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L'INCIDENTE DI CASTELMOLA

l sorrisi e le foto mozzafiato prima dello schianto: cosa è successo sul parapendio di Alex e Maria Josè?

La donna argentina che si è miracolosamente salvata è ricoverata in rianimazione al Cannizzaro di Catania. Era esperta di volo, come l'istruttore deceduto Alessandro Melfa

Di Francesca Aglieri Rinella |

E' ancora un mistero quello che è successo a bordo del parapendio biposto che si è schiantato ieri al suolo nei pressi di Castelmola sulle colline  sopra Taormina. Nell'incidente ha perso la vita il pilota, Alessandro Melfa, 52 anni, mentre è rimasta gravemente ferita (ma non è in pericolo di vita) la collega, Maria Josè Isaia, 51 anni, argentina e residente a Gallodoro, attualmente ricoverata in prognosi riservata all'ospedale Cannizzaro di Catania. E’ stata sottoposta dagli specialisti ortopedici a un intervento di stabilizzazione provvisoria con un fissatore esterno per la frattura esposta al femore destro. Nello schianto, ha riportato anche un grave trauma toracico e altre fratture vertebrali e per questo è stata quindi ricoverata nel reparto di Anestesia e Rianimazione. 

L’ipotesi è che il velivolo abbia urtato contro dei fili elettrici dell’alta tensione che sono segnalati e noti. Ed è proprio questo che lascia perplessi, perché Alex Melfa era un pilota esperto, che volava anche con turisti e bambini, con ore e ore di volo alle spalle, che conosceva come le sue tasche quelle montagne che digradano verso il mare di Letojanni. Sapeva quindi che c'erano quei cavi dell'alta tensione e appare strano che il parapendio biposto sul quale si trovava con l'amica e collega abbia incocciato quei fili nella fase di volo. Anche Maria Josè era una pilota esperta, era una sportiva appassionata, che amava l'adrenalina del volo in parapendio e che aveva solcato i cieli di mezzo mondo, dalla sua amata Argentina fino appunto all'Etna.

Solo lei forse potrà dire – quando si sarà ripresa – quello che è accaduto durante il volo. I due erano decollati da Monte Venere, le condizioni meteo erano ottime, la visibilità perfetta, quindi è da escludere anche una errata valutazione delle condizioni meteorologiche. Alex e Maria Josè avevano controllato tutto prima del decollo, vele, cordini e quant'altro.

Il parapendio non è considerato uno sport pericoloso. Si tratta del mezzo da volo libero più leggero in circolazione. Si vola comodamente seduti sfruttando le correnti d’aria ascensionali.  Il decollo è dolce, il pilota esegue una piccola corsa su un tratto leggermente inclinato e quando la vela si gonfia i piedi si staccano dal terreno. A questo punto il gioco è fatto: si può ammirare il panorama da una prospettiva mozzafiato e magari scattare qualche fotografia.

Ed è proprio quello che avevano fatto Alex e Maria José prima dello schianto. Ci sono l’azzurro del cielo e del mare e il nero della lava sull’Etna negli scatti postati poche ore prima della tragedia di Castelmola. A pubblicarli su Facebook è stata Maria Josè. Una sequenza di immagini in cui la donna, sorridente, ammira dall’alto la bellezza di Taormina, del vulcano e di Gallodoro, la maestosità di quei luoghi in cui da tempo ha scelto di vivere.

«Casa dolce casa» e «Volo dell’Etna»: così ha intitolato la galleria di foto. Proprio un anno fa Maria Josè aveva lasciato il suo paese d’origine, l’Argentina, per «inseguire i suoi sogni» e aveva anche ottenuto la cittadinanza italiana. Pilota esperta, con la passione per il volo, della sua vita fanno parte Gabriele D’Arrigo,  presidente della scuola Etna Fly e figlio del compianto Angelo, la moglie Laura Mancuso e lo stesso Alessandro Melfa. Una vita fatta di emozioni ad alta quota, di voli adrenalinici e di racconti mozzafiato di orizzonti e paesaggi.

La tragedia di Castelmola, solo l’ultima in ordine di tempo, non può che portare alla memoria proprio la tragica fine dell’aviatore e deltaplanista catanese Angelo D’Arrigo, l’Icaro dell’Etna. Amante e appassionato di montagna e di sport estremi, è morto nel 2006 durante una dimostrazione di volo a Comiso. Era soprannominato “Condor” per le sue ricerche sul volo dei rapaci delle Ande e le sue imprese, che lo avevano visto impegnato nel volo libero sulle cime più alte del mondo. Era stato il primo a sorvolare l’Etna in eruzione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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