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Pm condannati a Palagonia, i figli della vittima: «Ha avuto giustizia»

Di Redazione |

MESSINA – «Per me è come se fossero i miei figli, mi auguro il meglio per loro e per questo sono felice di poterli aiutare meglio ora con questo risarcimento. Loro non parlano spesso della madre, è tropo doloroso: ma sono contenti che ora abbia avuto, almeno in parte, giustizia». Lo dice Carmelo Calì, cugino di Marianna Manduca, la donna che aveva denunciato più volte le violenze subite dal marito dal quale poi è stata uccisa. Carmelo Calì ha adottato i tre figli della donna: tre maschi di 16, 15 e 12 anni.

Dopo una lunga battaglia legale il Tribunale civile di Messina ha condannato la Presidenza del consiglio dei ministri a risarcire 300 mila euro di danni patrimoniali ai tre figli della donna per le negligenze dei due pm che ebbero tra le mani parte delle denunce fatte dalla donna nei confronti del coniuge.

Calì, sposato, ha altri tre figli naturali di 9, 15 e 20 anni, e vive a Senigallia, nelle Marche. «I ragazzi non hanno ancora le idee precise su cosa faranno da grandi – continua Calì – ma sono studiosi e vogliono laurearsi. Non parlano mai del padre che è in carcere, ex tossicodipendente e violento con loro e con la loro madre. Noi ci siamo presto resi conto della gravità della situazione dei ragazzi: prima li abbiamo avuti in affido temporaneo per cinque anni e poi abbiamo chiesto l’adozione. Per me non è stato facile, ho un’impresa edile, ma il settore è in crisi e garantire tutto il necessario a sei ragazzi non è semplice: sono tante le loro esigenze e noi non vogliamo fargli mancare nulla. Spero che questi soldi di risarcimento per i danni patrimoniali arrivino presto e che non si perdano nei meandri della burocrazia. Già lo Stato ha ritardato molto nel fornire una sentenza valida e non è stato sicuramente pronto a difendere mia cugina, spero ora siano veloci nel dare i soldi a questi ragazzi».

«Tra l’altro – prosegue – mi devo confrontare con gli avvocati per vedere se ci sono i presupposti per chiedere anche un risarcimento morale per i ragazzi per dare loro la possibilità di studiare e avere un futuro tranquillo». «I pm che non hanno dato seguito alle denunce di mia cugina – conclude Calì – hanno grandi responsabilità. Qualcuno mi diceva di lasciare perdere ma io penso che se lo Stato sbaglia deve pagare come tutti gli altri. Abbiamo scalfito un muro di gomma, le leggi possono essere anche le migliori ma vanno applicate e messe in atto». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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