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Le indagini

Stragi del ’93, perquisizioni della Dia a Palermo, Roma e Rovigo per cercare riscontri a parole Graviano

Nessun indagato tra destinatari provvedimenti, tutti incensurati. Tra loro figurerebbero il fratello, la sorella, le mogli e i figli di Giuseppe e Filippo Graviano e altri soggetti vicini alla famiglia a capo del mandamento di Brancaccio

Di Redazione |

Avrebbero riguardato una decina di persone, tutte incensurate e tutte non indagate, le perquisizioni effettuate stamani dalla Dia di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del 1993 a Firenze, Milano e Roma: tra loro figurerebbero il fratello, la sorella, le mogli e i figli di Giuseppe e Filippo Graviano e altri soggetti vicini alla famiglia. Scopo delle perquisizioni, secondo quanto appreso, la ricerca di eventuali riscontri alle dichiarazioni rese davanti alla corte di assise di Reggio Calabria. 

Tra i perquisiti ci sarebbe anche la vedova del cugino dei Graviano, Salvo, morto anni fa: stando a quanto riferito da Giuseppe Graviano avrebbe tenuto lui una scrittura privata con i nomi dei finanziatori, tutte persone decedute, a cui sarebbero stati collegati i 20 miliardi di lire che il nonno del boss di Brancaccio avrebbe consegnato a Silvio Berlusconi per investirli nel campo immobiliare, come dichiarata da Giuseppe Graviano in aula a Reggio Calabria.   Alle perquisizioni ha preso parte anche la polizia postale per la duplicazione di pc. 

L’inchiesta sulle stragi del 1993 è stata aperta e chiusa più volte a partire dagli anni '90, coinvolgendo nuovamente Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, in passato già indagati e archiviati.  Le nuove verifiche sono partite quasi due anni fa dopo che Giuseppe Graviano, capo del mandamento di Brancaccio di Palermo, ha parlato davanti alla corte di Assise di Reggio Calabria, nel cosiddetto processo alla "Ndrangheta stragista" nel quale è stato condannato all’ergastolo.

Al processo Graviano ha accusato Silvio Berlusconi di aver fatto affari con suo nonno, che avrebbe consegnato all’'ex premier 20 miliari di lire per investirli nel campo immobiliare e che esisterebbe anche una scrittura privata, che avrebbe avuto suo cugino Salvo, in cui apparivano i nomi dei finanziatori. Le dichiarazioni di Graviano sono state definite prive di fondamento dall’avvocato Niccolò Ghedini, legale del Cavaliere: mai conosciuti i Graviano né alcun rapporto con loro. 

 L’inchiesta fiorentina è coordinata dal procuratore capo Giuseppe Creazzo e dagli aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli ed è finalizzata a svelare i presunti mandanti occulti delle stragi.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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