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GLI ARRESTI

Scandalo tangenti in Sicilia, uno degli indagati: «Abbiamo amici ovunque». Così funzionava la corruzione

Di pubblici ufficiali disposti a vendere la funzione in cambio di soldi la coop Nido D'argento e il suo presidente, Giuseppe Gaglio, ne avevano dappertutto

Di Redazione |

«Abbiamo un amico in ogni posto», diceva Massimiliano Terzo, dipendente della cooperativa sociale Nido D’Argento finita in una inchiesta su un giro di mazzette in cambio di favori e appalti. E in effetti di pubblici ufficiali disposti a vendere la funzione in cambio di soldi la coop e il suo presidente, Giuseppe Gaglio, ne aveva ovunque.

Il dirigente e i suoi dipendenti fidati come appunto Massimiliano Terzo, ma anche Francesco Chiavello e Giuseppe Chiaramonte, individuavano il pubblico ufficiale da avvicinare «mediante un approccio reverenziale fino a irretirlo», scrive il gip che ha disposto le 12 misure cautelari.

L’intercettazione

In una intercettazione tra Massimiliano Terzo con la dirigente del comune di Balestrate, Maria Rita Milazzo si comprende la complicità che c’era tra corrotti e corruttori. «Secondo te che attività si potrebbe proporre?» chiedeva Terzo a Maria Rita Milazzo, per capire come vincere una gara. «Potresti fare attività di laboratorio… di pittura, di scrittura, la scuola prevista è l’Aldisio, che c’è un grande giardino attorno se voi avete anche piscine esterne fargli fare giochi lì… secondo me queste attività voi potreste proporre…», rispondeva lei. Ma i consigli della dirigente avevano un prezzo: «Ti volevo chiedere, ma c’è possibilità di lavorare per mia figlia?». E Terzo ripondeva: «Se noi riusciamo ad acchiapparne qualcuno sì, certo!.. «Va be se c’è poi l’assegnazione… non ti preoccupare, dico, che in base alla disponibilità che ha lei, la facciamo… la inseriamo».

Le “risorse”

Anche il reperimento delle risorse necessarie per il pagamento delle tangenti era è affidato a meccanismi rodati, messi a punto dal presidente della coop e dai suoi uomini per evitare la tracciabilità delle operazioni illecite. I fondi neri da distribuire ai pubblici ufficiali per i loro servizi erano costituiti da soldi versati da Gaglio ai suoi stretti collaboratori con bonifici con causali fittizie, poi restituiti in contanti, dalla riscossione in nero, tramite i referenti locali della cooperativa, dei proventi delle attività di consulenza effettuate, o dai ricavi delle numerose attività svolte dalla Nido D’Argento. La provvista veniva poi distribuita ai pubblici ufficiali corrotti.

La sede della Nido D’Argento e le cooperative Medea ed Antropos (gestite da Chiavello nonostante fossero intestate formalmente ad altri), costituivano le basi logistiche dell’associazione criminale e le sedi degli incontri tra Gaglio e i suoi e i dirigenti collusi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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