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Catania, il prof di Agraria guarito: «Sono stato preso per i capelli…»

Di Redazione |

CATANIA – E stato rinominato il “paziente zero” dell’ospedale Cannizzaro di Catania, il primo caso che ha mandato in quarantena 5 medici e 8 infermieri dell’Utir. Ieri dopo 10 giorni di ricovero il docente catanese di Agraia, che insegna a Reggio Calabria, ha lasciato il reparto di Malattive infettive per far ritorno a casa, perfettamente guarito e col tampone negativo. Lo abbiamo sentito per telefono.

Professore, innanzitutto come sta?

«Sto molto meglio. Ho solo ancora i postumi della polmonite, ma sono a posto. Alla fine mi è andata bene e devo dire che all’Utir del Cannizzaro mi hanno salvato prendendomi per i capelli».

Quand’è che si è accorto che qualcosa non andava?

«Dopo 8 giorni circa di febbre, anche a 40. In un primo tempo mi sono detto…”sarà influenza” e sono andato avanti in maniera anche spocchiosa e con relativa tranquillità dicendomi che sarebbe passata. Poi però negli ultimi giorni ho cominciato ad accusare problemi respiratori e solo allora, essendo stato già curato all’Utir per pregressi episodi di polmonite, ho chiamato un medico che conosco, non prima di aver sentito il mio medico di famiglia per chiedergli lumi sul coronavirus ricevendo la rassicurazione che non ero un soggetto che rientrava tra quelli a rischio».

E allora?

«A quel punto ho comunicato i miei sintomi e ho annunciato che mi sarei recato al pronto soccorso. Ma il medico dell’Utir mi ha detto di non farlo e dopo avermi fatto una anamnesi per telefono ha fatto subito il quadro e ha consigliato un ricovero».

E lei quindi è finito all’Utir?

«Esattamente. Ma se fossi andato altrove forse, visto che poi sono risultato positivo, sarebbe stato molto peggio. Invece all’Utir hanno fatto tutto quello che dovevano fare, con la massima accortezza, tanto che finora nessuno è risultato positivo, neanche gli altri pazienti del reparto. Già la sera del ricovero non avevo più la febbre».

Ma poi il suo tampone è risultato positivo…

«Infatti, ma il tampone è stato effettuato solo per un eccesso di zelo, le ripeto, perché non ero secondo i criteri del ministero un soggetto a rischio visto che non mi sono ma recato nelle aree sensibili al virus».

Quindi lei ritiene che il caso poteva diventare una seconda Codogno, con l’ospedale infettato?

«Mi chiedo solo cosa sarebbe successo se avessi seguito un iter differente visto che non ero considerato caso pericoloso per il Covid19».

A malattie infettive come è andata?

«Sono stato curato a dovere, ma i primi giorni parte del personale aveva paura ad entrare nella mia stanza. Alcuni arrivavano davanti alla porta. Io dovevo indossare la mascherina. Loro aprivano e in fretta mi passavano il sacchetto col pranzo. Ma successivamente è andata bene».

Ha ricostruito come è stato infettato?

«Certamente. E non ho collegamenti con i miei colleghi catanesi risultati positivi. A Reggio Calabria il 17 e 18 febbraio abbiamo avuto un congresso di Agraria e parallelamente la conferenza dei presidi di Agraria provenienti da tutta Italia. Ed è lì che mi sarò infettato. Alcuni giorni dopo ho cominciato a stare male».

Lei è ancora in isolamento?

«Sono a casa, ma sono perfettamente guarito e il tampone è negativo. Qualcuno mi ha addirittura detto in reparto che potrei fare il monatta. Starò, però ancora in isolamento a casa con mia moglie, anche lei positiva, ma senza sintomi…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA