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il sequestro da 37 mln

Un medico di base messinese dominus della truffa dei crediti del Superbonus 110%: sfruttava la fiducia dei pazienti e garantiva loro i contributi statali

Le indagini della Guardia di finanza hanno portato alla scoperta di un sistema ben collaudato. Sei le misure cautelari eseguite: tra gli arrestati il medico Antonino Barbera

Di Francesca Aglieri Rinella |

Sono sei le persone arrestate – una in carcere e cinque cui domiciliari – nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Messina sui crediti dell’Ecobonus e del Superbonus 110%. I finanzieri hanno eseguito la misura cautelare nei confronti dei sei indagati tra cui un medico di medicina generale di Messina (Antonino Barbera, originario di Rometta) che, sfruttando il rapporto di fiducia che intercorreva con i suoi pazienti, prospettava loro la possibilità di ottenere i contributi statali “Ecobonus” e “Superbonus”, per ristrutturare immobili di loro proprietà.

La denuncia di un cittadino

L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di accessi abusivi al sistema informatico, di indebite compensazioni di debiti fiscali e di auto-riciclaggio. Le investigazioni, concernenti un complesso sistema fraudolento ideato per lucrare sui benefici fiscali introdotti dal decreto Legge 34 del 2020 – il cosiddetto decreto “Rilancio” e dalle successive integrazioni, hanno avuto origine da una denuncia presentata alle Fiamme Gialle da un cittadino, che veniva informato da un funzionario dell’Agenzia delle Entrate dell’inserimento, nel proprio cassetto fiscale, di crediti d’imposta per un controvalore di ben 1,3 milioni di euro, riconducibili a lavori di ristrutturazione edilizia, in realtà mai eseguiti. 

Gli arrestati

Gli arrestati, oltre ad Antonino Barbera, 72 anni, sono: ai domiciliari Domenica Barbera, 69 anni, Nicola Barbera, 45 anni, ,Felicia De Salvo, 68 anni, Silvia Lo Giudice, 41 anni e Roberto Pisa, 62 anni

Le indagini dei finanzieri

Sulla base dei primi accertamenti, quindi, i finanzieri hanno accertato che le agevolazioni fiscali segnalate, riconducibili al “Superbonus 110%”, risultavano cedute, tramite la piattaforma denominata “cessione crediti” dell’Agenzia delle Entrate, a una società, avente ad oggetto la locazione di beni immobili, poi risultata priva di personale e strutture idonee all’esercizio dell’attività. Più approfondite investigazioni, consistite nello svolgimento di attività tecnica, accertamenti bancari e perquisizioni locali, hanno consentito di ricostruire ulteriori ingenti crediti, inseriti nei sistemi informatici da un unico soggetto e ceduti da soggetti privati, sempre alle medesime società messinesi riconducibili a persone facenti parte di un solo nucleo familiare. 

Il ruolo del medico

Il medico di base invitava i pazienti a rilasciargli le credenziali Spid – il Sistema Pubblico di Identità – con cui usufruire dei servizi online della Pubblica Amministrazione – così da potere accedere, da remoto, al loro cassetto fiscale, a consegnargli i documenti d’identità, a consentirgli la facoltà di accesso alle caselle di posta elettronica, a conferirgli mandato per la gestione dello smobilizzo dei crediti di imposta conto terzi.  A fronte di lavori mai avviati, il medico, grazie al fondamentale apporto tecnico di un commercialista, operando da remoto nei cassetti fiscali degli ignari pazienti cedenti, riusciva a svolgere la procedura istruttoria dell’Agenzia delle Entrate, mediante l’apposizione dell’obbligatorio “visto di conformità” per far confluire la cessione del credito d’imposta nella piattaforma web “cessione crediti”. I fittizi crediti così creati venivano poi ceduti ad altri soggetti, tra cui n. quattro società riferibili al medico ed a suoi parenti, al fine di consentirne la monetizzazione, ovvero la compensazione fiscale con debiti reali. 

Il sequestro da 37 mln di euro

Il giudice della cautela ha anche disposto la misura cautelare del sequestro preventivo di oltre 37 milioni di Euro, in parte ancora giacenti, sotto forma di crediti, sulla relativa piattaforma telematica, pari ai profitti generati attraverso l’attività criminosa oggetto d’indagine.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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