Notizie Locali


SEZIONI
Catania 17°

Cronaca

Rischio di morte improvvisa per Riina: «Non può stare in processo». Ma per i giudici “è capace”

Di Redazione |

MILANO – La «cardiopatia» di cui soffre Totò Riina lo «espone costantemente» al «rischio di una morte improvvisa». E’ quanto si legge nella relazione dell’ospedale di Parma depositata nel processo milanese che vede il ‘capo dei capi’ di Cosa Nostra imputato per minacce nei confronti del direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano. I giudici della sesta sezione penale sono entrati in camera di consiglio per decidere, anche sulla base di quella relazione, se disporre o meno una perizia sulla capacità del boss di stare nel processo. Ma poi sono usciti decidendo di continuare

Per loro infatti Totò Riina ha la «piena capacità di intendere e di volere» e quella di «stare in giudizio». Con questa motivazione i giudici milanesi hanno respinro la richiesta della difesa di sospensione del processo, nel quale è imputato per minacce al direttore del carcere di Opera, e anche l’istanza di una perizia per valutare la capacità processuale. Il Tribunale nell’ordinanza ha evidenziato che nella relazione dei medici di Parma viene scritto che il boss è «vigile» e «collaborante». 

Lo scorso 27 giugno i giudici della sesta sezione (presidente Martorelli), accogliendo un’istanza dei legali Luca Cianferoni e Mirko Perlino, avevano stabilito che il carcere di Parma (Riina è in ospedale in regime detentivo) avrebbe dovuto trasmettere al Tribunale di Milano «con la massima sollecitudine», oltre alle cartelle cliniche, anche una «breve relazione sanitaria» sulle condizioni «di salute» di Riina «soprattutto con riferimento» alla sua «capacità di stare in giudizio».

Relazione, poi trasmessa e firmata dal primario dell’ospedale Michele Riva, nella quale si parla appunto del «rischio di una morte improvvisa», oltre che di un «paziente fragile» e dallo «eloquio scadente». Oggi la difesa del boss ha insistito sulla sospensione del processo milanese per l’incapacità dell’imputato di stare in giudizio. «Non capisce più e noi non capiamo cosa dice», ha spiegato il legale Perlino. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati