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Aci Castello, anziché i propri cari

Aci Castello, al cimitero anziché i propri cari trovano un altro defunto sconosciuto

La famiglia denuncia, Procura archivia ma gip riapre inchiesta Scandalo al cimitero: ipotizzati abuso e il vilipendio di cadavere

Di Orazio Provini |

Catania – Immaginate la scena. Alcuni componenti di una famiglia originaria di Aci Castello, da tempo emigrata al Nord, nel 2012 tornano nel paese d’origine e vanno al cimitero a trovare i propri cari, alcuni dei quali morti parecchi anni prima, secondo quanto appreso nel 1971. Nella sorpresa generale invece dei due loculi che avrebbero dovuto ospitare il nonno e il padre di uno di loro, trovano un unico posto, con all’interno la salma di un estraneo. Logico chiedersi che fine avessero fatto le bare dei due congiunti e il perché di una sola tomba al posto dei due loculi.

 Rivoltisi al Comune per ottenere le spiegazioni del caso, ai malcapitati membri della famiglia sarebbe stato risposto (pare in più fasi e non senza un qualche imbarazzo) che a causa della carenza di spazio e di posti disponibilie quindi pressati dalla necessità di trovare nuove soluzioni, gli uffici competenti avevano autorizzato l’estumulazione, anticipando anche quella che sarebbe stata la scadenza naturale della concessione (nello specifico 99 anni) così come nella facoltà concessa ai Comuni dalla legge, quando si raggiungono i 50 o 55 anni di tumulazione. Insoddisfatti dalle risposte ricevute e dalle giustificazioni prodotte, ma anche a causa del mancato ritrovamento dei resti dei due defunti “sfrattati” e dall’incertezza dell’identità della salma poi ritrovata nel loculo, i familiari presentarono una denuncia-esposto per accertare i fatti e valutare eventuali responsabilità.

A distanza di qualche anno il fascicolo investigativo fu chiuso e dalla Procura venne presentata una richiesta di archiviazione contro ignoti. Richiesta adesso rigettata dal Gip Nunzio Sarpietro, che al termine dell’udienza camerale di qualche giorno fa ha restituito gli atti al pubblico ministero, chiedendo di ipotizzare i capi d’imputazione di abuso d’ufficio e vilipendio di cadaveri e ordinando quindi allo stesso di svolgere ulteriori indagini. Novanta i giorni di tempo concessi dal giudice al Pm, al quale peraltro è stato chiesto di verificare l’identità del nuovo “inquilino” subentrato ai due “sfrattati” e se, come sussurrato da qualcuno in paese, avesse goduto di un qualche favoritismo nell’assegnazione della nuova dimora…           

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