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IL FEMMINICIDIO

La manifestazione di “Non una di meno” ad Aci Trezza sul luogo del delitto di Vanessa

Slogan e riflessioni: «Il punto non è soltanto giuridico, bisogna puntare alle nuove generazioni nelle scuole»

Di Maria Elena Quaiotti |

«Il maschio violento non è malato, è figlio solo del patriarcato», «siamo il grido di tutte quelle donne che più non hanno voce», ma anche «ci vogliamo vive per Vanessa e tutte le altre donne»: sono solo alcuni degli slogan delle attiviste di “Non una di meno”, tornate a manifestare ieri sera ad Acitrezza, nella piazza della chiesa dedicata a San Giuseppe dove c'è già una panchina rossa, a pochi metri dal luogo dove Vanessa Zappalà è stata uccisa a colpi di pistola dall'ex fidanzato. Tante ragazze, donne, ma anche uomini si sono radunati nel comizio spontaneo, al quale ha partecipato anche la Cgil con il segretario regionale Alfio Mannino e il provinciale Carmelo De Caudo. 

«La violenza di genere è un fenomeno sistemico e strutturale – ha commentato Dafne Anastasi di “Non una di meno” Catania – non a caso noi abbiamo elaborato un piano femminista contro la violenza che si basava su nove tavoli di lavoro, che partono dall'educazione, dal diritto alla salute, fino al diritto all'autodeterminazione medica e lo sfruttamento dei territori. Andrà aggiornato perché la situazione sta peggiorando, con il lockdown sono aumentate le richieste ai centri antiviolenza. Anche le istituzioni fanno parte di questo sistema nella misura in cui o sottovalutano i segnali o, come nel caso dell'Italia, ha sottoscritto la convenzione di Istanbul, ma rimasta di fatto inattuata. Non ci piace oggi fare un ragionamento unicamente giudiziario, ma ci interessa che questi eventi non accadano mai più. E per far questo bisogna puntare alle nuove generazioni, nei programmi scolastici non è inserito il tema della violenza di genere e spesso e volentieri anche la stampa si “nutre” di una narrazione tossica perché parla di “raptus”, di “troppo amore” e in molti casi è indulgente nei confronti dei femminicidi, non riconoscendoli come omicidi legati a motivi di violenza di genere, di dominio e possesso.

«Ci è sembrato doveroso oggi fare questa “chiamata” – ha proseguito – immediatamente. La violenza di genere non va in vacanza, anzi, le donne ammazzate sono tantissime. Per “Non una di meno” è importante creare legami di sorellanza, non far sentire sole le ragazze, le donne, ma anche le persone Lgbt. Noi non ci siamo mai fermate dal punto di vista della discussione collettiva, il prossimo passo sarà l'assemblea nazionale che riprenderà il piano che punta l'attenzione anche sulla questione dell'autodeterminazione economica delle donne, sui finanziamenti ai centri antiviolenza, quindi fare in modo che le istituzioni siano davvero presenti. E tutta la Sicilia su questi fronti è deficitaria».

«Va rivista tutta la politica di genere – hanno precisato Mannino e De Caudo – a partire dalle scuole, va rafforzata la garanzia e la tutela delle donne lavoratrici e non solo, va rivista la legislazione nazionale perché si tuteli a prescindere chiunque denuncia: non possiamo lasciare spazi d'ombra, come invece la vicenda di Vanessa dimostra. Non è un caso isolato, ma è l'ennesimo con caratteristiche simili».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA