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Crack Banca Base, niente rimborsi ad azionisti per 43 giorni di ritardo

Di Vittorio Romano |

Catania – Per soli 43 giorni gli azionisti di Banca Base vengono esclusi dal rimborso previsto dallo Stato a favore dei risparmiatori incorsi nei crack bancari. La causa è da addebitare agli organi competenti che hanno ritardato nel porre l’istituto di credito catanese in liquidazione. Il decreto del ministro dell’Economia Giovanni Tria dell’8 agosto scorso ha dato attuazione all’attivazione del fondo indennizzo risparmiatori (Fir) introdotto con la legge di bilancio 2019, che espressamente prevede che le vittime dei crack bancari abbiano un ristoro pari al 30% del valore di acquisto delle azioni o al 95% del valore di acquisto delle obbligazioni con un tetto massimo di 100.000 euro.

Si tratta, dunque, di un rimborso quasi totale per gli obbligazionisti e di una buona boccata di ossigeno per gli azionisti che usufruiscono almeno del rimborso di un terzo di quanto investito. Se però gli azionisti di Banca Etruria e di tutte le altre banche che dal 16 novembre 2015 sono andate in default possono tirare un sospiro di sollievo, altrettanto non possono fare gli azionisti di Banca Base, esclusi poiché la liquidazione coatta amministrativa ha iniziato il suo iter il 12 febbraio 2018, mentre il decreto del ministro dell’Economia ferma il beneficio al 1° gennaio 2018.

Il ministero alle sollecitazioni e alla richiesta di chiarimenti avanzata anche nelle sedi istituzionali non ha dato una risposta chiara sulle motivazioni che l’hanno condotto a escludere di fatto la Banca di Sviluppo Economico dal provvedimento. Ma in tanti hanno fatto notare che il ritardo nell’adozione della liquidazione coatta amministrativa è dipeso proprio dalle verifiche all’interno dell’istituto da parte della Consob e degli altri organi preposti, i quali sapevano già delle anomalie e delle irregolarità nella gestione della banca sin dai primi mesi del 2017. A ciò si è aggiunto che i vertici dell’istituto bancario avrebbero ostacolato e intralciato l’attività di ispezione e vigilanza della Banca d’Italia, mettendo in atto tutta una serie di comportamenti che sono all’attenzione della Procura della Repubblica etnea guidata da Carmelo Zuccaro, che ha iscritto sindaci e amministratori nel registro degli indagati proprio per attività di intralcio alle funzioni di vigilanza di Bankitalia.

Dunque, vuoi per i ritardi della Consob e degli altri organi preposti, vuoi per l’attività di ostacolo che sarebbe stata messa in atto dal presidente Pietro Bottino e dal consiglio di amministrazione, la conclusione delle indagini della Banca d’Italia è stata prorogata con un conseguente ritardo nell’adozione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa. Che, essendo stato adottato dopo il 1° gennaio 2018, ha comportato l’esclusione degli azionisti dal poter ottenere il rimborso da parte del fondo indennizzo risparmiatori. La riapertura dei termini o l’emanazione di un successivo decreto ad hoc sono state al momento tassativamente escluse, anche se è certo che costituiranno uno dei cavalli di battaglia delle prossime elezioni politiche, visto che tutti gli schieramenti in campo hanno inserito nei loro programmi la difesa degli azionisti truffati. Al momento, però, a quelli di Banca Base non rimane che chieder conto agli ex amministratori e sindaci dell’istituto di credito catanese.

Intanto la Procura della Repubblica di Catania si accinge a chiudere le indagini preliminari e ad adottare gli opportuni provvedimenti nei confronti dei responsabili del dissesto. Provvedimenti anche di carattere patrimoniale (sequestro) che indiscrezioni vorrebbero imminenti in considerazione del fatto che parecchi indagati hanno effettuato operazioni di smobilizzo dei propri patrimoni. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Fabio Regolo, il quale sta agendo a tutto campo per cercare di far luce su uno dei crack più scandalosi degli ultimi tempi per le modalità con cui sono stati dissipati i beni della Banca, anche mediante anomale cessioni di crediti esigibili effettuate nei confronti di società nullatenenti che avevano all’interno i medesimi soggetti di Banca Base (amministratori e sindaci).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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