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Addiopizzo, 300 richieste d’aiuto dal 2008

Addiopizzo, 300 richieste d’aiuto dal 2008

Di Laura Sirignano |

PALERMO – «In questi ultimi anni abbiamo assistito a un crescendo di denunce contro il pizzo: basti pensare che dal 2008 oltre 300 persone si sono rivolte ad Addiopizzo e Libero Futuro, e la metà dei casi, circa 150, tra commercianti e imprenditori, hanno avuto esito processuale. Il resto sono stati assistiti dalle nostre associazioni a vario titolo. I numeri di Bagheria, però pesano doppio».  

È il bilancio che Enrico Colajanni, presidente dell’associazione antiracket Libero Futuro, fa degli ultimi anni di lotta al racket in Sicilia dopo l’ultima operazione di oggi a Bagheria (Pa) che ha portato a 22 arresti e 50 estorsioni. Dati che svelano una mappa del racket sempre più fitta, a cominciare dalle cifre finora a disposizione dell’avvocato Salvo Caradonna, legale dell’associazione Addiopizzo: «Dal 2013 ad oggi Addiopizzo e Libero Futuro hanno assistito 89 tra imprenditori e commercianti nelle costituzioni di parte civile nei processi per estorsione – spiega – di questi, 84 sono tra Palermo e provincia, 5 tra Trapani ed Agrigento. Un crescendo continuo, se si pensa che da gennaio 2013 a gennaio 2014 le nostre associazioni hanno assistito 34 persone, mentre da febbraio 2014 a febbraio 2015 sono stati 55 gli imprenditori seguiti».  

A Bagheria si sta verificando una situazione quasi irripetibile che rivela la capillarità del fenomeno estorsivo, come spiega Colajanni: «Almeno 70 imprenditori hanno collaborato con le forze dell’ordine, e almeno una quarantina si sono costituiti parte civile nei procedimenti. Nei piccoli centri questi numeri pesano il doppio, perché la società civile è più intimorita». Il comitato Addiopizzo ha determinato una rivolta tra i consumatori, aumentando la consapevolezza sulle pressioni del racket. Fondamentali, poi, sono state le dichiarazioni del pentito Sergio Flamia che a Bagheria hanno permesso di ricostruire gli assetti del clan. «Questa è la quinta operazione antiracket in quel territorio – prosegue Colajanni – le collaborazioni degli imprenditori vessati dalla mafia si stanno rivelando preziose. È un concorso di fattori che rende la situazione di quel comune quasi irripetibile altrove, ad esempio nelle province di Trapani o Agrigento dove la società civile è più resistente e il controllo del tessuto economico più forte. Naturalmente speriamo in un cambiamento in senso opposto, ma lì il contesto è diverso».  

Un’analisi condivisa anche dal legale di Addiopizzo: «Nella sola operazione Apocalisse abbiamo seguito 25 imprenditori – spiega Caradonna – Secondo le indagini antimafia la dinamica estorsiva a Palermo ha una sua peculiarità dovuta alla divisione per mandamenti che rende cosa nostra titolare del diritto di riscuotere il pizzo anche tra i commercianti al dettaglio, rendendo il racket un fenomeno quasi pulviscolare. Diversa la situazione in altre province, come Trapani, dove ad essere presi di mira sono i grandi gruppi imprenditoriali. Ad Agrigento e Trapani l’omertà è ancora forte, ma il numero ridotto di denunce ha comunque un peso di grande impatto, se non maggiore. Non dimentichiamo che a Palermo c’è una forte coscienza critica anche grazie ad associazioni come Addiopizzo che da nove anni lavorano sul territorio».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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