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l'intervista

«Ecco come affrontare il covid nei bimbi e perché serve il vaccino»

Parla il dott. Raffaele Falsaperla, pediatria Covid del San Marco di Catania

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Dott. Raffaele Falsaperla, lei in qualità di primario della pediatria Covid del San Marco cosa si sente di consigliare a tutte quelle mamme e ai papà che oggi a casa sono alle prese con la gestione dei loro figli ammalati di Covid? E quando devono preoccuparsi?

Allora – risponde il direttore dell'Unità che è anche presidente siciliano di Neonatologia –  per tutti quei bambini ammalati che non presentano specifici sintomi allora bisogna procedere con una profilassi che deve essere effettuata a casa procedendo a farsi seguire dai pediatri territoriali.  Quando, invece,  il sintomo è importante e le cure si rivelano non sufficienti allora bisogna ricorrere agli ospedali.

– Ma cosa intende per sintomi importanti?

Se il bimbo ha la tosse si presuppone che abbia in corso  un problema respiratorio.  Ma se la tosse non mette a rischio la respirazione non c'è motivo di andare in ospedale. Se, al contrario,  la febbre persiste per 3-5 giorni ininterrottamente il discorso cambia e a questo punto il bambino deve essere  portato in ospedale perché ci vogliono esami specifici per capire, rima di tutto,  a cosa è dovuta la febbre, se a una conseguenza del Covid, oppure ad altro. Quindi in questo caso si deve passare dalle cure domiciliari e una profilassi ospedaliera.

– In reparto, con  15 pazienti già ricoverati, avete ancora posti disponibili?

Abbiamo il reparto pieno, perché non abbiamo soltanto i bambini ricoverati ma anche le loro madri. Ma è chiaro che se dovesse arrivare un bimbo che deve assolutamente essere ricoverato abbiamo in emergenza in pronto soccorso sei posti in isolamento. Quindi bisogna dire che davanti all'emergenza noi siamo sempre in grado di intervenire.

– Senta è ormai evidente che il Covid dopo aver colpito le popolazioni prettamente anziane sembra essersi rivolto anche sui minori e infatti i casi aumentano…

Come noi pediatri abbiamo già detto da un anno e mezzo, chiaramente aumentando i vaccinati nelle fasce adulte è chiaro che i bambini sarebbero diventati più esposti all'aggressione del virus. In più abbiamo ance una popolazione di no vax, anche tra i  genitori e molti bambini che ancora non hanno avuto il tempo di vaccinarsi.

– I più piccoli allo stato attuale della pandemia cosa rischiano?

Dobbiamo dire le cose vere.  Nella maggior parte de casi che oscilla tra l'85 e l'88%, quindi nella grande maggioranza,  non rischiano nulla. E' chiaro che nella nostra casistica c'è una popolazione minorenne compresa nella fascia del 10, 12% che rischia invece della patologie correlate al Covid. La malattia che ci fa spaventare, anche se fino adesso siamo riuscita a curarla è la “Misc”, una sindrome multinfiammatoria, in cui più organi possono essere colpiti da una iper infiammazione dovuta a una reazione del sistema immunitario contro lo stesso organismo del bimbo. Per questo io consiglio a tutti i genitori che hanno a casa un bimbo ammalato di Covid di attenzionare attentamente i proprio figlio facendo caso  a qualsiasi cambiamento.

– Il long Covid nei bambini cosa comporta?

E una condizione patologica non collegata al decorso del virus ma a una condizione post malattia.

– Lei consiglia o no la vaccinazione nei più piccoli?

Ma certamente. perché un motivo fondamentale è che con la immunizzazione prepariamo il bambino alla conoscenza di questo virus, perché prima o poi tutti conosceremo il Covid. Quindi in questo modo preparo il sistema immunitario ad abituarsi del virus.

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