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La testimonianza

Ritirato il vaccino AstraZeneca, il fratello di Davide: «Ora riaprire le indagini»

In Sicilia quattro le vittime di trombosi. L'appello del fotoreporter Fabrizio Villa

Di Laura Distefano |

Il vaccino Astrazeneca va in pensione. Gli esperti hanno immediatamente cercato di arrestare sul nascere le polemiche. «Il siero anti-covid non è aggiornato per combattere le varianti e quindi non è più utilizzato», è stata la sentenza degli scienziati. L’infettivologo vip Matteo Bassetti ha bacchettato chi insinua un collegamento ai rischi di trombosi. Ma proprio il 30 aprile scorso il colosso anglo-svedese ha ammesso, in un documento depositato in una causa legale avviata da una class action, che il siero può causare, anche se in rari casi, «trombocitopenia».

La storia di Davide Villa

Il ritiro del vaccino prodotto da Astrazeneca ha riaperto ferite a casa di Fabrizio Villa. Il fotoreporter è il fratello di Davide, il poliziotto della squadra mobile etnea che è deceduto il 6 marzo 2021 a pochi giorni dalla somministrazione. «Il mio pensiero immediato – ha detto Fabrizio – è che questa notizia possa portare a riaprire le indagini così come noi abbiamo chiesto. Quanto emerso dall’inchiesta di Report e le ammissioni della casa farmaceutica nella causa inglese sono elementi che secondo noi devono meritano nuovi approfondimenti investigativi. Noi non ci facciamo illusioni dopo l’archiviazione, ma speriamo che la procura di Messina possa rivalutare il caso e riaprire l’inchiesta. La cosa sicura è che noi non ci fermeremo. Lotteremo fino a quando non avremo giustizia».

La lunga scia di dolore

Una battaglia che non porta solo il nome di Davide, ma anche quello di Augusta Turiaco, la docente messinese, Cinzia Pennino, la professoressa palermitana, Zelia Guzzo, l’insegnante gelese. Sono tutti casi simili. «Il vaccino ha salvato tante vite – ha aggiunto Fabrizio – ma a noi ha provocato tanto dolore. Sono state spezzate delle vite, ci sono famiglie distrutte che meritano di avere giustizia».Sono passati tre anni. Tre anni di vuoto. «Mio fratello è morto dopo la somministrazione di un vaccino che doveva salvargli la vita, Noi ci aspettiamo giustizia perché non si può morire in questo modo. Davide era sano, non aveva alcun problema di salute. L’autopsia ha certificato che c’è stata una correlazione tra il decesso e l’inoculazione del siero anti-covid, ma hanno archiviato ugualmente l’indagine in considerazione dell’emergenza pandemica che stavamo vivendo a livello globale».

Il caso “zero”

Ma non può bastare questo. «Mio fratello è stato una sorta di caso zero. Quello che è successo a Davide ha permesso di salvare tante vite. Ricordiamoci che dopo la sua morte il lotto incriminato è stato ritirato dal mercato. Per alcuni potrà essere esagerato, ma io lo considero un eroe invisibile. Se la procura messinese non dovesse riaprire il caso, troveremo altre strade giudiziarie. Ci consulteremo con gli avvocati e valuteremo come procedere. Busseremo dove è necessario bussare. Andremo dove sarà necessario andare. Non si può cancellare tutto con un colpo di spugna».Davide Villa era un servitore dello Stato. Indossava la divisa di poliziotto con grande passione e professionalità. La sala ascolto delle intercettazioni è stata intitolata alla sua memoria. Ma è davvero troppo poco .Un bimbo ha perso un padre. Una mamma ha perso un figlio. Fabrizio ha perso un fratello. I colleghi hanno perso un amico. Non ci potranno essere inchieste o processi che potranno riempire il vuoto lasciato. Ma la verità deve essere cercata. Non può chiudersi tutto con un’archiviazione.

La battaglia per la giustizia

Fabrizio e la sua famiglia non hanno smesso di credere nella scienza e nella medicina: «Noi siamo tutti vaccinati. I vaccini hanno salvato tante vite. Però Davide merita giustizia. E io non avrò pace finché non l’avrò ottenuta».

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