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Avvelenò il marito, condannata a 30 anni ma va ai domiciliari, protestano i familiari della vittima: «Nessun rispetto per il nostro dolore»

 La donna è madre di un bambino di 18 mesi, e per questo motivo le sono stati concessi gli arresti in casa

Di Redazione |

«Non c'è rispetto del nostro dolore. Ci sentiamo traditi da una decisione che riapre una ferita dolorosissima. L’imputata aveva già avuto la possibilità di andare a vivere con il proprio figlio presso una casa famiglia nei pressi di Avellino, ma incredibilmente ha rifiutato questa scomoda alternativa perché lontano da casa. Ora gli viene accordato il capriccio di tornare ai domiciliari per vivere comodamente dopo il gravissimo delitto che ha consumato. E' una grandissima ingiustizia». E’ quanto affermano Domenico e Maria Concetta Rosella Musicò, fratello e sorella della vittima dopo la decisione del riesame di concedere gli arresti domiciliari a Loredana Graziano condannata a 30 anni in appello per l’omicidio del marito, Sebastiano Rosella Musico, morto avvelenato. 

 La donna è madre di un bambino di 18 mesi, e per questo motivo le sono stati concessi i domiciliari. 

 Loredana Graziano avrebbe deciso di liberarsi del coniuge, somministrandogli cianuro e medicine anticoagulanti, mischiati alle pietanze, dopo avere allacciato una relazione extraconiugale.

«Il 30 gennaio – aggiungono i familiari assistiti dall’avvocato Salvatore Sansone – la Corte di Assise di Appello di Palermo, confermando la sentenza di condanna per omicidio volontario aggravato alla pena di 30 anni di reclusione, aveva respinto la richiesta di sostituzione della misura cautelare presentata dalla sua difesa evidenziando la persistenza della Sua pericolosità. L’odierna decisione del Tribunale del Riesame di Palermo sul rinvio della Corte di Cassazione, interviene su temi che contestiamo sollecitando l'impugnazione della Procura Generale, e che dopo la conferma della sentenza in grado di appello riteniamo inattuali e superati».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA