Notizie Locali


SEZIONI
Catania 20°

Allarme Istat: «Meridione assente da politica

Allarme Istat: «Meridione assente da politica ma senza il Sud a rischio crescita dell’Italia»

Tutte le differenze tra Nord e Mezzogiorno nel Rapporto 2015

Di Redazione |

ROMA – «Il Mezzogiorno è da molti anni assente dalle priorità di policy. La dimensione del problema è tale che, se non si recupera il Mezzogiorno alla dimensioni di crescita e di sviluppo su cui si sta avviando il resto del Paese, sviluppo e crescita non potranno che essere penalizzati rispetto agli altri Paesi». E’ l’allarme lanciato dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, un allarme lanciato sulla base dei dati del Rapporto annuale dell’Istituto di statistica che conferma quanto è sotto chi occhi di tutti, ovvero i pochi investimenti dei governo centrali nel Sud de Paese, Sicilia compresa. Nel 2014 la crescita dell’occupazione ha riguardato solo il Centro Nord, mentre il Mezzogiorno continua ad accusare perdite, rileva l’Istat: 45 mila occupati lo scorso, quasi 600 mila dall’inizio della crisi (-9%). Il calo nell’ultimo anno fa scendere il tasso di occupazione del Mezzogiorno sotto al 42%.   In questi anni, ha spiegato Alleva, anche per effetto della lunga recessione e dei vincoli alle politiche fiscali, «i divari si sono allargati. Non soltanto sul terreno delle attività economiche e dell’occupazione, ma anche in quasi tutte le dimensioni del benessere». Riportare il Sud sul sentiero della crescita non può dunque essere affidato «a una singola policy, nemmeno se avesse una dimensione straordinaria (come è stato in un passato recente e meno recente) ».   Secondo il presidente dell’Istat appaiono «opportuni tre tipi di investimenti: oltre a quelli in capitale fisico, quello nel capitale sociale (cioè nella fiducia reciproca dei cittadini e degli operatori economici a partire dalla scala urbana) e quello in un’amministrazione responsabile e capace di politiche verificabili nei loro risultati».   Per fare alcuni esempi della “forbice” Nord-Sud che si allarga a dismisura basta dare un’occhiata, anche a saltare, al Rapporto Istat 2015. E a parte investimenti e occupazione, risulta per esempio che le famiglie residenti nelle aree del Sud e delle Isole segnalano difficoltà nell’accesso a tutti i servizi. Le situazioni più gravi si riscontrano nei Territori del disagio e nei Centri urbani meridionali, per l’accesso a pronto soccorso, ai presidi delle forze dell’ordine e agli uffici comunali. Nel Centro-nord i tassi di partecipazione culturale sono molto più elevati che nel Mezzogiorno, in particolare nelle Città del Centro-nord (36,2%). Tra i gruppi del Mezzogiorno, l’Altro Sud è quello con la partecipazione culturale più elevata (19,3%).   È ancora grande poi la distanza che separa i grandi comuni del Mezzogiorno da quelli del Centro-nord come motori dell’innovazione. Torino, Genova, Padova, Bologna e Firenze sono le grandi città che realizzano i migliori risultati complessivi nel campo dell’innovazione tecnologica (Catania è l’unica del Mezzogiorno) , dell’innovazione eco-sociale (anche Napoli) e della trasparenza e partecipazione dei cittadini (con Messina nello stesso drappello).   Troppe differenze regionali anche nella Sanità: complessivamente arriva a 9,5% la quota di persone costrette a rinunciare ad una prestazione sanitaria, percentuale che scende al 6,2% nel Nord-ovest e sale al 13,2% nel Mezzogiorno.   Le parole di Alleva sono state in un certo senso smentite dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, secondo il quale «sul Mezzogiorno la linea del governo Renzi è di grande attenzione». Dal rapporto dell’Istituto di statistica, sottolinea, «si percepiscono segnali di ripresa e punti di forza del nostro Paese, che stanno nelle specializzazioni e nelle competenze. Certo – ha aggiunto – l’Istat ci segnala anche dei problemi, come quello del Mezzogiorno». Ma proprio con un’attenzione specifica per il Sud, il governo, prosegue, «ha recuperato la capacità di spesa dei fondi strutturali». Sarà… Fatto sta che al Sud non c’è l’Alta velocità ferroviaria, crollano i viadotti, le infrastrutture sono sempre più carenti, la raccolta dei rifiuti non funziona, i porti non funzionano, i servizi lasciano a desiderare, le scuole cadono a pezzi e… si potrebbe continuare all’infinito.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
Di più su questi argomenti: