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Favara, un altro pentito “scaricato” dai familiari

Di Francesco Di Mare |

Favara. È noto come il paese dell’agnello pasquale, ma da qualche mese anche per i pentiti di mafia e i dissociati. Per chi cioè decide di collaborare con la giustizia dopo anni a delinquere e per chi, per salvarsi la vita da eventuali ritorsioni, prende le distanze dai propri cari.

Dopo la dissociazione a mezzo stampa di Angela Russotto, ormai ex fidanzata di Mario Rizzo, “gola profonda” sulla faida sporca di droga in corso da un paio d’anni sull’asse agrigentino-belga, ecco un colpo di scena ancor più deflagrante. Qui l’ombra della mafia si allunga sulle vicende familiari. «La famiglia del collaboratore Quaranta Giuseppe, la moglie e i figli, dichiarano di non voler condividere la sua scelta dopo aver provato tante volte a convincerlo a farlo ritrattare, e così hanno deciso di non voler più avere a che fare con lui stesso».

Questo il messaggio testuale, gelido, inequivocabile, reso noto rigorosamente a mezzo internet, attraverso un paio di siti on line, quasi nel cuore della notte tra ieri e giovedì. Nota non banale: Giuseppe Quaranta è il primo pentito di mafia favarese, arrestato a gennaio nell’operazione “Montagna”.

Sulle strade di Favara, purtroppo, negli anni è stato fatto scorrere molto sangue per vicende di mafia. La voglia di riscatto ne centro agrigentino c’è, ma l’omertà regna ancora sovrana. Con le sue dichiarazioni verbalizzate dalla Dda di Palermo dopo il suo arresto a gennaio scorso, Quaranta ha mandato in cella decine di presunti affiliati a Cosa nostra, promettendo di mandarne altri a breve. Ritenuto attendibile per i suoi trascorsi di boss del paese e per la vicinanza con gli altri capibastone provinciali dell’ultimo decennio, sta riempendo pagine di verbali e impegnando i magistrati della Direzione distrettuale. In parallelo, ecco la reazione inattesa dei suoi familiari. Familiari stretti che poco dopo il pentimento dell’uomo vennero trasferiti in fretta e furia in una località segreta e protetta, proprio per evitare ritorsioni anche pesanti. Chi pensava però a un focolare domestico pronto a stringersi attorno a un uomo tanto coraggioso da cambiare strada nella propria vita, auspicando magari un futuro migliore per i propri cari, si è sbagliato. Stanca di stare lontana da Favara, ma evidentemente non in linea con le posizioni del pentito, la famiglia di Quaranta ha deciso di mollarlo.

È stato Gabriele Quaranta, figlio dell’ex boss favarese a far saper come lui stesso e la madre, siano tornati a Favara da un paio di giorni. Nella lettera la famiglia, la moglie e i figli (compreso Calogero, altro figlio di Quaranta finito in manette con lui) non mancano di evidenziare un dato saliente, tanto per non lasciare dubbi agli interlocutori: «Abbiamo provato a farlo ritrattare». Evidentemente pentirsi per i misfatti del passato a Favara non è cosa condivisa da tutti, anche all’interno dello stesso nucleo familiare.

La faccenda è ovviamente al vaglio della Dda di Palermo, alla luce di questa dissociazione così plateale da parte di chi non esita a scaricare il fidanzato, il marito, addirittura il proprio padre, “reo” di avere deciso di collaborare con lo Stato, con la giustizia.

E pensare che lo stesso Quaranta è stato condannato un paio di mesi fa dal Tribunale di Agrigento a 3 mesi di reclusione e 10 mila euro di multa nel processo che lo vide imputato insieme ad altre 4 persone (tra le quali la stessa moglie, assolta) per abusivismo edilizio. Cosa c’entra l’abusivismo edilizio con questa storia di pentimento e dissociazione? Quaranta, disse in udienza dalla località segreta in cui si trova, di volere costruire una villetta tra Agrigento e Favara, «per fare un regalo alla moglie». I vigili urbani furono informati della cosa e sequestrarono la piattaforma sulla quale doveva sorgere la struttura. Quaranta non immaginava di essere ripudiato, non certo per quel regalo fallito sul nascere.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA