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Augusta e Siracusa, la puzza di petrolio

Augusta e Siracusa, la puzza di petrolio Ecco nomi e segreti del verminaio bis

Nelle carte indagati ma anche politici, imprenditori e professionisti IL CASO: Quelli del "quartierino" tra intrecci, affari e paure

Di Mario Barresi |

SIRACUSA. C’è “Gazzella”, che corre spocchioso nelle praterie del quartierino. E c’è pure “Zoro”, decisivo come pochi altri per chiudere il cerchio. Ci sono i lobbisti, i confindustriali e i segretari dei politici indagati a Potenza. E c’è anche uno scenario tutto siciliano, sull’asse Augusta-Siracusa. Per la localizzazione degli affari, oltre che per il sottobosco degli attori non protagonisti. Taluni semplici comparse, talvolta prestanome, eppure in certi casi pure influenti “facilitatori”.

Veri o millantati, ma tutti rigorosamente aretusei: politici, imprenditori, avvocati. Tutti nella nuova serie dello scandalo petroli, quella ambientata lontana dall’epicentro dei veleni. Eppure, forse, ancor più melmosa. Oscura e nebulosa, come l’orizzonte della zona industriale che s’aggroviglia al porto dei desideri. Benvenuti a Siracusa. Che, ormai è quasi certo, non sarà la sede delle indagini-bis sullo scandalo petroli. Fino a ieri il procuratore Francesco Paolo Giordano smentisce di «aver chiesto o ricevuto qualsiasi atto da colleghi di altre procure». E non le riceverà – quelle carte – visto che l’associazione a delinquere viene contestata dai pm di Potenza a Gianluca Gemelli, Nicola Colicchio, Paolo Quinto e Ivan Lo Bello per «fatti commessi a Roma, dall’ottobre 2014 ad oggi con condotta perdurante».

E dunque l’ipotesi minore per alcuni di questi e altri indagati ancora (turbata libertà del procedimento di scelta del contraente), seppur localizzata a Roma, Catania e Augusta, subisce l’effetto-trascinamento del reato più importante. E dunque, quelle carte, da Potenza sono semmai destinate ai pm capitolini. Eppure è qui che succede tutto. Ed è da questi luoghi del delitto che si dovrebbe ripartire. Anche perché le 279 pagine dell’informativa della Squadra mobile di Potenza saranno un’enciclopedia del “quartierino”, ma manca il quid. Per cui è probabile che ai magistrati di Siracusa sarà chiesto comunque aiuto. E magari si scoprirebbero tanti elementi che in quelle carte non ci sono. Si saprebbe del terreno che faceva gola a Gemelli & C., che, oltre ai misteri della cricca, racchiude pure le suggestioni della storia.

«Fu quello dove sbarcarono gli angloamericani», ti raccontano. Mentre ti sussurrano altre cose: i proprietari, dal 2005, sono i familiari della moglie di un noto avvocato delle aziende del Petrolchimico (nome in codice “Zoro”) che nel 2011 rivenderanno i 2/3 circa alla “Decal Mediterraneo S. r. l. ” dei fratelli Fazio, coinvolti nei Panama Papers, ma anche più volte citati nelle carte di Potenza. Come parte lesa, perché finiti nella palude burocratica su quella concessione sul pontile dei desideri, per un «deposito costiero di prodotti petroliferi in area Punta Cugno» per un totale di 40 milioni di euro. Ma uno dei fratelli viene intercettato a pranzo con Cozzo, il commissario dell’Autorità portuale indagato: «Mi sto consolando al Castello con Carlo Fazio, ricci e rutto libero», dice a Gemelli. Misteri.

Come l’ingresso dei nuovi soci accanto ai vecchi proprietari, con un prezzo di esproprio (16,50 euro) già fissato e un affare che comunque garantisce il doppio dell’investimento iniziale. Poi incrociano la strada della “gioiosa macchina da guerra”: la Alfa Tanko. La società fondata dal buterese-calabrese Alfredo Leto, dal nisseno-padano Fabio Bellomo (ritenuto un prestanome) e da chissà quali altri di quelli che i pm chiamano «soci occulti». Anche se c’è chi – qui, a Siracusa, ma non solo – è certo che la vera chiave per aprire la cassaforte del “clan” sia un’altra società. Non citata nelle carte, ma da trovare. Seguendo le mollichine lasciate qua e là. Siracusa val bene un viaggio, per i magistrati. Potentini o romani che siano. Anche perché il romanzo – criminale e criminogeno – raccontato in quei faldoni va pure contestualizzato.

Non soltanto al porto di Augusta, non soltanto inseguendo la “Gazzella” (alias Gemelli, il fidanzato – o ex – più spregiudicato d’Italia), non soltanto nella palla di vetro dell’imperscrutabile Lo Bello, che ribadisce di voler «chiarire tutto e subito». Gli antropologi locali distinguono Augusta da Siracusa, gli augustani dai siracusani; come se in mezzo ci fossero anni luce. E dunque va compreso il verminaio siracusano, quello delle nove inchieste aperte da Giordano su inquinamento e dintorni, quello che si respirava in Procura prima del suo arrivo. E poi i co-protagonisti, tutti – lo precisiamo solo una volta – non indagati, né autori di condotte illecite. Ma utili, loro malgrado, a comprendere la fenomenologia del quartierino. Lasciando agli indigeni l’amaro piacere di vedere la fotografia di una città dove nessuno sembra al di sopra di ogni sospetto.

Nelle carte i nomi pullulano. Si parla del sindaco Giancarlo Garozzo, del suo ex capo di gabinetto Giovanni Cafeo e del «capo dei due coglioni». U zu’ Ginu. Al secolo: Luigi Foti, 80 anni e rotti, ex ras democristiano più volte sotto processo, che si autodefinisce «un consigliere degli amici che me lo chiedono». Ma per i quartierino-boys è «quello che comanda tutto e tutti». Gemelli sembra uno che dà del tu anche al Papa, ma a Foti si rivolge con un ossequioso «onorevole». E poi «perché lui non ci può parlare più!…, no Ivan non ci può più parlare con Tizio (Foti, secondo gli investigatori), perché gli ha fatto un sacco di favori e poi lui l’ha… », dice Gemelli intercettato prima che la conversazione si interrompa sul più bello. L’informativa certifica «i cattivi rapporti che si erano creati tra Foti e Lo Bello». Ma il fine – confermare il fidato Cozzo a capo dell’Autorità portuale – è tanto importante da giustificare ogni mezzo. E ogni strada. Anche perché Gemelli teme che «Lo Bello potesse fare il doppio gioco, offrendo un assist a Bianco».

Chi ha fatto le migliori pressioni sul ministro Delrio (che le smentisce), fra gli ultrarenziani e il leader di Confindustria? Scrive la Mobile di Potenza: «A rivendicare l’avvenuta nomina di Cozzo era tuttavia (oltre che Lo Bello), anche Foti, interessato a sua volta dal Gemelli». Che, nel ringraziarlo, «gli prometteva un pranzo». Nelle carte altri vip aretusei: «Garozzo zio» (Aldo, ex ad di Erg e presidente di Autorità portuale e Confindustria), i familiari dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo, il padre Pippo e la sorella Maria Pia, e l’avvocato Piero Amara (legale Eni nel processo sull’inquinamento) “sondati” da Gemelli&C. senza troppo successo. E altri nomi, di cui si occuperà la nostra edizione di Siracusa. E infine il misterioso «Luca». Cugino di Gemelli, con cui si confronta su politica e affari. I pm potentini non lo identificano. È Luca Maiolino. Fratello di Diego, ex assessore ad Augusta. Si torna alla casella di partenza: il porto delle nebbie. Siracusa sembra di nuovo lontana.

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