti con forza e in perfetta sintonia con la Procura distrettuale e, in particolar modo, con il procuratore Carmelo Zuccaro, con il quale i contatti sono più che frequenti – ma anche da un modello che deve portare la cittadinanza ad adottare progressivamente comportamenti in linea col vivere civile. A 360 gradi».

Si tratta di un obiettivo ambizioso, considerata la realtà in cui viviamo. I tempi non possono essere brevi.

«Non possiamo pretendere che da un giorno all’altro si possano debellare o modificare comportamenti così radicati, è chiaro. Dal giorno del mio arrivo abbiamo sanzionato oltre 400 motociclisti senza casco. Ce la stiamo mettendo tutta, insomma. In città i nostri dispositivi presidiali sono percettibili, credo che di questo la parte onesta dei catanesi non possa che essere felice».

Non è che impiegando tutti questi poliziotti nei posti di blocco del centro cittadino si finisce col trascurare altre attività di repressione? E di ritrovarsi costretti ad abbassare la guardia, magari, in periferia?

«Nessuna guardia abbassata. Il questore ha la responsabilità della traduzione tecnico operativa di una strategia analizzata in prefettura. L’abbiamo calata in oltre 20 zone sensibili, comprese le aree periferiche. Da Picanello a Librino, a piazza Palestro e altre ancora. Fra l’altro operiamo non da soli ma in assoluta collaborazione con carabinieri e finanza, con i cui vertici lavoriamo con unità d’intenti, nonché con la stessa polizia locale. Ciò ci consente realmente di rilanciare l’azione di controllo su tutto il territorio, cosicché tale attività di presidio diventa pure attività di prevenzione del reato: il malintenzionato sa di correre il rischio di potersi imbattere nei nostri presidi e se ne mantiene alla larga. I risultati ci stanno dando ragione».

Nel senso che avete già, sui reati predatori, un prospetto statistico che vi soddisfa?

«Negli ultimi due-tre anni sono in calo a livello nazionale. Poi, se vogliamo parlare dello specifico, quindi mettendo a confronto i numeri dei mesi estivi dello scorso anno e quelli del 2019, beh, devo dire che un ulteriore decremento lo stiamo registrando».

«Inoltre – annuncia Della Cioppa – siamo pronti a proporre un altro modello operativo, che andrà a integrare i piani di “Catania sicura”. Mi riferisco alla “Giornata della sicurezza”: periodicamente chiuderemo la provincia in una morsa di controlli, con cadenza costante e pure a breve distanza dalla precedente. Nella nostra strategia, ne sono certo, servirà anche questo».

Servirà anche tanto altro: la lotta alla mafia, ai colletti bianchi, alla microcriminalità….

«Appena mi sono insediato ho incontrato i miei interlocutori, prefetto e procuratore, per comprenderne le esigenze. Perché il questore deve consegnare alla procura un servizio di polizia quanto più efficace ed efficiente. Ed elevare ancora di più la qualità, in maniera funzionale, della repressione della criminalità in tutte le sue manifestazioni. Colletti bianchi compresi, quindi. Il capo della squadra mobile sta facendo un ottimo lavoro anche grazie al supporto dello Sco. L’obiettivo, adesso, è il rilancio della Divisione anticrimine, per l’aggressione ai patrimoni costituiti illecitamente».

Certo, gli uomini a disposizione non sono quelli che dovrebbero essere.

«Il capo della polizia, in luglio, ha incontrato il personale ed è stato chiaro su questo aspetto. Non aggiungo altro. Stiamo introducendo un modello organizzativo professionale che ho delineato, che serve a valorizzare al massimo le risorse umane di cui disponiamo».

Che questura ha trovato? Adesso può dirlo….

«Di ottimo livello. Con dirigenti e personale recettivi dei modelli che stiamo introducendo per consegnare una Polizia di stato più efficiente e autorevole sul territorio. E questo grazie anche alla lodevolissima opera dei sindacati, che svolgono con impegno e buonsenso la loro attività».

Passando per un istante al privato, ha già un luogo del cuore a Catania?

«A parte la palestra?… Per scelta e per necessità, devo dirlo freddamente, faccio una vita molto riservata e ritirata. Certamente, essendo uomo di mare, proveniente da Pescara, devo dire che il tratto di scogliera da piazza Europa fino ad Aci Castello lo trovo molto suggestivo: l’accostamento fra il mare e l’imponenza dell’Etna non può non penetrarti il cuore».

Che città spera di lasciare quando andrà via da Catania.

«I miei programmi sono ben chiari, mi sembra, ma di questo ne parleremo quando andrò via…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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