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L’arresto dell’immobiliarista Statuto e i rischi per l’hotel San Domenico di Taormina

Di Redazione |

ROMA – È considerato l’immobiliarista degli hotel di lusso perché ne possiede diversi sparsi in tutta Italia, Sicilia compresa dove è proprietario dello storico hotel San Domenico di Taormina. Stiamo parlando Giuseppe Statuto, finito agli arresti domiciliari con il suo braccio destro Massimo Negrini. La misura cautelare, emessa dal gip, è stata eseguita dai Finanzieridel comando provinciale di Roma, al termine delle indagini coordinate dalla procura. Giuseppe Statuto, 51 anni, di origini napoletane, e il suo collaboratore Massimo Negrini, 64 anni, sono ritenuti responsabili della bancarotta fraudolenta della “Brera Srl”.

Secondo quanto spiega la Guardia di Finanza, Statuto sarebbe stato “protagonista di rilevanti iniziative speculative, soprattutto nel settore immobiliare”. A fronte della crisi del comparto, il gruppo Statuto, a cui fanno capo centinaia di imprese, ha orientato il proprio business, nel tempo, verso la gestione di alberghi di lusso nelle città di Venezia, Milano e Taormina.

Dagli approfondimenti investigativi condotti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è emerso che gli arrestati «hanno distratto dal patrimonio della società fallita oltre 8 milioni di euro, relativi a un credito vantato verso la società controllante, la Michele Amari Srl, trasferendolo fittiziamente a due società con sede a Lussemburgo appartenenti allo stesso gruppo e rendendolo, come si legge nel provvedimento, “di fatto irrecuperabile, mediante un complesso intreccio di negozi giuridici fraudolenti, indice dell’elevata professionalità degli indagati”.

Quella dell’imprenditore Giuseppe Statuto e del suo collaboratore Massimo Negrini – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Flavia Costantini – era una “condotta, assolutamente non occasionale o sporadica, ma programmata e protratta nel tempo, sin dalla costituzione della società (la Brera srl) che era verosimilmente già destinata al default”. 

Per il giudice è “concreto ed attuale il pericolo di commissione di delitti della stessa specie, considerate le modalità con le quali sono stati commessi i fatti  e le negative personalità di entrambi gli indagati”. “Appare quindi evidente la spregiudicatezza della condotta degli indagati – sottolinea il gip – finalizzata alla creazione di società a mero scopo speculativo, le quali sono state sistematicamente ed in maniera preordinata portate al fallimento”.

Una veduta aerea dell’hotel San Domenico di Taormina

In merito poi al ruolo di Statuto, per il gip emerge “con chiarezza che lo stesso rappresenta il fulcro attorno a cui ruota l’attività illecita de qua, essendo il referente del gruppo societario cui appartengono le compagini coinvolte nei fatti oggetto di contestazione”. Un dato questo che “rende non solo concreta la probabilità di reiterazione di condotte delittuose in ambito societario ma anche attuale. Risulta che Statuto ha rivestito e riveste tutt’ora cariche amministrative all’interno di società che operano nel settore anche a seguito di nomine recenti; ugualmente ha detenuto e detiene partecipazioni in numerose società, alcune delle quali da lui stesso amministrate”. Quanto a Negrini infine, non si tratta di “un mero prestanome” conclude il gip ma di un soggetto “fattivamente inserito nell’organizzazione societaria che fa capo a Statuto”.

Statuto ha acquistato il San Domenico – un boutique hotel 5 stelle lusso – per 52 milioni e rotti (prezzo iniziale 72 milioni e 836 mila). Il San Domenico di Taormina, per decenni il quartier generale del festival del cinema avendo ospitato tutte le star interazionali – è ancora in fase di ristrutturazione dopo un anno di tira e molla per un progetto di sopraelevazione di sette metri che non poteva passare nemmeno nel Burundi e che ha fatto scaldare i motori a Italia Nostra. Attualmente, con un turismo in forte crescita, la chiusura del San Domenico è un “foruncolo” fastidioso per Taormina. E questi guai giudiziari per il proprietario mettono seriamente a rischio la riapertura della struttura che era prevista nel 2019 con la riassunzione di gran parte del personale. 

I sindacati – che avevano lavorato a lungo per garantire i posti di lavoro – si sono già rimessi al lavoro per capire quali potrebbero essere i riflessi dell’arresto di Statuto sul cronoprogramma che prevedeva la riapertura dell’hotel per la primavera-estate 2019. Già Taormina aveva ricevuto un pessimo regalo quando il nuovo acquirente aveva comunicato all’amministrazione comunale e ai dipendenti che l’albergo sarebbe rimasto chiuso per «profonde ristrutturazioni». In più aveva richiesto e ottenuto di far diventare la struttura un hotel stagionale. Ma a questo punto il rischio che Taormina perda la punta di diamante del turismo d’elite è davvero concreto.

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